Il piccolo e il grande ARABO

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Postato il 12 febbraio 2011 da Abuna Mario

Eccoli. Sono loro due. Sono le due “persone pericolose” a causa delle quali mi sono dovuto subire l’ennesima perquisizione corporea…caso strano mi capita sempre quando sono con qualche arabo ed in questo caso erano addirittura due gli arabi che mi accompagnavano : il piccolo arabo e il grande arabo. Immaginatevi come mi hanno “trattato”. Ma prima di raccontarvi il nostro viaggio verso l’Italia, vi vorrei presentare i miei due amici e la loro storia :

Il Piccolo arabo si chiama Gesù. E’ un bambino piccolo ed indifeso…ci ha chiesto un passaggio per l’Italia e così lo abbiamo preso con noi. Non era la prima volta che viaggiava ma questa volta è stata più dura delle altre : Non so cosa avesse mangiato prima di partire ma fatto sta che gli hanno trovato qualcosa dentro:  si è fatto 12 passaggi sotto lo scanner e i raggi….non esagero…ben 12 passaggi avanti e indietro. E’ stato “fotografato”  in tutte le posizioni. Ho avuto la fortuna di vedere il tutto sui monitor davanti a me…e vi confesso che non è solo bello fuori ma è bello anche dentro ma non erano molto convinti quelli della sicurezza…chissà cosa cercavano??? Dopo ogni passaggio arrivava un super-visor sempre più importante per vedere quello che c’era dentro il piccolo arabo…ho temuto il sequestro!!! E se lo avessero trattenuto ??? Sarebbe stato bellissimo…già mi immaginavo i titoli di giornale : Sequestrato e trattenuto all’aeroporto Gesù Bambino : motivi di sicurezza !!!  Poi mi sono detto che nessun giornale italiano avrebbe pubblicato la notizia, visto l’importanza delle altre notizie che quotidianamente vi tocca leggere in Italia!!! Alla fine penso che non abbiano capito nemmeno loro cosa ci fosse dentro questo piccolo bambino e così, ringraziando il papà del bambino, al dodicesimo super-visor il piccolo arabo è stato liberato!

Poi ‘è stata la volta del grande arabo : è il mio parroco e si chiama Ibrahim. E’ nato a Betlemme come il piccolo arabo e questa è la sua fortuna “sfortuna”. Ha un cuore grande ma ha anche una grande panza e questa ha insospettito la sicurezza dell’aeroporto…si è fatto solo quattro passaggi sotto il metal detector che ha stabilito che non c’erano bombe sotto il maglione ma era tutto naturale….chissà cosa hanno visto allo scanner dentro la panza del grande arabo….io gli ho detto che non avrebbero trovato altro che resti di pollo e qualche falafel e hummus ma non mi hanno voluto credere e così anche il grande arabo ha rischiato di essere sequestrato. Poi ringraziando Dio lo hanno liberato anche a lui.

Poi è toccato a me : già dalle prime domande ho visto che sarebbe stata una giornatina speciale : il ragazzo molto sorridente al primo controllo non ha impiegato molto a metterci un bel 6 sul passaporto e sulle valigie….io ho provato a spiegare che avevano avvertito dal governo israeliano che questo trio viaggiava per venire in missione in Italia ma la cosa non sembrava molto interessante per loro…

Cosa vuol dire prendere un bel 6 ? Vuol dire “ispezione corporale”, vuol dire essere trattato in modo speciale, come un “vero terrorista”. E così è stato. Ho fatto la fine degli altri due arabi anche se sono italiano…viaggiando con loro sono stato trattato come loro…se avessi viaggiato da solo mi avrebbero trattato “diversamente”. Ho provato a spiegare questo con prove inconfutabili : sul mio passaporto avevo i vecchi numeri : 2-3 e 5 che vengono dati agli stranieri non ebrei…niente da fare…non c’è stato verso di convincerli anche se era chiaro che erano in palese difficoltà nel negare di usare metodi che possiamo chiamare “Discriminatori”.

