Scritto da Redazione Dic 13, 2018
Dopo Catania arriva Ragusa: Procure siciliane scatenate a formulare un diritto “creativo” contro le ong. Per la Procura di Ragusa nel marzo 2018 gli indagati Marc Reig Craus (capitano della nave Open Arms) e Ana Isabel Montes (capo missione della Ong spagnola Proactiva) hanno commesso il reato di violenza privata contro il ministero dell’Interno. Oltre al favoreggiamento dell’immigrazione irregolare in concorso fra loro per aver trasportato in Italia 216 migranti soccorsi a largo delle coste libiche invece che consegnarli alla Guardia costiera di Tripoli o portarli a Malta. Fatti avvenuti fra il 15 e il 17 marzo.
Violenza privata contro il Viminale sostengono gli inquirenti siciliani. Ministero che viene considerato parte offesa nella persona dell’attuale reggente Matteo Salvini. Che all’epoca era solo leader della Lega e in trattativa per formare il nuovo governo. Ci sarebbe il reato perché la ong umanitaria, con il suo comportamento, avrebbe costretto “le autorità italiane a concedere loro approdo in un porto del territorio italiano”.
Lo scrivono il capo procuratore di Ragusa Fabio D’Anna e il sostituto Santo Fornasier, nell’atto di conclusione delle indagini preliminari, notificato ai due spagnoli di Proactiva. Spunta quindi un nuovo reato nei confronti di persone appartenenti a organizzazioni che salvano migranti in mare, dopo gli innumerevoli casi di cronaca giudiziaria che si susseguono dal luglio 2017. E dopo che le prime contestazioni a Proactiva, con il sequestro dell’imbarcazione Open Arms, hanno avuto esiti differenti: l’associazione per delinquere contestata inizialmente dalla Procura di Catania, con un terzo indagato in concorso (Oscar Camps, a capo della ong e che comunicò con i colleghi via radio da Barcellona, dove si trovava), è stata stralciata dal Gip di Catania Nunzio Sarpietro. Perché “viene a mancare l’elemento essenziale del dato numerico dei tre associati” e vi è “mancanza di seri elementi probatori circa la ricorrenza del delitto”.
Per il primo Gip catanese rimane in piedi solo il favoreggiamento dell’immigrazione e non il reato associativo, prende quindi il fascicolo e lo spedisce a Ragusa per competenza territoriale. Dove un altro Gip, Giovanni Giampiccolo, scrive che il reato è giustificato se chi lo ha commesso vi è stato costretto dalla necessità di salvare sé o altri dal pericolo, sancendo “la scriminante dello stato di necessità” e ordina il dissequestro della motonave Open Arms. Versione poi confermata dal Tribunale del Riesame.
Oggi la Procura di Ragusa mescola le carte e contesta un nuovo addebito: violenza privata, articolo 610 del codice penale. Su Redattore Sociale il giornalista Francesco Floris ha interpellato un penalista che conferma l’assurdità di tale accusa: “Un’ipotesi originale – la definisce l’avvocato Rinaldo Romanelli, esperto penalista ex componente della Giunta delle Camere Penali e fuori dalla vicenda giudiziaria perché non coinvolto nel collegio difensivo di Proactiva –: Non ci sono precedenti specifici, non risulta che un tribunale abbia mai affrontato un caso se non uguale a questo almeno analogo sotto il profilo di applicabilità del 610”. “Una cosa che lascia perplessi è che il nostro codice ha una sua divisione sistematica – spiega il penalista – in relazione ai reati collocati in base al bene giuridico tutelato della norma: il 610 è un titolo che riguarda i delitti contro la persona, la libertà morale della persona”. “La libertà morale tutela l’individuo – aggiunge l’avvocato –: Qua è configurata come se lo Stato italiano avesse una libertà morale equiparabile a quella di una persona. Solo per dove è collocata la norma ho difficoltà a individuarla e immaginarmela”.
Continua Romanelli: “Qualche dubbio sorge anche rispetto all’individuazione del Viminale rispetto ai porti italiani perché c’è una competenza anche del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ma è un problema minimale questo. Il vero problema è che esiste già una norma: se costringo un pubblico ufficiale a compiere o non compiere un atto del suo ufficio si contesta l’articolo 336 del codice penale che prevede la violenza o minaccia a pubblico ufficiale. Domanda: è contrario ai propri doveri concedere lo sbarco a una nave carica di persone in difficoltà? Semmai si potrebbe considerare il secondo comma che parla di ‘costringere persone a compiere un atto del proprio ufficio’. Ma il presupposto è che, se si tratta di un ‘atto del proprio ufficio’, quello vada già compiuto. Se poi qualcuno ti costringe o ti minaccia per farlo lui commette un reato. Ma già significa implicitamente ammettere che lo Stato italiano doveva accoglierli”.
Sul perché la Procura di Ragusa abbia individuato in Matteo Salvini la persona offesa l’ex membro di Giunta nella Camere Penali afferma: “La persona offesa è sempre rappresentata dal ministro pro-tempore anche se l’offeso in realtà è il ministero. Si cita in giudizio il ministro pro-tempore del ministero dell’Interno. Però questo è importante da sottolineare perché dimostra che in realtà non è il ministro in quanto persona ma come istituzione e quindi lo rende incompatibile con un articolo del codice penale collocato nella parte che riguarda la libertà morale degli individui”. Il punto è che “esistono un sacco di reati previsti contro lo Stato sotto vari profili. Il nostro codice è fascista, scritto dal ministro Rocco, e nel secondo libro che riguarda i delitti si apre con quelli contro lo Stato, contro la pubblica amministrazione e solo poi si arriva al privato cittadino. Infatti l’omicidio, per esempio, è il 575 del codice”.
“Volendo proprio andare alla ricerca di norme e violazioni – afferma l’avvocato – in teoria quando si rifiuta l’esecuzione di un ordine eseguito da autorità amministrativa pubblica ce n’è una specifica: l’articolo 650 che però è un reato contravvenzionale quindi molto lieve ma che ha un profilo di applicabilità ad ampio spettro. Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’autorità per ragioni di giustizia, sicurezza pubblica, ordine pubblico o igiene”. Banalmente – chiude Rinaldo Romanelli –: se un funzionario di polizia o carabiniere in un contesto di rischio, perché c’è un pericolo di crollo di un palazzo, ordina di allontanarsi e questo non avviene si sta violando il 650. Al limite avrebbe più senso questo tipo di contestazione che non la violenza privata. Bisognerebbe però vedere se c’è o c’era un problema di ordine pubblico o di ripartizione di oneri derivanti da accordi internazionali su chi deve accogliere i migranti, che di per sé, almeno nell’immediato, non creano un problema di sicurezza pubblica”.
(Fonte: Redattore Sociale/Francesco Floris)
IL SOCCORSO IN MARE COME VIOLENZA PRIVATA CONTRO SALVINI: INCREDIBILE ACCUSA CONTRO ONG
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