di Daud Abdullah
Il Medio Oriente non è l’unica regione in cui si assiste ad un crescente divario tra i governi e le persone. Un importante sondaggio condotto in Europa ha mostrato come i governi siano sempre meno in sintonia con le opinioni delle loro popolazioni sul conflitto in Palestina.
Questo è uno dei principali risultati di un’indagine effettuata da un istituto di sondaggi con sede a Londra, l’unità di ricerca governativa e sociale dell’ICM, per conto del Centro Studi di Al Jazeera, del Middle East Monitor e del Muslim European Research Centre.
Il sondaggio, il primo del suo genere a concentrarsi esclusivamente sulle percezioni degli europei nei confronti del conflitto, è stato condotto in Germania, Francia, Spagna, Italia, Paesi Bassi e Gran Bretagna.
Dalla sua creazione nel 1948, gli europei hanno sempre simpatizzato con lo Stato di Israele. Gli hanno profuso illimitata assistenza diplomatica, politica e militare, e persino risorse nucleari, gentilmente offerte dai francesi. Il sondaggio rivela che ora gli europei guardano con poca simpatia a pratiche che sono chiaramente illegali, ingiuste e oppressive.
Mentre i governi europei, individualmente e collettivamente, rendono regolarmente omaggio alla democrazia israeliana – affermando che è l’unica democrazia in Medio Oriente – le loro opinioni pubbliche sono riluttanti a farlo. Il 34% delle 7.045 persone intervistate ritiene che Israele non sia una democrazia, mentre meno della metà del campione, ovvero il 45%, crede che lo sia.
In Italia e in Spagna, uno stupefacente 41% ritiene che Israele non sia una democrazia. Esprimendo questo punto di vista, l’opinione pubblica europea sembra voler dire ai governi: la nostra fedeltà va ai principi di democrazia, e non ai politici di carriera che agiscono in modo diverso.
Uno dei motivi più salienti dietro questo atto di accusa contro la democrazia israeliana è rappresentato dalle sue azioni “illegali” e dalla sua indifferenza nei confronti degli standard internazionali di comportamento. Metà degli europei, il 53%, considera illegale l’assedio alla Striscia di Gaza, il 60% ha detto che l’invasione dell’enclave nel 2008-09 è stata illegale, mentre il 64% ha affermato che l’attacco di Israele contro la Freedom Flotilla nel maggio 2010 era anch’esso illegale. Il messaggio che emerge dal sondaggio, a quanto pare, è che il futuro sostegno da parte degli europei deve essere guadagnato, e non va dato per scontato sulla base di menzogne o di un’adesione solo parziale alle norme internazionali.
Israele come ‘potenza occupante’
Il cambiamento in atto oggi corrisponde al rifiuto del paradigma della «guerra al terrore», cinicamente usato come copertura per negare ai palestinesi il diritto fondamentale alla libertà. Gli europei, dunque, sono tornati alla formula « occupato/occupante ». Il sondaggio ha rivelato una migliore comprensione della natura dell’occupazione israeliana.
Ha dimostrato che il 49% degli intervistati riconosce in Israele la potenza occupante, mentre il 22% ha dichiarato di non sapere se lo fosse o meno. Quando l’Università di Glasgow condusse il suo studio in Gran Bretagna nel 2001 scoprì che il 71% non sapeva che fossero gli israeliani ad occupare i territori palestinesi.
Benché il sondaggio dell’ICM riveli un netto miglioramento nella comprensione del conflitto, esso dimostra una chiara mancanza di consapevolezza della situazione, considerando il fatto che ci sono molte risoluzioni delle Nazioni Unite che fanno esplicito riferimento ad Israele come potenza occupante. In realtà, quindi, più cittadini europei dovrebbero essere consapevoli del parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia del 2004, nel quale si afferma che “gli insediamenti israeliani nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, sono illegali, ed un ostacolo alla pace e allo sviluppo economico e sociale” .
Un’altra rivelazione interessante emersa dal sondaggio riguarda il tema delle critiche rivolte a Israele. Mentre il 50% degli intervistati è d’accordo con l’opinione secondo la quale criticare Israele non rende una persona antisemita, solo il 12% ha detto che criticare Israele significa essere antisemita.
Questo particolare risultato, senza dubbio, colpisce al cuore le affermazioni di lobbisti filo-israeliani e di personaggi del calibro dell’ex primo ministro spagnolo Jose Maria Aznar, che equiparano il rivolgere critiche contro Israele all’antisemitismo.
Questa è la percentuale più bassa registrata in Europa. Va rilevato che 2.000 persone sono state intervistate in Gran Bretagna con un margine di errore del 2%. Eppure il governo in carica è determinato a portare avanti questa impopolare politica. Il messaggio clamoroso è che la giustizia non è monopolio di un determinato popolo, di una specifica religione o di un dato paese. Si tratta di un valore universale.
Coinvolgere Hamas
Un importante risultato del sondaggio riguarda infine l’inclusione o l’esclusione di Hamas dai colloqui di pace. Sebbene l’Unione Europea abbia deciso nel 2003 di includere Hamas nella lista delle organizzazioni “terroristiche” e di escluderlo da qualsiasi negoziato, il 45% degli intervistati ha detto che Hamas dovrebbe essere coinvolto.
In Gran Bretagna, dove l’ex ministro degli esteri Jack Straw aveva svolto un ruolo fondamentale nell’inserire Hamas in questa lista, il 44% ritiene che Hamas dovrebbe essere incluso nel processo politico, e solo il 19% afferma che il movimento dovrebbe esserne escluso. Ancora una volta, su un tema tanto importante, i governi europei sembrano essere da una parte e le loro popolazioni da un’altra.
Negli ultimi anni Israele ha investito enormi risorse umane e materiali per migliorare la sua immagine pubblica in Europa. Mentre il sondaggio dell’ICM ha dimostrato che la sua lobby europea ha influito sulla politica così come sui mass media, tale azione di lobby non si è trasformata in sostegno pubblico.
La causa di questa sconfitta è la percezione crescente dell’opinione pubblica che Israele sia uno Stato che cerca di progredire e prosperare attraverso la sottomissione di un altro popolo. Oggi il pubblico europeo vede le cose diversamente. A differenza dei suoi governi, ritiene che la realizzazione di ciascuno potrà essere ottenuta soltanto attraverso il riconoscimento della dignità umana fondamentale e della libertà di tutte le altre persone, compresi i palestinesi.
Daud Abdullah è direttore del Middle East Monitor (MEMO)
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