29 marzo 2011
Ma perché Fahmi dovrebbe essere costretto a lasciare, e più esattamente essere espulso da Israele? Sentiamo come lo scrive lui in una lettera ad amici editori: “Sono nato a Gerusalemme nel 1954 e perciò, quando Israele la conquistò nel 1967, ricevetti come tutti gli abitanti di Gerusalemme est una carta d’identità israeliana di residente permanente. Nel 1975 andai a proseguire i miei studi universitari negli Usa. Là mi laureai, mi misi a lavorare, mi sposai ed ebbi un bambino, finché, nel 1995, entusiasta delle prospettive di pace aperte dall’accordo di Oslo, ritornai, e all’aeroporto di Tel Aviv mi dissero che il mio documento israeliano era revocato e che potevo rientrare solo come turista col mio passaporto americano. Lo feci e continuai così pensando che non vi fosse alcun modo di ripristinare la mia residenza. Quando le autorità cominciarono a ostacolare le mie uscite e rientri nel paese da turista, due anni fa, e poi il mese scorso mi hanno comunicato che dopo la scadenza del mio visto turistico il prossimo 3 aprile potrò rientrare solo il 3 aprile dell’anno venturo, e persoli tre mesi, ho avviato le pratiche legali per riottenere la mia carta di residente. Il mio avvocato mi disse poi che nel 1995 mi avevano mentito e che il mio documento israeliano era ancora valido, fino a che venne revocato nel 2002, mentre io andavo avanti e indietro da turista! Così, un anno fa, ho fatto causa al ministero dell’Interno per ristabilire la mia residenza e ho perso perché è stata invocata una legge che priva ogni ‘residente’ di Gerusalemme (i residenti di Gerusalemme che hanno la carta di identità sono arabi, gli ebrei a Gerusalemme e nel resto di Israele sono ‘cittadini’) che abbia lasciato Gerusalemme per sette anni o più e abbia un passaporto straniero, della sua carta blu e del diritto a vivere qui. Ricorsi alla Corte suprema e dopo quattro rinvii nell’ultimo anno, durante il quale dovetti partire e tornare più volte per rinnovare il visto, ogni volta in balia dei controlli, trepidando sul rientro e sulla sua durata, fu fissata la data del 17 febbraio. La mia richiesta è stata respinta in un minuto! Per giunta, mi hanno detto di ritenermi fortunato per aver potuto andare e venire da turista così a lungo e essermi spinto ad aprire un’impresa in quella veste, e infine che: ‘Se questo accadesse nel TUO paese, gli Usa, saresti espulso sul primo volo’…
Dopo di che il giudice stabilì che avrei dovuto scrivere una lettera entro 30 giorni dal 17 febbraio per “pregare” il ministro dell’Interno di ristabilire la mia residenza. Il mio avvocato ha spedito la lettera e, se il ministro dell’Interno la rigetterà, cosa di cui siamo certi, sarò espulso”.
Munther Fahmi. The Bookshopat The American Colony Hotel. bookshop.americancolony@gmail.com (Altre notizie su Haaretz, qui: http://www.haaretz.com/print-edition/news/jerusalem-s-bookseller-to-the-stars-facing-deportation-1.350989 o sul blog del New Yorker, 25 marzo: http://www.newyorker.com/online/blogs/books/2011/03/fahmi-american-colony-hotel-jerusalem-deportation.html).Piccola Posta del 29 marzo 2011 – [ Il Foglio.it › Piccola Posta ]
Haaretz
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