Il tempo delle mish mish. Ancora una volta

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admin | June 5th, 2012 – 7:01 pm

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Come passa in fretta il tempo. È di nuovo la stagione delle mish mish, la brevissima stagione delle albicocche, che nella tradizione palestinese simboleggia il tempo impossibile, la procrastinazione, le belle speranze. Bukra fil mish mish. Domani, al tempo delle albicocche. È un tempo brevissimo, in cui arrivano a maturazione e si mangiano in fretta delle albicocche piccole piccole, gialle con qualche tocco lieve di rosa. Rosa come il loro profumo.

A Gerusalemme è forse la stagione più bella. Calda, sì. I 30 gradi del clima secco, ai margini del deserto, sono una costante abbastanza sopportabile. Il cielo terso rende le montagne della Giordania, al di là della depressione del Mar Morto, a portata di sguardo e di mano. Rosa, anche loro. La luce non è ancora la luce abbacinante della piena estate, e l’aria è ancora di quelle che non fiaccano il passo.

Se Gerusalemme fosse così, la Gerusalemme delle mish mish, sarebbe un luogo da non abbandonare mai. Accorgersi di questa Gerusalemme, nelle pieghe di una città sempre più imprigionata, è però difficile. Una di quelle occorrenze che capitano di rado, solo quando ci si astrae – per un attimo, un pomeriggio, qualche ora – da tutto il resto che opprime lo sguardo. Oltre l’architettura di una città che non assomiglia più a quella che si mostrava allo sguardo dei pellegrini di un tempo.

L’atmosfera è di quelle in cui il suono meditativo di Anouar Brahem ci sta bene. The Astounding Eyes of Rita.

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