Il conto, prego!
Migliaia di civili morti e feriti. Decine di migliaia di case distrutte. Scuole, ospedali, ambulanze inutilizzabili. Panico e orrore. Vite segnate per sempre dal trauma e dalla paura. Sì perché anche i bambini e gli adulti palestinesi forse provano paura quando non un qassam, ma un intero sofisticato arsenale di guerra vomita loro addosso tutta la sua potenza distruttiva.
Il conto prego. I politici israeliani hanno presentato ai loro elettori il risultato dei loro sforzi bellici, della loro intensa “attività” militare, delle loro operazioni “difensive”, dei loro “obiettivi kasher”, ossia idonei, come li ha chiamati Amira Hass.
E il conto, o il conteggio dei seggi, è arrivato. Tutti, o meglio: tantissimi a destra. Tanti all’ultra destra. E tanti a quella ‘sinistra’ di Barak che certamente ha appoggiato e perseguito con forza il massacro di Gaza. Perché la sicurezza propria può anche calpestare la pace. Perché sembra impossibile evidentemente alla maggioranza degli elettori israeliani procedere sulla strada del ‘rischio’ della pace.
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