A differenza di numerose chiese orientali la copertura del tetto non era a volta ma a travatura coperta, come viene descritto da Ludovico de Rochechouart prima dei restauri nel 1461: “Nel tetto v’è una struttura lignea costruita in antichi tempi. Questa di giorno in giorno va in rovina soprattutto nel coro. I Saraceni non vogliono permettere né di edificare, né di riparare, così è un miracolo del Piccolo che ivi è nato se resta ancora”.
Il tetto della Basilica della Natività subì un notevole rifacimento nel 1479 per volontà dell’allora guardiano Giovanni Tomacelli. Il legname, pagato da Filippo il Buono di Borgogna venne trasportato dalle navi veneziane, mentre il piombo per la copertura fu regalato dal re Edoardo IV d’Inghilterra. Un successivo rifacimento a opera dei Greci venne effettuato nel 1671; in questa occasione fu sostituito il legno di cedro con quello di pino come testimoniato dal padre Nau.
L’enorme impiego di materiali e risorse economiche produsse il felice risultato di un tetto che dura fino ad oggi, anche se fortemente deteriorato, degrado che provoca infiltrazioni d’acqua alle decorazioni musive parietali. In particolare la struttura in piombo, che in estate raggiunge temperature altissime, si modifica con il calore causando gli spostamenti della struttura che provocano le infiltrazioni. Proponiamo ai visitatori una interessante visione aerea della basilica, dal tetto da Chiesa di Santa Caterina che permette di godere della costruzione triabsidale del Santuario, e aiuta a comprendere i cambiamenti del perimetro dell’edificio avvenuti nei diversi secoli.
Dalla metà di settembre (2013) a Betlemme sta lavorando la Piacenti, la ditta di Prato che ha vinto l’appalto internazionale per i lavori di restauro della Basilica della natività.
Dopo un inizio difficoltoso (a causa del doppio confine israeliano – palestinese da attraversare e dei turni interamente notturni per non disturbare le preghiere dei fedeli) i lavori proseguono ora a pieno regime sebbene il tetto della Chiesa si stia rivelando ricco di sorprese che inducono a delle lievi modifiche di programma. È questo il caso dello strato di calce, argilla e fibre vegetali ritrovato inaspettatamente sotto la lastra di piombo del tetto, che funge da isolante rispetto alle alte temperature esterne.
Il lavoro cercherà di essere il meno invasivo possibile, prevedendo di restaurare più che di sostituire.
Marcello Piacenti (project manager) – Cerchiamo di mantenere l’ultimo chiodo, l’ultimo tassellino. Questo soffitto è stato costruito dai veneziani della fine del ‘400, ma ci sono anche parti originali, travi che risalgono anche al periodo di Giustiniano. Le parti in cedro sono quelle più originali, mentre le conifere e la quercia è stata portata dai veneziani.
Altra particolarità di questo progetto è l’idea di sostituire le travi più danneggiate non con materiale nuovo, ma con del legno di circa la stessa età di quello che si va a sostituire.
Marcello Piacenti (project manager) – In partenza era stato previsto di mettere del materiale nuovo, ma il legno nuovo ha troppa più forza, anche se l’umidità è stata portata al punto di quello antico non ha la stessa consistenza. Abbiamo avuto la fortuna di trovare in Italia del materiale antico in quercia e in larice, a cui è stato fatto un bel check up, che utilizzeremo nella ristrutturazione del tetto.
La prima fase dei lavori riguarda solamente il rifacimento del tetto e la sostituzione delle finestre della Basilica. Sebbene decoesi e danneggiati, nulla è previsto allo stato attuale per i molti mosaici, risalenti all’anno mille, che adornano la struttura.
I lavori avranno la durata di un anno e al momento non è prevista una data di inizio per la seconda fase, in cui si dovrebbe procedere con il restauro della Basilica. Greci Ortodossi, Francescani (a rappresentanza della Chiesa latina) e Armeni sono comproprietari tanto della Natività quanto del Santo Sepolcro: i loro rapporti e la suddivisione delle aree di proprietà all’interno dei luoghi santi sono regolate dal principio dello status quo, stabilito nel diciannovesimo secolo.
Fino a questo momento il difficile rapporto tra queste comunità ha impedito che potessero raggiungere un accordo per permettere che venissero svolti dei lavori di ristrutturazione, ma oggi, almeno i lavori più urgenti hanno potuto avere inizio.
“Nel 1935, gli inglesi durante il loro mandato, decisero di restaurare la chiesa della natività ma poichè le tre comunità non riuscirono a giungere a un accordo, il governo decise di andare avanti con i lavori, senza alterare lo status quo. Ai giorni nostri l’obiettivo degli Stati Uniti e dell’Europa, ma specialmente degli Stati Uniti, è quello di incentivare il cosiddetto turismo religioso, al fine di promuovere il processo di pace tra palestinesi e israeliani e di rafforzare l’economia palestinese. Questo è diventato un imperativo dal punto di vista americano e delle altre parti coinvolte nel processo di pace (Teofilos III, Patriarca greco ortodosso di Gerusalemme). ” “Diciamo che il tetto della basilica di Betlemme è una vexata quaestio, una questione molto antica di discussione. È un’opera meravigliosa fatta nel periodo rinascimentale con qualche ritocco, ma diciamo che il grosso della struttura è ancora quello, per cui risente del tempo e doveva essere restaurato” (p. Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terrasanta).
Tuttavia, quello che può sembrare un piccolo passo è in realtà un grande avvenimento nella storia della Basilica e dei rapporti tra le Chiese del Medio Oriente che per troppo tempo non sono riuscite a superare le divisioni, intrappolate dalla storia e dagli scontri che li hanno visti protagonisti negli ultimi secoli.
“Un passo alla volta ma credo che sarà molto difficile fermare questo processo di restauro e di splendore rinnovato per questo stupendo gioiello che è la Basilica della Natività. Il desiderio di crescere tra le chiese cristiane nell’armonia e nella cooperazione c’è ed è sentito da tutti in maniera sincera dobbiamo forse imparare meglio a mettere un po’ più a fuoco questo coordinamento e poi liberarci da un po’ di paure che forse sono un po’ eccessive. Credo che con il tempo, con il passare delle generazioni arriveremo anche a questo” (p. Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terrasanta).
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