Ho incontrato Handala a Yarmouk

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La violenza in Siria colpisce anche il campo profughi palestinesi, dimenticati due volte, traditi sempre, fin da bambini.

di Tytty Cherasien, dal campo profughi palestinese di Yarmouk, a Damasco (Siria). Nata a Tel Aviv da una coppia mista, cresciuta tra Israele e Palestina, faccio la psico pedagogista e sono una Cooperante Internazionale da una vita.

Biscotti allo zenzero, il blog di Tytty Cherasien

16 agosto 2013. Ho incontrato Handala*, attraversando una Syria devastata, la sua presenza muta, ostinata, che da sempre imbarazza chi è vicino al mondo Medio Orientale. Ho visto Handala povero e vestito di stracci nel suo vergognoso campo profughi, ho visto Handala fiero del suo essere Palestinese – anche se il mondo li rende i palestinesi di serie B – ho visto il suo male che è il male di ogni bambino, sono proprio quelli i bambini che non si voltano verso questo mondo bastardo e crudele.

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Ho visto Handala, che ha dovuto abbandonare la sua casa e nessuno si è curato del suo dolore, ha ragione a non voltarsi, non ci meritiamo di guardarlo negli occhi, siamo troppo sporchi per i bambini, assistiamo impassibili alle loro morti, ci concentriamo su un mondo che non li tutela, guardiamo Handala afferrare un coltello e rivolgerlo verso di se, incontrare per un istante il tuo sguardo e premere forte verso la propria pancia uccidendo così i sogni di ogni bambino di cui incontri lo sguardo ed è come sentirne ogni volta il rumore, un rumore che, resta nella testa, che è quello di quel bambino che si è ucciso a Yarmouk ma anche il rumore di ogni altro bambino che muore, perchè è colpa nostra, per ogni bambino assumiamocene la colpa.

In questi giorni ho sentito grida di bimbi, a volte , spesso, erano grida di gioia, di gioco, perché i bambini sono più grandi di noi, sanno andare oltre il dolore, il male di noi grandi. C’erano dei giorni in cui quel chiacchiericcio meravigliosamente tipico dei cuccioli di uomo mi infastidiva quasi e non sapevo spiegarmi il perché, adoro i bambini ma passare il tramonto a riportarli massacrati alle loro madri mi stava uccidendo piano piano. Non riuscivo neanche più a guardarli vivendo il terrore della consapevolezza che il prossimo corpicino… No… Non ci volevo pensare. Ma i bambini non ti danno tregua.. Mai.

” Tytty Tyttina …Yumkinunā adh dhahaba a la iba?” – possiamo giocare lì?- ma perché chiedevano a me???dove erano i loro genitori?… Già dov’erano, che stupida.. credo lo volessero sapere anche loro. Tu gli devi dire di no e farli assistere allo schifo che vediamo noi o prenderti la responsabilità di dirgli di si è regalargli un piccolo pezzetto di gioia sapendo di metterli in pericolo? Decidere della vita di un altro essere umano. I massacri su Yarmouk continuano inesorabili, colpendo le persone più fragili, le donne e i bambini, il numero di bambini uccisi a Yarmouk negli ultimi mesi non é più quantificabile “grazie” anche al continuo lancio di gas tossici su cui la Ue non indaga e le esplosioni, fortissime vicinissime al campo, l’ultima l’altro ieri mattina mentre scrivevo con il chiaro intento di colpire la popolazione civile.

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(In questo disegno, Handala dice di se alla bambina,poi le dice di chiamarsi Handala e di voler sapere il suo nome, la bimba dall’altra parte di muro bombardato risponde” Hope” – Speranza)

Accordi precisi tra l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) e Al Assad, intimavano al regime di non bombardare più i campi profughi, se c’é stato un accordo scritto, credo che l’inchiostro non abbia fatto in tempo a seccare che il regime riprendeva caustico i suoi bombardamenti in tutta la Syria, d’altro canto… Voi avete sentito qualcuno che “conta” dire qualcosa di concreto ad Assad? Io no, se me lo sono perso informatemi per piacere.

Durante questi mesi moltissimi palestinesi si sono messi in fuga verso un dove fumoso come i razzi di Bashar, molti sono andati verso la Giordania, molti, forse un numero non gestibile, verso il Libano. Ora la situazione è al collasso : Human Rights Watch denuncia che negli ultimi giorni il governo libanese ha impedito l’ingresso nel Paese a duecento palestinesi provenienti dalla Siria. Il diniego del Diritto di Asilo è dovuto alle misure sulla sicurezza in Libano imposte da qualche giorno per i palestinesi residenti in Siria, esistono fonti tuttora confermate, che inibiscono l’accesso dei palestinesi in Libano, se non per un periodo massimo di ventiquattro ore e tutto questo viola le politiche internazionali dei richiedenti asilo, temo quindi che anche il Libano si sia adeguato alla criminale politica dei respingimenti della quale l’Ue é stata più volte protagonista.

La situazione dei palestinesi a Yarmouk è veramente al collasso, reietti due volte, abbandonati da una Comunità Internazionale che non li riconosce e una parte, che per me, povera e inutile essere umano è incomprensibile, la cosa che ritengo più imbarazzante, più dolorosa della realtà di Yarmouk è che chi si straccia le vesti per i loro compaesani a pochi chilometri dalla Syria, assiste impassibile al massacro perpetrato da due generazioni della famiglia Assad, quasi ne giustifica la situazione, altera numeri e dati e soprattutto…TACE!

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La più grande, schifosa, squallida azione criminale, TACERE davanti a uno sterminio. Quando spesso si dice che la storia ad Israele non ha insegnato molto.. é purtroppo contestualmente vero, ma non solo ad Israele, anche e soprattutto a chi se ne sta a guardare e politicizza quando non tace, con teoremi copia incollati da chi gli fornisce i dogmi del sapere, chi gli dice cosa pensare, chi é il cattivo e che rifiuta ogni tipo di confronto, riducendo tutto a piaggerie senza senso. É questo uno dei dolori più grandi del lasciare questi posti, perchè forse non é un caso che qui ho incontrato Handala a Yarmouk, sono settimane che questa frase mi frulla nello stomaco e nella testa ad accompagnare dei giorni che sono più difficili di altri , il male più grande è che ho incontrato Handala e non trovo più a chi affidarlo per mano.

*Handala, traducibile dall’arabo come ‘vignettista’, è un personaggio creato dall’artista palestinese Naji al-Ali. È un bambino di 10 anni, con capelli ispidi, piedi nudi e toppe sui vestiti; il suo volto non è visibile poiché viene mostrato sempre di spalle e con le mani intrecciate dietro la schiena, come una presenza muta ma ostinata. Su di lui, il suo autore ha scritto: “Inizialmente era un bambino palestinese, ma il suo significato si è sviluppato con un orizzonte prima nazionale, poi globale e umano. È un semplice bambino povero, e questa è la ragione per la quale le persone lo hanno adottato e lo sentono come simbolo della loro coscienza”.

http://www.qcodemag.it/2013/08/16/guerra-siria-profughi/

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