Il sole non tramonta all’alba

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di Omar Suleiman
Osservatorio Palestina Nablus

91-008

La Palestina è un grande sogno per tante generazioni, non solo di palestinesi. La Palestina di oggi è fatta di tante piccole realtà splendide che continuano tenacemente a dare il loro contributo in condizioni di estrema difficoltà.

La Palestina è terra martoriata, frantumata, violentata nella sua natura unica al mondo, non più rispettata dalla sua classe dirigente. Abbandonata da Dio, dai suoi profeti, anche se è Terra santa.

La Palestina non ha più nulla di santo, visto che perfino i bambini sono carne da macello (come a Gaza, nell’ultima aggressione). La Palestina è il luogo della terra più inflazionato di chiacchiere a vuoto da sessanta anni, un punto dove si può nascondere il sole con un dito.

Stamattina, nel villaggio di Naqura dove vive una mia sorella, ho assistito alla distribuzione di razioni delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Sono coloro che sono stati cacciati nel ’48 e sono riusciti in qualche modo a ritornare nelle loro case, rimanendo però profughi nella loro terra. Hanno infatti ancora un tesserino con la dicitura “profugo” dell’Unrwa. La razione che viene distribuita ogni tre mesi è composta da 5 kg di farina, una bottiglia da 2 litri di olio di semi, 1 kg di zucchero ed un kg di riso. Dopo sessant’anni. Dov’è finita la dignità di un popolo così fiero.

La Palestina è Gerusalemme, che rischia di diventare solo una cartolina, o semplicemente una foto della moschea di Al Aqsa da appendere al muro in ogni casa palestinese, mentre la politica strisciante di ebraicizzazione da parte del governo israeliano continua perfino di notte il lavoro sistematico di distruzione dell’identità di quella città attraverso la demolizione delle case, l’occupazione di altre case palestinesi da parte dei coloni, dopo che l’esercito ne ha cacciato con la forza i suoi abitanti, la chiusura delle istituzioni palestinesi, l’allargamento degli insediamenti intorno alla città. Nel bilancio del governo israeliano ogni anno viene stabilita la cifra di un miliardo e mezzo di dollari solo per questi obbiettivi.

E noi? Manca perfino una strategia per la difesa di quella città. Nonostante tutte le evidenze del rifiuto israeliano di trattare con i palestinesi, per l’autorità palestinese c’è la convinzione che il sole tramonta all’alba e non c’è verso di convincerli che non è così. Tutte le promesse del salvatore della patria Obama sono risultate senza contenuto. Israele rifiuta qualsiasi risoluzione della comunità internazionale e delle Nazione Unite. Ha sbattuto contro il muro (e ce n’è tanto di muro qui!) il rapporto Goldstone che la condanna per crimini di guerra; oggi il parlamento israeliano ha approvato una legge che obbliga il governo a sottoporre a referendum popolare qualsiasi accordo che riguarda Gerusalemme o le alture del Golan. Ma una popolazione che vota Sharon o Netanyahu con un plebiscito berlusconiano non potrà mai approvare il ritiro da Gerusalemme o dal Golan.

E noi? Parlano ancora del rispetto della Road Map di Bush ed accusano Israele di intralciare e mettere a rischio il “processo di pace”. Ma quale? Ma nonostante tutto, nonostante Israele sia riuscita con la sua politica, da anni, a frantumare non solo il territorio, ma anche la società palestinese, sono convinto che questo popolo è gigante… Il popolo palestinese è grande perché dopo tutto è ancora qui sulla sua terra e si sveglia tutte le mattine all’alba e vede sorgere il sole.

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