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Gli spaccapietre

Entri a teatro ed è come varcare il confine.
Quello che separa le nostre certezze, la nostra tranquilla quotidianità dal resto di un mondo per noi inimmaginabile.
E ogni vita raccontata dai giovani interpreti palestinesi
suona alle nostre orecchie come un’epopea.
Ci vuole una forza straordinaria per non cedere alla violenza. E questi ragazzi ce l’hanno e la gridano forte con la loro voce.
La musica della loro lingua non ti lascia fuggire via.

Caterina

Sembra che davvero, sempre di più, non se ne voglia sentir parlare. I palestinesi stanno male, vivono e sognano male, si muovono male… ma se un tempo si parlava di cancro dell’occupazione che erode, soffoca, brucia… ora sembrerebbe che si fosse andati oltre. Oltre il dolore, la ribellione possibile, il gemito e l’angoscia. Oltre le pulsioni anche negative, che comunque sono vita.
Ora la volontà sembra andare oltre il grido, verso il silenzio.

Avete sentito? Ora hanno sigillato anche le pietre: l’esercito israeliano ha sigillato decine di cave nella zona della ‘città della pietra’ Beit Fajar, vicino a Betlemme, causando la perdita di 3.500 posti di lavoro. Nella stessa zona sono state autorizzate 11 cave ad imprese che operano nelle colonie ebraiche. «Questa è la nostra terra, è nel nostro paese, non in Israele», ha protestato il proprietario di una cava, Abdel Moin al Taweel, che qualche giorno fa ha visto i militari portarsi via due dei suoi bulldozer e altre attrezzature pesanti.
Israele umilia, separa, chiede il silenzio ai suoi concittadini e al mondo intero… ma in realtà degrada prima di tutto se stesso.

“Israele, anche se si proclama uno Stato laico e democratico, in realtà si sta comportando sempre più come un regime militare confessionale giudaico”. Così ha affermato il Patriarca di Gerusalemme dei latini, Mons. Fouad Twal, giovedì 14 aprile a Roma. “E’ la prima volta che una minoranza cristiana si trova a vivere in uno Stato ebraico con tutte le conseguenze legate al fatto di essere minoranza; ed è il primo caso nella storia in cui una maggioranza ebraica abbia uno Stato. Ma questa maggioranza continua a comportarsi, e soprattutto a difendersi, come se fosse in realtà una minoranza, con la tentazione di vivere come uno Stato teocratico ispirato dalla Bibbia e non come uno Stato laico”.

Intanto, oggi come ieri e ieri l’altro la comunità internazionale partecipa all’intento perverso del ‘mettiamoci una pietra sopra’, alla tumulazione della Palestina intera.
Ricorda Chiara Cruciati che “di risoluzioni che condannano l’espansione coloniale, più o meno direttamente, ne sono state adottate sette, tra il 1979 e il 2008. Che vengano poi realmente attuate è un altro paio di maniche: Tel Aviv non è stata mai fatto oggetto di pressioni reali o sanzioni che la costringessero ad adeguarsi al diritto internazionale. E le colonie si ampliano a ritmi inimmaginabili, a Gerusalemme come in Cisgiordania, rendendo nella pratica un’utopia l’idea di creare uno Stato palestinese nel 22% della Palestina storica. Di quale Stato la comunità internazionale parli è ancora difficile da capire, soprattutto a fronte dell’assenza totale di pressioni sul governo israeliano”. Insomma: Palestina? Mettiamoci una pietra sopra.

Eppure… eppure gli spaccapietre sono arrivati ancora una volta. E stupiscono e ridonano vita e determinazione, pur miste a indignazione e dolore.
In queste settimane sono: un libro, uno spettacolo teatrale, un film.
• “La nostra cruda logica. Testimonianze di soldati israeliani dai Territori occupati” ed. Donzelli.
• “Amleto a Gerusalemme” di Gabriele Vacis con Marco Paolini
• “The Idol”, film di Hany Abu-Assad

E gente che non sapeva, che magari credeva di leggere cose di guerra dei soldati dell’esercito più morale del mondo;
Persone che pensavano di andare a teatro a ripigliarsi dalle fatiche della giornata o al cinema a godersi la versione orientale di X Factor, e vengono coinvolte nella consapevolezza.
E i soprusi e le violenze emergono dalla polvere, riprendono sembianze di uomini e donne che lottano per liberarsi dalla crosta dell’occupazione. E da Gaza e dai territori palestinesi occupati si torna a sognare e a rivendicare la libertà.

BoccheScucite

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