Associazione di Amicizia Italo-Palestinese, 14 Ottobre 2011
Dan Shechtman, Premio Nobel per la chimica
Haaretz.com 09.10.2011
L’idea che facciamo parte del popolo eletto è profondamente radicata, non solo nella tradizione ebraica, ma anche tra israeliani apparentemente moderni e laici.
di Gideon Levy
Sabato, una volta ancora si è letta nelle sinagoghe la preghiera e di nuovo si è udito in tutto il paese: “Tu ci hai scelto tra tutti i popoli”. L’idea che siamo una nazione speciale è stata ribadita un’altra volta in modo esplicito, come succede spesso nelle preghiere e nella Torah, non solo a Yom Kippur.
Ma l’idea che facciamo parte del popolo eletto è piantata molto in profondità, e non solo nella tradizione ebraica e tra coloro che la osservano – tutto l’Israele moderno e apparentemente laico lo crede con tutto il suo cuore. Non ci sono molte altre idee ebraiche antiquate altrettanto radicate nel fondo del sentire israeliano contemporaneo quanto quella che il “popolo ebraico”, comunque venga interpretato, è migliore di ogni altro popolo. Se si grattasse sotto la pelle di quasi tutti gli israeliani, si scoprirebbe che ne sono realmente convinti: Noi siamo i migliori; il “genio ebraico” è quello più coronato di successo; le Forze di
Difesa Israeliane sono le più morali. Nessuno si esprimerà in modo diverso, siamo semplicemente i migliori al mondo.
In questo caso si tratta non solo di un’arroganza inutile e infondata; è pure un’idea molto pericolosa che consente a Israele di comportarsi come fa, con spudorato disprezzo dei sentimenti del mondo. Ne’ mancano fondamenta ultra-nazionaliste e razziste arretrate. E’ buono e bene ciò che una nazione considera positivo per sè. Il popolo ebraico ha, naturalmente, molte ragioni e molte qualità delle quali vantarsi, come fa lo stato di Israele, che è una specie di meraviglia, quasi un miracolo. Ma tra tutte queste, spicca per la sua assenza primeggia un tratto nazionale ugualmente importante: la modestia. E’ difficile accusare gli israeliani di averne.
Alla base dell’arroganza israeliana sta l’idea che si tratti realmente una nazione speciale, con caratteristiche speciali che non appartengono a nessun’altra nazione. Lo si può vedere tra i viaggiatori israeliani all’estero; lo si può udire da chiunque venga in contatto con stranieri; lo si può sentire nelle correnti più profonde della politica israeliana. Gli americani sono “sciocchi”, gli indiani “primitivi”, i tedeschi “quadrati”, i cinesi “strani” , gli scandinavi “ingenui”, gli italiani “pagliacci” e gli arabi sono…… arabi. Solo noi sappiamo ciò che va bene a noi, e non solo a noi ma al mondo intero. Non c’è nulla di pari all’ingegnosità israeliana, non c’è nulla di paragonabile all’intelligenza ebraica, il cervello ebraico inventa per noi nuove idee come nessun altro cervello è capace, perché siamo i migliori, fratello.
Ci sono molte occasioni per vedere all’opera questa idea. L’ultimo esempio non solo è scaturito dalla sinagoga per lo Yom Kippur, ma era stato notato la vigilia della festività, quando abbiamo udito la notizia che un altro scienziato israeliano aveva vinto il Premio Nobel. E’ stato davvero commovente: il prof. Dan Shechtman merita veramente il premio, ma Israele non merita i festeggiamenti nazionali sentimentali che sono immediatamente scoppiati. In una società in cui errori e fallimenti sono sempre dovuti alla responsabilità del singolo, i risultati sono nazionalizzati e appartengono a noi, a tutti noi. L’8 aprile 1982 eravamo tutti insieme nel laboratorio di Shechtman, nel Maryland, quando per primo ha osservato il quasicristallo; ora siamo tutti insieme a lui sulla strada per Stoccolma.
Il risultato del singolo diventa immediatamente una conquista collettiva, e questa si trasforma subito nella prova più inconfutabile della superiorità di Israele. “Il cristallo è nostro;” “Il segreto della nostra esistenza;” “Orgoglio nazionale;” e il “cervello israeliano” hanno strillato i titoli dei giornali in una esibizione gratuita di cattivo gusto alla notizia di un premio che è individuale.
Per confermare il concetto infondato che siamo tutti partner del risultato di grande impatto ottenuto da Shechtman, se ne sono usciti immediatamente con i calcoli: quanti Premi Nobel “noi” abbiamo vinto, e in quale posizione questo ci colloca in rapporto al valore numerico della popolazione. Viene subito messo in mostra l’elenco dei Premi Nobel ebrei nel corso delle generazioni, come dire che hanno vinto perché ebrei. Ogni premio che si aggiunge alla collezione rafforza l’idea che si tratta di una questione di evidente superiorità genetica. Il che rappresenta l’altra faccia del razzismo – da un lato, mettendo sotto i piedi gli altri;
dall’altro lodando ed esaltando il “popolo eletto” al di sopra di tutti gli altri. Due facce della stessa medaglia: un razzismo privo di ragione.
Si dovrebbe, ovviamente, continuare a leggere la preghiera “Tu ci hai scelti”. Fa parte del patrimonio ebraico. Ma, da molto tempo, Israele avrebbe dovuto liberarsi dal suo significato moderno e pratico. No, non siamo una nazione speciale – non lo siamo da lungo tempo. E neppure siamo eletti, di certo non al di sopra di altre nazioni. Pertanto, il giorno dopo questo Yom Kippur, con un altro Premio Nobel assegnato a un israeliano, cerchiamo almeno di essere una nazione come tutte le altre.
Testo inglese in http://www.haaretz.com/print-edition/opinion/jewish-people-are-just-that-people-and-far-from-chosen-1.388870
(tradotto da mariano mingarelli)
http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=3012:il-popolo-ebraico-e-proprio-questo-un-popolo-e-ben-lontano-da-essere-leletto&catid=23:interventi&Itemid=43
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