I boicottatori nel mirino del governo (per legge) di Michele Giorgio

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La Knesset cala la scure su attivisti e associazioni pacifiste che sollecitano o appoggiano le iniziative locali e internazionali di boicottaggio di Israele, in risposta alle sue politiche nei confronti dei palestinesi sotto occupazione militare. La legge è stata approvata in prima lettura lo scorso 14 luglio e ha generato sdegno tra gli attivisti israeliani del boicottaggio. In via preliminare era già passata in Parlamento all’inizio di giugno, quando era stata presentata da 25 deputati di tutti i partiti, di maggioranza e opposizione, ad eccezione di quelli appartenenti ad Hadash (comunisti) e ai partiti arabi. Se approvata in via definitiva, la legge consentirà a qualsiasi azienda presa di mira dall’azione di boicottaggio, di chiedere un risarcimento di 30mila shekel (6mila euro) agli attivisti coinvolti, anche in mancanza di prove dei danni subiti. Il risarcimento aumenta se verranno prodotte prove. Sanzioni sono previste anche per l’Autorità nazionale palestinese che da alcuni mesi attua il boicottaggio in Cisgiordania dei prodotti delle colonie israeliane. Il deputato Zeev Elkin (Likud), principale promotore della legge, ha affermato perentorio che «Israele non può e non deve mostrarsi debole e tollerante di fronte a qualsiasi forma di boicottaggio, economico o accademico». Elkin ha aggiunto che la legge prevede sanzioni anche per i cittadini stranieri che promuovono il boicottaggio di Israele. Il ministro dell’istruzione, Gideon Saar, ha accolto con soddisfazione l’approvazione in prima lettura della legge e ha annunciato provvedimenti punitivi verso quei docenti universitari che appoggiano il boicottaggio accademico di Israele. Il voto della Knesset è stato accolto con favore dalla maggioranza degli israeliani ma non mancano le voci critiche. Nei giorni scorsi 500 accademici e uomini politici israeliani, tra i quali due ex ministri dell’istruzione, hanno firmato un documento contro la legge in via di approvazione definitiva.

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