In cantiere 1286 nuove unità abitative nelle colonie illegali

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Tuesday, 05 July 2011 09:54 Emma Mancini

                                                        L’imponente colonia israeliana di Gilo, alle porte di Gerusalemme

L’annuncio è arrivato domenica dalla tv israeliana. Tel Aviv starebbe sfornando un nuovo piano di espansione delle colonie in Cisgiordania: 1286 nuove abitazioni negli insediamenti illegali, a Betlemme e Nablus.

Il progetto, non annunciato ufficialmente dal governo israeliano, prevedrebbe la costruzione di 300 unità abitative nella colonia di Beitar Elit a Betlemme, 40 ad Efrat nelle terre del villaggio di Al-Khader, a Sud di Betlemme, e 46 nell’area di Shomron, nel distretto di Nablus. Ma soprattutto 900 nuove case nell’insediamento di Gilo, alle porte di Gerusalemme, progetto già approvato ufficialmente dalla Municipalità.

Una decisione, quest’ultima, che rientra nel piano di espansione della Grande Gerusalemme, l’obiettivo che da anni Israele sta portando avanti includendo terre palestinesi e colonie israeliane oltre il confine ufficiale della Linea Verde.

Immediate le reazioni da parte palestinese ad un progetto che sfida apertamente l’amministrazione degli Stati Uniti che a più volte fatto pressione sul premier Benjamin Netanyahu perché bloccasse, almeno temporaneamente l’espansione degli insediamenti illegali in Cisgiordania. Il leader di Fatah, Nabil Shaath, intervistato dall’agenzia di stampa palestinese Ma’an News, ha accusato Israele di voler far saltare il processo di pace: “Israele non sta solo costruendo attorno alle colonie rubando terra al popolo palestinese, ma sta anche colonizzando città densamente popolate. Una simile condotta non lascia alcuna possibilità al processo di pace”.

Dello stesso avviso l’Autorità Palestinese. Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente Abbas, è intervenuto oggi condannando la decisione della commissione di pianificazione edilizia della Municipalità di Gerusalemme di costruire 900 nuove abitazioni nella imponente colonia di Gilo. Il piano di espansione era stato annunciato la prima volta nel 2009, attirandosi dure critiche da parte di Nazioni Unite, Europa e Stati Uniti. All’epoca il presidente americano Obama aveva detto che la colonizzazione israeliana non contribuiva alla sicurezza dello Stato di Israele e che rendeva più difficile giungere ad una pace equa con la controparte palestinese.

Sulla contrarietà americana al progetto fanno leva le autorità palestinesi. Questa mattina Saeb Ereikat, capo negoziatore per la Palestina, ha chiesto ufficialmente a Washington di intervenire per bloccare il piano di espansione: “La decisione di costruire nuove unità abitative è la risposta del governo di Netanyahu alle richieste internazionali. Non ha senso parlare di un negoziato credibile con simili comportamenti”.

Per questo, ha aggiunto, “vorremmo incontrare l’inviato americano per il Medio Oriente, David Hill, prima del summit del Quartetto (ndr. Usa, Onu, Russia e Ue) dell’11 luglio”.

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