Il giorno di una Memoria così tenue e distratta

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27 GENNAIO 2014 – 15:10

Slow news 

di Ugo Tramballi

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  La prima volta che andai in Israele per fare il volontario in un kibbutz, ero pieno di ottimismo: sarebbe mancato il contrario, avevo 20 anni!

  Volevo fare quell’esperienza per una ragione fondamentale: crocianamente cristiano, europeo e convinto europeista, nato un decennio dopo la fine dell’Olocausto, sentivo il bisogno di dare un segno di solidarietà verso il rifugio degli ebrei. E – per quanto fosse possibile – un gesto di espiazione per le colpe dei miei padri, cristiani ed europei, che solo pochi anni prima avevano ucciso 6 milioni di cittadini europei come loro ma di religione ebraica.

   Il mio ottimismo consisteva nel fatto che pensavo di mettere le cose in pari col passato, non di dover giustificare il presente: l’antisemitismo, cioè, era un cancro che l’Europa e l’Italia avevano estirpato e mai più sarebbe riapparso. Mai più avremmo dimenticato e mai avremmo dovuto istituire una giornata della memoria per ricordare.

  Poi un giorno andai a trovare Sergio Della Pergola che allora non era ancora uno dei massimi demografi mondiali ma solo un giovane assistente all’Università Ebraica di Gerusalemme. Aveva lasciato Milano e con Miriam, sua moglie, aveva fatto aliyah, era “salito” in Israele.

   Gli chiesi perché avesse rinunciato a una vita agiata per vivere in un Paese così geopoliticamente pericoloso, per passare una importante parte della sua vita con una divisa militare e garantire lo stesso destino ai figli che sarebbero venuti: sono venuti infatti, quattro, e tutti hanno fatto il militare come ogni altro israeliano. La sua risposta non l’ho mai dimenticata. “Me ne sono andato perché l’antisemitismo in Italia esiste ancora e forse ci sarà sempre”, mi disse.

  Evidentemente la risposta di Sergio mi è venuta in mente di nuovo ieri, leggendo delle tre teste di maiale spedite alla sinagoga di Roma, al museo e all’ambasciata d’Israele; delle scritte sui muri del terzo municipio di Roma secondo le quali Anna Frank sarebbe una “bugiardona”. Mi piacerebbe dire che solo dei cretini possono fare e dire cose simili ma sarebbe riduttivo: come quando, andando nel kibbutz, pensavo di chiudere i conti solo con il passato. Chi le ha fatte è sempre un cretino ma dalle potenzialità molto pericolose. Qualcuno in questi giorni ha detto che chi nega l’Olocausto è pronto a farne un altro.

    A Roma c’è un tasso intollerabile di fascisti, per essere la capitale italiana e una metropoli europea. Vicino a dove vivo, qualcuno ha scritto su un muro: “Questo è un quartiere fascista” e nessuno l’ha ancora cancellato. A Milano, che è la mia città, non accadrebbe. Ma, mi chiedo, se Matteo Salvini non avesse sottomano Cécile Kyenge, non direbbe agli ebrei le stesse cose che rabbiosamente grida contro i neri e i migranti? Noi italiano e/o milanesi non illudiamoci di essere migliori: il nostro non è un Paese meno razzista degli altri in Europa. E’ bastato che arrivasse un numero d’immigrati di gran lunga inferiore a quelli che vivono in Francia, Inghilterra e Germania, per far uscire il peggio dalle nostre viscere .

  Agli ebrei che sostengono l’esistenza di un istinto antisemita dell’Europa –a volte condizionati dalla scelta politica della Ue, che io condivido, di opporsi all’occupazione israeliana dei Territori palestinesi – ho sempre contrapposto un fatto. Dal 1945 non è mai più esistito governo europeo che abbia applicato politiche razziste e antisemite. Ma sarà ancora così chiaro dopo le prossime elezioni europee? Il Parlamento di Strasburgo non determina governi nazionali ma la prospettata vittoria dell’Europa peggiore, quali effetti avrà sui singoli governi dell’Unione?

    Con tutto il rispetto per Israele e per chi prende la difficile scelta di fare aliyah, ogni volta che un ebreo d’Europa decide di emigrare è una nostra sconfitta. Di noi europei e dell’ideale magnifico che pensiamo sia compiuto. A ben guardare, anche istituire nel calendario una giornata ufficiale della Memoria, è una forma di sconfitta. Una specie di sveglia che puntiamo una volta l’anno per scuotere le nostre coscienze dormienti e smemorate.

Il giorno di una Memoria così tenue e distratta

http://ugotramballi.blog.ilsole24ore.com/slow-news/2014/01/il-giorno-di-una-memoria-cos%C3%AC-tenue-e-distratta.html

 

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1 commento

  1. Con tutto il rispetto per l’autore dell’articolo, Ugo Tramballi, e ben lungi dal voler attizzare una qualsiasi polemica, vorrei poter esercitare il mio diritto e la mia libertà di dissentire, per quel tanto che del testo ho compres, se ho compreso. Colpa dei padri? I miei padri non hanno nessuna “colpa” specifica, se non quella per la quale tutti gli uomini nascono “peccatori” e cristianamente possono avere bisogno di “redenzione”. E per questo venne il Cristo, per chi ci crede e per come è stato insegnato fino a un certo anno nelle scuole di catechismo. Questo è il punto. Di recente, per la firma di un altro ben noto giornalista, è venuto fuori una questione che forse Marcello Veneziani scopre per la prima volta, con sua grande sorpresa, ma che è ben noto a chi riflette su questi temi, anche solo un poco.

