‘Azza Salah Talal al-Samouni, 5 mesi, uccisa a Gaza il 5 gennaio 2009. Anas ‘Aref Baraka, 8 anni, ucciso a Gaza il 7 gennaio 2009. Anwar Salman Rushdi Abdul Hai Abu ‘Eita, 7 anni, ucciso a Gaza il 16 gennaio 2009. Sono tre dei 322 bambini vittime di Piombo fuso, operazione condotta sulla Striscia di Gaza dall’esercito israeliano tra dicembre 2008 e gennaio 2009. Abbiamo tutti ancora nel cuore il senso d’impotenza e lo sgomento che allora ci avevano preso.
Questi nomi sono risuonati – in arabo, italiano, inglese – lo scorso 11 giugno a Milano, in una piazza Duomo piena di sole, di polizia, e di donne vestite di bianco, il colore del lutto per i bambini.
Ogni donna teneva in mano un appendino con un capo di vestiario (un vestitino, una maglietta, una felpa…) e un biglietto con il nome di un bambino. Una donna, un vestitino, un nome. Una fila silenziosa in cammino da piazza San Babila a piazza Duomo.
Dietro, le bandiere e gli striscioni delle diverse realtà e associazioni che hanno aderito al corteo-memoriale, proposto dal Comitato varesino per la Palestina tra le iniziative in coincidenza con i giorni della kermesse L’Israele che non ti aspetti. Tra i gruppi, anche la bandiera della pace di Pax Christi.
Intorno, i tanti milanesi e turisti impegnati nello shopping del sabato pomeriggio, ma anche alcune facce interrogative. E una signora che si avvicina, domanda, e quando legge un biglietto con un nome si allontana in fretta, gli occhi lucidi.
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