13 Giu 2013
Duemila uomini, donne, bambini e neonati sono tenuti in quello che può essere descritto solo come campo di concentramento (tenendo in considerazione la differenza tra campo di concentramento e campo di sterminio). Secondo l’emendamento alla legge contro gli infiltrati adottata nell’ultima legislatura e attualmente pendente alla Corte Suprema, Israele può detenere a tempo indeterminato ogni persona che entra illegalmente nel suo territorio per chiedere asilo. Questi rifugiati, per lo più provenienti da Sudan e Eritrea, chiedono il minimo: tornare nel loro Paese significherebbe per loro la condanna a morte.
Richiedenti asilo eritrei in Israele protestano contro la deportazione nel loro Paese d’origine (Foto: Physicians for Human Rights – Israel)
Il comportamento israeliano è barbaro. Da una parte, costruisce reti elettriche per impedire l’ingresso a persone in fuga dalla fame o dalla morte; dall’altra arresta chi riesce ad entrare e li detiene fino a quando firmano un documento con il quale accettano “volontariamente” la deportazione.
“Una simile legge macchia l’intero sistema legislativo israeliano – si legge in un editoriale di Ha’aretz del mese scorso – trasformando un rifugiato in un criminale”. Israele ha firmato la Convenzione delle Nazioni Unite sullo Status di Rifugiato, ma è ossessionato dalla questione demografica e dal mantenere il carattere ebraico dello Stato. Per risolvere tale contraddizione, Israele nega con cinismo l’etichetta di “rifugiato” a uomini, donne, bambini che sono ovviamente rifugiati e, al contrario, li definisce “infiltrati”. “Infiltrati” era la stessa definizione data negli anni Cinquanta e Sessanta ai gruppi armati palestinesi che tentavano di passare il confine.
Come tanti altri crimini commessi dalle autorità israeliane, anche questo è uno schiaffo in faccia alla nostra storia: migliaia di ebrei provarono a fuggire dalla Germania nazista verso altri Paesi europei, in particolare in Svizzera, ma invano. Le autorità negarono loro lo status di rifugiato a persone che cercavano di fuggire alle persecuzioni e alla morte certa, trattandole come infiltrati.
Come scrive il direttore di Ha’aretz, “il nuovo emendamento non solo viola la legge israeliana e il diritto internazionale, ma contraddice i valori fondamentali di etica e giustizia. La legge contro gli infiltrati e i trattamenti umilianti verso chi fugge dal pericolo macchia l’immagine dello Stato di Israele”. Questa legge è anche uno sputo in faccia alla nostra storia di ebrei.
Michael Warschawski,
Alternative Information Center
Inviato da aicitaliano il Gio, 13/06/2013 – 09:08
http://www.palestinarossa.it/?q=it/content/aic/%E2%80%9Cinfiltrati%E2%80%9D-o-rifugiati-uno-sputo-faccia-alla-storia-ebraica
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