Interessante, come sempre, vedere come gli israeliani hanno osservato questo papa che si permette di contestare il muro di separazione con un fuori-programma che ha fatto innervosire non solo Netanyhau. E poi, lasciata Betlemme, avrebbe potuto raggiungere Gerusalemme in 5 minuti, ma…
Habemus Papam, non habemus pacem
di Zvi Shuldiner
Da Betlemme, il papa vola in elicottero all’aeroporto internazionale di Israele, e da lì in elicottero a Geriusalemme, dove avrebbe potuto arrivare in macchina in cinque minuti. Ma c’era anche da occuparsi dei simboli.
Grande abbraccio col nostro gran premio Nobel per la Pace, il presidente Peres e solo una formale stretta di mano col nostro egregio Netanyahu, cosa abbastanza positiva agli occhi di alcuni come l’ autore di queste righe .
Le caratteristiche spirituali e religiose della visita erano chiare e importanti, ma per la leadership israeliana tutto non è altro che un pretesto per le solite frasi di propaganda e solo il presidente Peres ha costituito una relativa eccezione. Netanyahu, i rabbini capo, il rabbino del Muro del Pianto, tutti a ripetere le litanie propagandistiche: “Noi vogliamo la pace” -ripete un premier che non farà nulla per una vera pace, noialtri siamo le eterne vittime del terrorismo, ripeterà il coro me¬tre l’esercito non arriva a nessuna conclusione sui due giovani palestinesi uccisi solo due settimane fa dalla polizia israeliana.
«Noi siamo le vittime!».
Tutti spiegano al papa il sogno della pace, non spiegano il perché di così tante nuove case negli insediamenti, della violenza quotidiana dell’occupazione, della continua confisca di terre, della costruzione di nuovi ostacoli alla pace, ma la colpa è sempre dei palestinesi che non vogliono la pace e si uniscono ai terroristi!
Il papa a Betlemme incontra Abu Mazen, «il presidente dell’Autorità palestinese», una vecchia volpe. Il papa, altra vecchia volpe, si abbraccia con Peres, una super volpe che ha al suo attivo numerosi danni ai tentativi di pace dal ‘67, ma da anni gioca fedelmente il ruolo di premio Nobel per la pace . Risultato: il papa annuncia una preghiera congiunta in Vaticano, che forse non farà avanzare la pace, ma ha un valore intrinseco, rovina la digestione al nostro navigato premier Netanyahu. Netanyahu, comunque mal impressionato dalla visita del papa al muro dell’odio tenta di ripristinare un certo equilibrio e porta il papa a toccare la lapide degli israeliani uccisi in atti di terrorismo.
Tutti si sorridono, gli agenti segreti si sentono sollevati, il premier un po’ depresso, il nostro vecchio presidente euforico, il papa sicuramente confortato di trovare tanti tipo problematici in poche ore, si siede nell’aereo, forse senza sapere che tutti potrebbero arrivargli a Roma in una settimana.
Il presidente Peres proverà nuovi stratagemmi, il Presidente Abbas dirà soddisfatto ai palestionesi che il «processo» continua, il papa lo accoglierà con piacere, pregherà e farà gli auguri di un futuro migliore, l’arena internazionale e i giornalisti celebreranno… L’occupazione continuerà, il processo di annessione coloniale dei territori non diminuirà.
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