Il più giovane prigioniero nelle carceri israeliane è una ragazzina di 12 anni

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25 marzo 2016

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Oltre 700 minorenni palestinesi sono condannati nei tribunali militari israeliani ogni anno, secondo DCI-Palestina [Mary Pelletier/Al Jazeera]

Nigel Wilson | 18 Mar 2016 03:58

C’è un drammatico aumento nel numero di minori palestinesi detenuti da Ottobre, sostiene un’associazione per i diritti umani.

Halhul, West Bank Occupata. Sulla cima di una collina che sovrasta la città di Halhul nella West Bank, la famiglia al-Wawi dapprincipio sembra come tutte le altre. Una fila di piante in vaso situate  su un basso muretto sopra una trama di viti spoglie sulla facciata della casa.

Un grande poster plastificato che pende dal tetto mostra la foto di alcune delle figlie minori della famiglia.

Tra quei volti sorridenti, c’è la dodicenne D. *, che non vive più nella casa di famiglia.

È detenuta alla prigione di Hasharon, in Israele.

Il 18 Febbraio è stata condannata col patteggiamento a quattro anni e mezzo in prigione, dopo essere stata accusata di tentato omicidio e possesso di arma da taglio.

In un drammatico aumento del numero dei minorenni palestinesi detenuti nelle prigioni israeliane fin dallo scorso Ottobre, D. è probabilmente la più giovane del sistema.

Sotto il sistema giurisprudenziale militare israeliano che viene applicato ai palestinesi della West Bank, D. era solo due mesi e mezzo sopra l’età della responsabilità criminale, 12 anni per la legge israeliana, quando è stata arrestata ed imprigionata.

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La bambina è arrivata il 9 Febbraio all’ingresso dell’ insediamento illegale israeliano di Carmei Tzur, appena a nord di Halhul, nella West Bank occupata.

Secondo i resoconti dei media di quel giorno, i testimoni hanno affermato che la ragazzina avesse un coltello nascosto sotto la gonna e le fosse stato chiesto di fermarsi da una guardia di sicurezza dell’insediamento, che nutriva dei sospetti su di lei.

Un colono di passaggio sostiene di aver poi preso il coltello dalla ragazzina e di averla trattenuta fino all’arrivo dei soldati sulla scena. Subito dopo, è stata arrestata dai soldati e portata via per l’interrogatorio.

Seduta in soggiorno assieme al marito ed alla figlia più giovane, Sabha Mudya ha ricordato la mattina in cui la figlia fu arrestata all’ingresso dell’insediamento illegale.

” Si è svegliata attorno alle 6.30 del mattino ed ha preparato alcuni panini per le sorelle. Non ha mangiato ma si è vestita ed ha pulito la sua camera e il resto della casa. È uscita per andare a scuola intorno alle 7.40. Era una mattina completamente normale”, ha detto Mudya.

“Ero seduta fuori a chiacchierare con un vicino quando mio fratello Jamil è arrivato a casa con l’aria molto confusa e contrariata. In quel momento mi ha riferito che avevano trovato la mia bambina vicino all’insediamento occupato di Carmei Tzur.”

In seguito all’arresto, la dodicenne è stata interrogata due volte in quello stesso pomeriggio. In entrambe le sessioni era sola, priva di un avvocato o della presenza dei genitori.

Questo modo di fare è comune per i minorenni palestinesi arrestati nella West Bank ma può condurre a violazioni dei diritti legali dei detenuti.

“L’interrogatorio iniziale spesso è determinate per l’esito del processo. Molto spesso i bambini confessano o fanno dichiarazioni e non ricevono alcun consiglio legale che spieghi loro i propri diritti, finendo spesso con l’auto-incriminarsi”, ha detto Sarit Michaeli, portavoce dell’agenzia per i diritti umani israeliana NGO BTSelem.

“A volte fanno false confessioni, a volte si incriminano da soli in una maniera dalla quale un avvocato sarebbe in grado di proteggerli.”

Intanto, in pratica c’è una vasta differenza nel modo in cui le leggi civili israeliane trattano i bambini, rispetto a come vengono trattati dalle leggi militari, secondo BTSelem.

“Per quanto riguarda i periodi di detenzione, i minorenni sotto la legge militare possono essere trattenuti molto più a lungo prima di essere portati davanti ad un giudice. Nella legge israeliana, comunque, possono essere trattenuti per 12 ore prima di essere portati davanti ad un giudice. Lunghi periodi di detenzione portano spesso all’auto-incriminazione, portano a  danni alla salute dei bambini e conducono a fare pressione sui bambini affinché firmino accordi che potrebbero essere problematici,” ha detto Michaeli.

Alla fine di Gennaio 2016, secondo le statistiche militari israeliane, ben 415 minorenni erano presenti come prigionieri o detenuti nelle prigioni israeliane.

Laith Aby Zeyad, attivista internazionale dell’Associazione Addameer, associazione per i diritti dei prigionieri palestinesi, ha riferito che il numero di minorenni arrestati ha avuto un picco  dall’attuale scoppio di violenza iniziato nell’Ottobre del 2015.

“Dall’inizio di Ottobre, c’è stato un aumento del numero dei ragazzini arrestati e detenuti. Da Ottobre 2015, l’accusa di “incitamento” viene usata ampiamente contro i bambini, per esempio quando postano cose su Facebook, Twitter o sui social media in generale. Anche l’accusa di lancio di pietre è stata usata molto, così come le accuse correlate ai tentativi di aggressione”, ha raccontato ad Al Jazeera.

Scatenate dalle incursioni israeliane nella zona della moschea di Al-Aqsa, a Gerusalemme Est, le proteste si sono diffuse nel territorio palestinese ed in Israele a partire da Settembre. Le truppe israeliane hanno risposto con la forza, usando munizioni da combattimento, pallottole d’acciaio rivestite di gomma, gas lacrimogeni e granate stordenti.

Dal primo Ottobre, le truppe e i coloni israeliani hanno ucciso 199 palestinesi, compresi passanti, manifestanti disarmati e presunti attentatori.

I parenti di D. sono riusciti ad intravedere la figlia e ad avere un breve scambio con lei alle audizioni in tribunale. L’hanno vista per l’ultima  volta in tribunale, alla seduta durante la quale è stata condannata, il 18 Febbraio. Non sono riusciti a farle visita al carcere di Hasharon, dove sta scontando la sentenza.

La Croce Rossa Internazionale ha informato la famiglia di stare lavorando per organizzare un viaggio di visita alla figlia nell’immediato futuro, ma la famiglia è pessimista a riguardo.

” Nessuno ci ha detto quando ci sarà possibile parlarle. A meno che non otteniamo un permesso per visitarla in prigione, non sappiamo se possiamo andarla a trovare. Questa possibilità è sotto il controllo degli israeliani”, ha detto Mudya.

“Dopo la sua condanna al carcere, ho provato un grande senso di perdita. Per la prima volta, ho sentito un vero e proprio dolore al petto per aver perso mia figlia e non avere la possibilità di vederla ogni giorno. Non la vedo più e sento la sua mancanza.”

* Al Jazeera ha preferito non rivelare il nome della ragazzina a causa della sua giovane età.

trad. L. Pal – Invictapalestina

Fonte:  http://www.aljazeera.com/news/2016/03/youngest-israeli-prisoner-12-year-girl-160317064812932.html

 

Il più giovane prigioniero nelle carceri israeliane è una  ragazzina di 12 anni

https://invictapalestina.wordpress.com/2016/03/25/il-piu-giovane-prigioniero-nelle-carceri-israeliane-e-una-ragazzina-di-12-anni/

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