Nello stanzino ho “resistito”…ho detto che questa volta non mi sarei spogliato…la mia paura era che mi trovassero i resti della cena della sera prima alla tenda : kebab e costolette di agnello deliziosissime, tutta roba araba indi per cui “pericolosa”. Non sono riuscito a convincerli ma non ho potuto trattenermi dal dirgliene di tutti i colori, soprattutto al ragazzino di turno che nonostante vari passaggi sotto il metal detector continuava a palparmi e a cercare chissà cosa…

Ma la cosa più bella forse doveva ancora avvenire. Al check in per spedire le valigie dopo due ore di controlli super-accurati, al grande arabo hanno chiesto di ri-controllare il bagaglio a mano…mentre a me no ! Lì ho continuato a spiegargli che quello che stavano facendo era una cosa assurda e “razzista”…che erano totalmente fuori di testa perché dopo due ore di controllo non era giustificabile ri-controllare di nuovo e soprattutto ad uno solo…l’altra cosa bella è stato vedere come alcuni dei presenti alla scena tra i quali vari responsabili di Alitalia ed alcuni viaggiatori italiani, si vergognassero e fossero davvero in difficoltà di fronte a questa ennesima richiesta assurda discriminatoria della sicurezza….fatto sta che dopo aver ricontrollato la valigia del grande arabo che era già stata controllata accuratamente, siamo stati scortati fino al controllo passaporti dove è successo un altro episodio carino : abbiamo incontrato un tedesco e mentre attendevamo il nostro turno, ho raccontato le nostre vicende anche per sfogarmi e per curiosità gli ho chiesto che numero avesse preso…e con grande sorpresa mi ha risposto candidamente : “non ho preso nessun numero…”. Meraviglioso !!! Allora gli ho chiesto : “ Ma chi sei ???” perché per non prendere nessun numero vuol dire essere o un capo di stato o un ebreo molto ma molto ma molto importante…poi mi ha confessato che era il secondo tipo…
Aveva con se una borsa nera…sospetta…non controllata…gli ho detto che avevo paura di lui perché forse aveva una bomba nella borsa e senza controlli poteva far saltare l’aereo ma poi ho aggiunto che però il suo volto non era proprio brutto ed allora mi sarei fidato di lui…e gli ho chiesto se il mio volto invece gli sembrava pericoloso…mi ha detto di no ! Siamo diventati amici !!!  Morale della giornata speciale all’aeroporto di Tel Aviv : Quanto basta poco per superare il timore dell’altro e vivere senza paura…basterebbe volerlo !!!!!!!!!!

Abuna Mario                    Io vivo ALDILA’ del Muro

Ciao. Abuna Mario è il nome con cui mi chiamano i palestinesi e gli israeliani che mi hanno conosciuto in questi anni di presenza in TerraSanta. Vivo ALDILA’ del muro che vedete nella splendida foto di Andrea, caro amico che è tornato da poco in Italia. Vivo dentro la prigione di Betlemme e più precisamente nella cittadina di Beit Jala che si trova in alto a destra sempre sulla foto!
In questi anni ho scoperto che ALDILA’  del muro ci sono degli esseri umani, ci sono delle persone con una storia di sofferenza e di ingiustizia che spesso mi viene da domandarmi: Ma come fanno a resistere???
Sto imparando che nella vita bisogna andare ALDILA’ delle cose che ci possono sembrare ovvie, bisogna andare ALDILA’ dei pregiudizi, bisogna andare oltre le differenze e le divisioni e questo ci permetterà di comportarci da persone umane nei confronti dell’altro, nei confronti del diverso da noi!
Per questo ti invito a venire insieme a me ALDILA’ del muro che ci separa, ALDILA’ del muro che ci nasconde la realtà, ALDILA’ di questo muro per ritrovare un pò della nostra umanità,
Ahlan wa Sahlan fi BeitJala = Benvenuti a BeitJala e buon viaggio!

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