I bambini di Jaba

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admin | February 16th, 2012 – 2:52 pm

http://invisiblearabs.com/?p=4333

E’ una di quelle giornate, oggi, magistralmente disegnate da Joe Sacco nel suo Palestine, la graphic novel dedicata alla prima intifada. Fredda, piovosa, e con un vento sferzante. Triste. D’altro canto è febbraio, il mese pazzo nella antica tradizione palestinese. Un proverbio dice che a febbraio può nevicare anche sette volte. E oggi grandina. E’ una di quelle giornate che ricorderanno, in Palestina, per l’incidente dei bambini. L’incidente di Jaba.

Nove bambini morti, bruciati nel pullman che li stava portando in gita in un parco dalle parti di Ramallah. Venivano da Gerusalemme, dal campo profughi di Shu’afat, bambini molto piccoli, accompagnati dai loro insegnanti. L’incidente è avvenuto a Jaba, verso quella che da queste parti si chiama Hizma junction. È quell’area tra Gerusalemme e Ramallah in cui si dipana la vita quotidiana dei palestinesi, tra checkpoint, muro, la barriera di Qalandya, le bypass road, le colonie…

A urtarsi (ma la dinamica è ancora confusa) un camion israeliano e il pullman. Il pullman ha sbandato, è andato a finire contro le rocce a lato della strada, ha preso fuoco. Nove i bambini morti, assieme a un loro insegnante. Decine i feriti, portati nell’ospedale di Ramallah (quattro in un ospedale israeliano di Gerusalemme, con tanto di polemiche via twitter tra alcuni giornalisti e attivisti, e la portavoce delle forze armate israeliane: chi vuole approfondire l’argomento, cerchi i tweeps di @ibnezra). Scene strazianti, documentate attraverso le foto che rimbalzano tra twitter e facebook.

Il presidente dell’ANP ha proclamato tre giorni di lutto, e tra i palestinesi non si parla d’altro. Ognuno si sente la madre o il padre di quei bambini che stavano sicuramente ridendo sul pullman, prima di morire. Si parla anche di quella pagina FB del sito Walla, in cui alcuni israeliani hanno commentato l’incidente “ringraziando il cielo” perché i bambini erano palestinesi. Ce ne sono stati altri, di commenti di israeliani che stigmatizzavano il razzismo dei commenti precedenti. Non solo: nel primissimo pomeriggio, su twitter, sono uscite le prime dichiarazioni del ministero della salute palestinese di Ramallah, che accusa le forze armate israeliane di essere intervenute in ritardo, aumentando in questo modo il numero delle vittime. E i soldati israeliani era in zona, perché si tratta di un’area molto sensibile, tra checkpoint e colonie.

Tanto per dire che qui anche un incidente può trasformarsi in un fatto politico. D’altro canto, a proposito di Joe Sacco e di Prima Intifada, nel 1987 la rivolta delle pietre iniziò proprio dopo un incidente nella Striscia di Gaza in cui rimasero uccisi alcuni lavoratori palestinesi. In una zona in cui la tensione tra i palestinesi e i coloni israeliani era all’ordine del giorno…

C’è tensione ora, in Palestina? C’è tensione, in Cisgiordania? C’è tensione, a Gerusalemme est? Sì, ce n’è, e anche tanta. E non per il terribile incidente di stamattina. È che non passa giorno in cui non ci sia uno stillicidio di piccole notizie. Demolito due giorni fa – per esempio – il parco per bambini (l’unico parco per bambini) di Silwan, l’area delicatissima di Gerusalemme est appena al di fuori delle Mura di Solimano, dove opera una delle associazioni di coloni israeliani più radicali. Solo uno dei – per così dire – episodi degli ultimi giorni nella storia infinita delle demolizioni nel cuore di Gerusalemme est. E poi le notizie continue di violenze dentro la Cisgiordania a opera dei coloni, dalle macchine bruciate agli scontri nelle zone attorno a Nablus e a Hebron.

La notizia che, però, riempie le conversazioni dei palestinesi è quella che riguarda Khader Adnan, un panettiere di 33 anni al suo 61 giorno di sciopero della fame. Militante della Jihad Islamica, è stato arrestato dagli israeliani senza accuse precise, in quella che – da queste parti – si chiama detenzione amministrativa. Sottoposto a detenzione amministrativa per quattro mesi, Adnan ha cominciato a metà dicembre lo sciopero della fame. E ora rischia di morire. Nel disinteresse generale, a quanto sembra, se le notizie continuano in massima parte ad arrivare dai social network. Eppure, il caso di Khader Adnan porta in superficie un’altra delle notizie e delle questioni nascoste, in questo posto. La detenzione preventiva, che colpisce migliaia di palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. Cosa lega l’incidente di Jaba alla demolizione del parco per bambini a Silwan, e allo sciopero della fame di Khader Adnan e, ora, di molti altri prigionieri? che queste sono le notizie al tempo di twitter. Scansate dalla stampa mainstream, diffuse attraverso il web. Che parla, più della stampa mainstream, della ordinaria quotidianità di questo posto.

Non c’è un brano appropriato, oggi. Ma la Passione secondo Matteo di Bach può fare da colonna sonora.

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