In direzione contraria

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admin | April 18th, 2011 – 8:15 pm

Coltivando tranquilla
l’orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un’anestesia
come un’abitudine
per chi viaggia in direzione ostinata e contraria

Fabrizio de Andrè

Questa è una delle foto scattate fuori dall’ospedale Shifa di Gaza City. I ragazzi di Gaza gridano e piangono al passaggio della bara di Vittorio Arrigoni, portata a spalle da un picchetto d’onore mandato dal governo di Hamas. Dietro la bara, uno dei dirigenti più noti di Hamas, Ghazi Hamad, ufficiale di collegamento per il valico di Rafah. Il corpo di un pacifista portato a spalle da sei militari: che segno di contraddizione. Uno dei segni, dai tanti descritti per esempio in questo commento.  Uno dei tanti segni, come quella giovane donna con i capelli corti che vedete piangere, nella foto. Si chiama Asma el Ghoul, forse la femminista più nota di Gaza. Una storia bella, esemplare, uno scontro sempre più forte con il governo di Hamas, che Asma racconta per esempio nel (bellissimo) reportage di Filippo Landi, andato in onda nell’Agenda del Mondo di Rai3, l’unico vero reportage che ritrae – come già dice il suo titolo, I Ragazzi di Vittorio –  i ragazzi di Gaza e della Cisgiordania, quelli che erano ai funerali di Vittorio Arrigoni, alle commemorazioni di Juliano Mer Khamis, a digiunare a Piazza al Manara, alla veglia di fronte alla Natività per Vik Arrigoni e per Juliano Mer Khamis.

Potenza di una morte. Asma el Ghoul è lì, di fronte alla polizia di Hamas, che piange Vittorio Arrigoni. Mentre la polizia di Hamas porge gli onori militari a un pacifista. Che contraddizioni… Possiamo ragionare, e bisognerà farlo, sugli interessi che son cresciuti attorno a questa morte. A questo corpo tirato di qua e di là, alla superficiale e francamente stupida e volgare polemica sull’ultimo viaggio di Vittorio Arrigoni, in cui persone che non si sono mai occupate di lui in vita hanno voluto prendere parte a una discussione in cui si sarebbero dovuti astenere dal dire nulla, lasciando alla madre, alla famiglia, il diritto/dovere di decidere. Polemiche a parte, interessi a parte, anche dentro Gaza, c’è uno spicchio della fotografia di questa morte che è rimasto – come spesso succede – nascosto. Ed è la reazione a questa morte. A Gaza, soprattutto. Ma non solo.

E’ per questo che ho scelto, tra le tante, un’immagine che mostrasse i ragazzi. Questo segno di contraddizione, com’è stata la morte di Vik Arrigoni, può essere anche segno di discontinuità, vista la reazione che si è avuta in Palestina, tra tristezza, indignazione, stupore. Non è una morte indifferente, come non lo è stata quella di Juliano Mer Khamis. Se i salafiti hanno voluto mostrare la propria forza, uccidendo uno straniero, hanno nel contempo fatto vedere la loro debolezza. Una debolezza che deriva dal processo messo in moto dalle rivoluzioni arabe. Stay tuned. Non perdete di vista i ragazzi arabi.

La salma di Vittorio Arrigoni è un Egitto. Domani pomeriggio sarà aperta una camera ardente nell’Ospedale Italiano del Cairo, il vecchio ospedale italiano. Un altro segno, quello della storica presenza dell’Italia in Medio Oriente… A Gaza ci sono ragazzi che hanno pianto per il pacifista Vik Arrigoni. Al Cairo ci sarà una camera ardente. E in Italia?

 
 
 

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