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Il negoziato secondo Israele: altre colonie a Gerusalemme

Il Comune annuncia il piano per l’ampliamento dell’insediamento di Ramat Shlomo: 1500 nuove unità abitative. Le ire dell’ANP, dialogo sempre più debole.

adminSito
 lunedì 26 agosto 2013 08:48
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La colonia di Ramat Shlomo

di Emma Mancini

Betlemme, 26 agosto 2013, Nena News – A pochi giorni dalla morte di Majd Mohammad Anis Lahlouh, la Palestina piange questa mattina altre due giovani vittime [2]: Rubin Zayed e Jihad Aslan sono stati colpiti all’alba da proiettili sparati dalla polizia di frontiera, durante un raid nel campo profughi di Qalandiya, tra Gerusalemme e Betlemme.

La notizia giunge qualche ora dopo un’altra bomba esplosa sotto il tavolo del negoziato israelo-palestinese: il progetto per la costruzione di altri 1.500 appartamenti nella colonia di Ramat Shlomo a Gerusalemme Est. L”insediamento era già finito sotto i riflettori nel 2010, quando il governo israeliano ne annunciò l’allargamento proprio durante la visita ufficiale del vice presidente americano, Joe Biden, sfidando apertamente l’alleato statunitense.

la decisione di ieri segue a due molto simili assunte dal governo di Tel Aviv e dal Comune di Gerusalemme le scorse settimane (per un totale di oltre 2.100 abitazioni in più nelle colonie dei Territori Occupati) e che stavolta si mostra per quello che è: una provocazione difficilmente accettabile dalla controparte palestinese, già subissata dalle critiche della base e delle altre fazioni politiche per aver accettato di tornate al dialogo, senza prospettiva alcuna.

La portavoce del Comune, Brachie Sprung, ha detto che le autorità municipali hanno approvato i primi piani per la costruzione delle necessarie infrastrutture e che manca ancora il via libera finale del governo. Ovvero, ci potrebbero volere anni prima di posare il primo mattone.

Ma tanto basta per scatenare le ire dell’ANP, che con i negoziati sponsorizzati da Kerry si gioca la credibilità che gli resta e la possibilità di rafforzare la sua posizione con un Hamas in attuale crisi. L’ultimo incontro si era tenuto la scorsa settimana a Gerusalemme: i team di negoziatori non aveva parlato dei contenuti del meeting, mala Livni si era detta certa che Israele avrebbe assunto “decisioni drammatiche” nel caso di accordo di pace. Soprattutto, a causa della contrarietà di alcuni partiti della coalizione di maggioranza.

Tra loro spicca Casa Ebraica: gli ultimi annunci sembrano proprio volti a placare gli animi della fazione ultranazionalista, bandiera del movimento dei coloni. E se l’ANP decidesse di far saltare il tavolo per il mancato rispetto di una delle precondizioni poste da Ramallah (ma mai ufficialmente accettate da Tel Aviv), Israele ne uscirebbe vittima incolpevole.

Ora più che mai, gli Stati Uniti dovrebbero alzare la voce, nell’obiettivo di salvare il destino di negoziati su cui l’amministrazione Obama si gioca la credibilità internazionale. Nena News

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