    L’involuzione teologica post-conciliare ha condotto a un curioso fenomeno che esprimo per metafora: è stato tolto Cristo dalla Croce e al suo posto vi è stato messo Giuda, di cui nel frattempo è stato scoperto e messo in circolazione il Vangelo. Spero che la metafora sia comprensibile. Se non la si comprende, è meglio che si continui a non comprendere implicazioni e conseguenze di questo rovesciamento teologico che fa pensare alla venuta dell’Anticristo.

    Altra osservazioni che vorrei consiste in un invito a Tramballi, se mai legge questa mio commento, ad approfondire meglio il tema della identità ebraica, almeno seguendo non i testi del demografo Della Pergola, al quale auguro buona permanenza in Israele, ma quella di israeliani nativi come Gilad Atzmon, Ilan Pappe, Avraham Burg, Shlomo Sand, la stessa Shulamiit Aloni, da poco scomparsa e qui commemorata, persone che da Israele hanno fatto un percorso e una scelta opposta a quella di Della Pergola, giudicando (Atzmon) che la Palestina sia stata ingiustamente sottratta ai palestinesi, per non parlare poi degli uomini autenticamente religiosi di Neturei Karta, i soli – credo – ai quali si possa associare la “religione” che per i più viene evocata quando si ode di “ebrei” ed “ebraismo”.

    Io credo – per quanto mi riguarda – di aver raggiunto una sufficiente comprensione di questo mostro continuamente evocato dell’«antisemitismo», per me fittizio, chimerico, strumentale. Per carità, non pretendo assolutamente di convincere nessuno o di avviare una discussione impossibile, ma mi basta semplicemente aver imparato a difendermi da una costruzione concettuale fatta apposto per mettere in “colpa” i miei ignari, assolutamente ignari e innocenti “padri”, pace sia sempre all’anima loro, che è mio obbligo difendere da chi pretende di infangarne la memoria, non per colpe “specifiche”, anche infinitesime, ma per una sorta di nuovo “peccato originale” di tutti i popoli europei (del mondo, della “razza” umana) decretato e sancito dal Tribunale di Norimberga.

    Una grande pensatore del secolo scorso ha scritto che il vivere di rendita sulle presunte colpe altrui è la forma più ignobile di esistenza.

    Se poi restringiamo il campo alla nuda e cruda fattualità storica noi ritroviamo tutta l’evidenza di una “pulizia etnica”, la cui attuazione si ebbe nel 1948, come in ultimo è stata riconosciuto con Ilan Pappe, ebreo ed israeliano. Un grande demografo Della Pergola? Nessuno lo mette in dubbio o lo contesta. Ma filosofia, morale, storia, coscienza etica e morale di ognuno di noi non sono cose che rientrano sotto la giuridiszione della sua sua “scienza” e della sua persona in particolare, la cui “opinione” dovrebbe valere né di più né di meno di quella altrui. Non capisco perché ciò che lui pensa dovrebbe far testo anche per me che leggo. Forse per Tramballi, se crede…

    A me basta sapere (leggo da Karl Sabbagh) che nel 1861 fra i “Population groups in Palestine” i “Jews” erano appena 13.00 pari al 3,5 % di una popolazione complessiva di 369.000 abitanti di cui 31.000 erano “Christians” e 325.000 Muslims. Nel 1861 o nel 1882, anno della venuta dei primi “sionisti”, siamo ancora bel lontani dai tragici eventi della seconda guerra mondiale e Hitler non era ancora neppure nato né vi era stato il caso Dreyfus.

    I numeri dovrebbero avere una loro oggettività sulla quale poter riflettere e ragionare al modo di Euclide, la cui scienza (Geometria) fu la sola che secondo Hobbes piacque a Dio dare agli uomini.

    In questi giorni si parla ancora di “diritto al ritorno” dei palestinesi cacciati nella “pulizia etnica” del 1948. Mi auguro che nei negoziat per l’impossibile pace fra “ebrei” e “palestinesi”, in realtà una farsa senza fine, i negoziatori palestinesi sappiano resistere in questo irrinunciabile diritto non solo per loro stessi ma anche per mantenere la speranza fra quant in tutto il mondo, anche non cristiani, ritengono che la giustizia debba prevalere e che il diritto delle genti non debba essere sopraffatto dalla violenza, la menzogna, l’inganno. Abbiamo avuto già il genocidio degli indiani d’America, per la cui triste e tragica sorte non è mai stato istituito nessun Giorno della Memoria, ma in modo pedagogicamente irresponsabile ci è stato concesso di giuocare a indiani con le frecce e bianchi con i fucili e i cannoni. Non facciamo che i nostri figli debbano subire un’altra simile epopea fondativa di un popolo.

    (mi scuso per eventuali refusi, ma sono stanco, ho scritto di getto e non voglio più ritornare sull’argomento)

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