Il dilemma palestinese: tra ideologia e realtà

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Di Aziz Abu Sarah1  20 settembre 2012 – 972mag.com

 Graffito di Handala nel villaggio cisgiordano di Bil’in (Foto: Palobserver/Wikicommons)

I Palestinesi della Cisgiordania spesso si trovano ad affrontare un conflitto interiore tra identità, ideologia, politica e realtà. In verità vivono in un posto dove prendere una qualsiasi decisione nella vita diventa un dilemma.

Alcune settimane fa, nel corso di un tour che stavo conducendo nella Città vecchia di Gerusalemme, mi sono fermato ad un negozio di souvenir che aveva una maglietta esposta all’esterno. Ho voluto spiegare alcune cose di carattere culturale e politico che erano stampate su quelle magliette. Su una di esse c’era il famoso personaggio dei fumetti di nome Handala, creato da Naji al-Ali, il più famoso fumettista palestinese. Al-Ali fu assassinato proprio a causa dei suoi contestati fumetti.

Ho parlato al gruppo della vita di al-Ali, raccontando di come fosse un rifugiato palestinese e un uomo coraggioso che diceva quello che pensava e che chiunque poteva essere soggetto alle sue critiche. Ho continuato descrivendo Handala, il fumetto che raffigura un bambino di 10 anni con la schiena rivolta al lettore e che è diventato un simbolo della lotta palestinese per la libertà e la giustizia.

Dopo alcuni minuti il proprietario del negozio è uscito e ha cominciato ad annuire con la testa. Gli ho chiesto se potevo continuare a parlare di quelle magliette e lui mi ha detto di sì. Dopo aver concluso le mie osservazioni, il negoziante mi ha detto che ero stato perfetto, dicendo: “Mi è piaciuta molto la tua spiegazione, era davvero straordinaria e ben fatta”.

Subito dopo, la co-leader del tour, una israeliana di nome Shira Nesher, ha richiamato l’attenzione del gruppo verso le altre magliette esposte fuori allo stesso negozio. Una di queste era una maglietta dell’IDF2, e un’altra della polizia israeliana. Ce n’erano anche altre divertenti, come una su cui era scritto “Super Ebreo” e alcune con slogan politici, come “America non ti preoccupare… Israele è dietro di te”.

Immediatamente la faccia del negoziante si è fatta accigliata, mi ha guardato e mi ha detto: “Non mi piace quello che sta dicendo”. Io gli ho chiesto perché lui stesse vendendo quelle magliette se non gli piacevano. Lui ha un po’ esitato, poi alla fine mi ha detto: “Di’ al tuo gruppo che io sono costretto a venderle – loro mi hanno costretto a esporle”, intendendo con quel loro il governo israeliano.

Tuttavia la realtà è un’altra. Io conosco negozi a Gerusalemme che non vendono magliette di questo tipo. I negozianti fanno una scelta di tipo ideologico e quella scelta ha un costo economico. Molti turisti che visitano Gerusalemme vogliono comprare queste magliette israeliane. Il nostro negoziante, come tanti altri, si trova di fronte a un dilemma: vendere magliette che vanno contro le proprie idee o guadagnare di meno. Nonostante la sua scelta di venderle, il nostro negoziante palestinese non era certo fiero di esporre il logo dell’IDF. Al contrario, sembrava vergognarsene al punto che ha dovuto mentire dicendo di esserci stato costretto dal governo.

Il dilemma che affronta il negoziante non è un caso isolato. Girando tutto il Paese, ho conosciuto molti palestinesi che si trovano in situazioni simili. Decine di migliaia hanno dovuto affrontare un simile dilemma alcune settimane or sono, quando hanno ottenuto il permesso di entrare in Israele nel corso della Eid al-Fitr (la festività musulmana che segna la fine del Ramadan).3 Mentre ci sono molti palestinesi che sostengono il movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) e che sono contrari a fare le vacanze in Israele, le spiagge di Tel Aviv si sono riempite di palestinesi che non c’erano mai stati prima. Questi palestinesi si sono trovati di fronte al dilemma “ideologia contro curiosità”, che ha portato molti di loro a comportarsi in maniera contrastante con le proprie convinzioni politiche. Coloro che sono andati in spiaggia a Tel Aviv hanno scelto di far vedere ai propri figli il mare del quale avevano solo sentito parlare.

Il negoziante della Città vecchia, così come i palestinesi che vanno a fare la spesa nei centri commerciali israeliani e quelli che vanno a fare le vacanze a Tel Aviv, hanno dovuto subire un conflitto interiore tra identità, ideologia, politica e realtà. Molti palestinesi sostengono simili conflitti tutti i giorni. Vivono in un posto dove prendere una qualsiasi decisione diventa un dilemma.

Un amico mi ha detto che è stato a fare la spesa a un supermercato della catena Rami Levi, nota per essere pro-insediamenti. Lui ha sostenuto che i prezzi sono talvolta anche 10 volte più economici di quelli che si trovano nei negozi palestinesi della Cisgiordania. Si tratta di un grande magazzino, non soggetto alle stesse restrizioni, alle stesse tasse e agli stessi costi a cui sono soggetti (a causa dei checkpoint) i negozi palestinesi. Lui si è giustificato chiarendomi che non può permettersi di fare la spesa in un negozio palestinese.

Io subito ho cominciato a spiegargli come lui debba sostenere i negozi palestinesi e l’economia palestinese. Gli ho chiesto se non si sente in colpa ad acquistare cose in un negozio di un colono piuttosto che in uno di un palestinese.

Lui mi ha guardato perplesso, ha fatto un sospiro e mi ha detto che io non potevo capire la sua situazione. Poi mi ha detto: “Tu hai un buon lavoro, puoi permetterti di fare il moralista e spendere otto volte tanto pur di comprare in un negozio palestinese. Io non me lo posso permettere”. Mi ha spiegato che la sua scelta è tra mandare i suoi figli a letto senza cena in nome di un ideale politico da una parte, oppure fare un compromesso per dar loro da mangiare dall’altra.

Dopo questa conversazione, anche io mi sono trovato di fronte ad un dilemma tutto mio. Da un lato volevo dirgli che non si può far crescere l’economia palestinese facendo shopping negli insediamenti, perché se la gente continua a fare spesa lì i prezzi saliranno ancora e anche la disoccupazione; i Palestinesi fatalmente aumentano le proprie sofferenze se non sostengono i prodotti palestinesi. D’altro canto, però, non potevo dirgli di lasciare i suoi figli senza mangiare. Me ne sono andato con queste sensazioni contrastanti, sapendo benissimo cosa è giusto, ma anche capendo il prezzo che gli altri devono pagare.

Fonte: http://972mag.com/the-palestinian-dilemma-between-ideology-and-reality/56131/

Traduzione di Renato Tretola

We are all on the Freedom Flotilla 2

https://www.facebook.com/groups/WeAreAllOnTheFreedomFlotilla2/

1 http://972mag.com/author/azizs/

2 Le Forze armate israeliane [N.d.T.]

3 http://972mag.com/mass-entry-of-palestinians-into-israel-calls-for-new-approach-to-permit-regime/54981/

http://www.facebook.com/notes/we-are-all-on-the-freedom-flotilla-2-news/il-dilemma-palestinese-tra-ideologia-e-realt%C3%A0/371319792944492

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