Colpito da un cecchino. Le reazioni di Tel Aviv: il premier ordina l’occupazione di un palazzo palestinese, Bennett minaccia di interrompere il rilascio dei prigionieri. VIDEO
Il soldato – il sergente Gabriel Koby, 20 anni, residente a Tirat Hacarmel – è stato colpito da un proiettile, probabilmente sparato da un cecchino appostato su un tetto. È morto poco dopo in ospedale per le ferite riportate.
Ieri ad Hebron è stata una giornata tesa: oltre 11mila ebrei si trovavano nella città palestinese per celebrare il Sukkot, festa ebraica che commemora la traversata nel deserto verso la terra promessa. Il luogo di ritrovo, la Tomba dei Patriarchi – sito sacro per ebrei, musulmani e cristiani – in Area H2, sotto il controllo civile e militare israeliano. La zona è interdetta, insieme alla vicina Shuhada Street, al transito e all’ingresso dei cittadini palestinesi di Hebron non residenti nella via.
Prima dell’uccisione di Koby, erano scoppiati scontri nell’area di Bab al-Zawiyeh, in Città Vecchia, scatenati dalla visita di migliaia di coloni. Un gruppo di palestinesi ha lanciato pietre, i soldati israeliano hanno disperso la folla con granate stordenti e gas lacrimogeni.
Dopo la morte del soldato israeliano, l’esercito ha blindato la città: le strade sono state chiuse e sono stati compiuti numerosi raid nelle abitazioni palestinesi, alla caccia del presunto cecchino. Molti uomini sono stati portati fuori casa e radunati poco lontano il luogo dell’incidente, in via Tariq Bin Ziyad, mentre ad un’ambulanza è stato impedito di raggiungere una donna in travaglio.
“L’IDF sta perlustrando l’area alla ricerca degli aggressori e il transito è temporaneamente ristretto per evitarne la fuga – ha commentato il colonnello Peter Lerner – Questo attacco letale mostra le complesse sfide che l’IDF si trova di fronte ogni giorno in Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr)”.
Ma a muoversi non è solo l’esercito: la prima rappresaglia arriva dal governo. Il premier Netanyahu ha ordinato la rioccupazione di Machpela, edificio di proprietà palestinese occupato nel 2012 da 15 coloni, evacuati lo scorso anno dall’esercito su ordine della Corte Suprema: “Chi tenta di cacciarci con la forza dalla città dei nostri patriarchi otterrà l’opposto – ha detto il premier – Continueremo a combattere il terrorismo con una mano, mentre rafforziamo le colonie con l’altra”.
Il timore della popolazione palestinese di Hebron è che questa non sia che la prima di una lunga serie di vendette, verso una comunità già stremata. La Città Vecchia di Hebron, cuore delle attività economiche e sociali, è da tempo stata trasformata in una città fantasma: negozi chiusi per ordine dell’esercito, case occupate da famiglie di coloni, aggressioni quotidiane contro i residenti.
A livello politico, il timore dell’Autorità Palestinese è invece il possibile stop ai negoziati. Una paura espressa dal ministro degli Esteri palestinese, Riyad al-Maliki: l’uccisione di un soldato non sia il motivo per allontanarsi dalle condizioni del processo di pace.Una morte che segue a quella di sedici giovani palestinesi, uccisi dall’esercito israeliano dall’inizio del 2013, ma che non hanno condotto allo stop del dialogo.
Eppure in casa israeliana piovono le prime minacce: il ministro Naftali Bennett (Casa Ebraica) ha chiesto di interrompere la scarcerazione dei 104 prigionieri palestinesi detenuti in Israele. La scarcerazione, decisa dal governo israeliano al momento della ripresa del dialogo, dovrebbe avvenire in quattro diverse fasi: nella prima sono stati liberati 26 detenuti, la seconda dovrebbe essere implementata a breve. Nena News
Guarda il video degli scontri di ieri, di fronte a Bab al-Zawiyeh, all’ingresso di Shuhada Street dopo che le autorità israeliane hanno imposto la chiusura dei negozi e vietato l’accesso ai palestinesi alle loro case per permettere il passaggio dei coloni ebrei in visita:
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