Alto, asciutto, zaino in spalla e variopinto copricapo arabo. E’ nel piazzale di Betlemme, attorniato da ragazzini felici di toccare questo Abu-nonno così visibilmente straniero ma che si rivolge a loro in arabo! E’ l’immagine gioiosa di Lupo solitario, Claudio, un Internazionale che dalla Sicilia ha portato qui la parte migliore dell’Italia.
Sono tre mesi che lui, contadino siciliano di 58 anni, scrive per testimoniare l’impegno quotidiano di scorta a bambini e greggi che sopravvivono in Palestina, stranieri alla propria terra. Leggere le sue lettere è fare un gesto di responsabilità verso i piccoli e i poveri della Terra. Perché dire noi non sapevamo, oggi, sarebbe davvero una bugia inammissibile e colpevole.
Fino ad oggi ha scritto 13 lettere-testimonianza delle situazioni che ha convissuto con la gente di Palestina. Con questo articolo Bopcchescucite inizia la pubblicazione di questi scritti che presentano la quotidianità nei Territori occupati. Ve ne suggeriamo caldamente la lettura.
Irene
Dalla Palestina. 1
Sono arrivato a Ben Gurion nella notte tra sabato 24 e domenica 25 (luglio 2011); avevo conosciuto degli israeliani che erano stati in vacanza nel nostro agriturismo di Alcamo due anni fa e che avevano lasciato un indirizzo e un invito a venirli a trovare; così sono stati il mio lasciapassare per Israele; per la prima notte avevo il telefono di una ragazza di Tel Aviv, nipote di quelli che erano stati da noi; mi hanno ospitato nella notte, in una città con 33 gradi alle due di notte e una umidità tropicale… arrivo a Gerusalemme, …poi a Ramallah …
Qui abbiamo fatto due giorni di training; istruzioni per l’uso. I principi che ci animano, non violenza, organizzazione collettiva, e leadership palestinese; poi la storia delle divisioni in zone A, B e C, ma con i militari invasori che le possono anche spostare; sarebbero una zona a sovranità palestinese, una mista e una solo a controllo delle forze di occupazione. Poi l’addestramento a resistere agli spintoni, agli arresti casuali (di palestinesi), ai tipi di lacrimogeni che sparano, ma anche i proiettili che chiamano di gomma, ma sono acciaio rivestito di un leggero strato di gomma!
In mezzo c’è stata anche la partita, Palestina Tailandia per il girone asiatico dei mondiali 2014; chi avrebbe mai detto che andavo anche allo stadio! una bella costruzione con soldi ONU, attaccata alle muraglie di Qalandia; le scritte lungo tutto il muro sono strabilianti, vertendo sempre sull’apartheid. Comunque una gran bella festa di popolo con così tanti ragazzi e donne, tamburi e bandiere. Intanto ripassavo un po’ di arabo con i ragazzi che avevo intorno…. e ieri il venerdì! il giorno delle manifestazioni.
Ci siamo dislocati in varie località; alcune sono sei anni che fanno la manifestazione e oramai è meno sentita; qualcuna è vero che è riuscita a fare spostare qualche pezzo di muro; sono andato ad un villaggio (Nabi Samwel) circondato da colonie su tutti i lati, per cui ogni uscita della gente è una serie di permessi…. altro che poter andare a lavorare; noi almeno gli serviamo a resistere; i sionisti hanno li un mausoleo di non mi ricordo cosa, giusto all’entrata del villaggio, e così quando decidono ti chiudono dentro completamente; all’una il paesino si è mosso, con sei di noi, due israeliane per la pace e anche Samira Hass che scrive su Haaretz; ci hanno fronteggiato, spintonato, provato a fermare una ragazza (al che abbiamo fatto un quadrato intorno fino a che sono loro che l’hanno mollata); una notevole sudata! poi un rinfresco in una casa palestinese e l’invito a tornare venerdì prossimo, e subito giù in fondo alla valle, a prendere un autobus per Gerusalemme, per arrivare a Sheikh Jarrah, il quartiere est dove continua il braccio di ferro tra arabi e colonizzatori.
C’è una casa di cui metà è stata occupata con un imbroglio e ora la tengono con i denti (più di due anni), anzi ne hanno già preso una di fronte. Anche ieri la manifestazione era di varie centinaia di persone, con anche Luisa Morgantini. La situazione è paradossale, la famiglia araba che sta dietro è sempre assediata, e i nostri hanno una tenda con sempre almeno tre o quattro a tenere la posizione.
Oggi tutti a Nablus, con assemblea organizzativa, problemi economici legati a costi legali, il Ramadan in arrivo, la campagna delle olive a cui prepararsi, per cui sarò io a tenere i contatti con i villaggi e prepararsi dove ci sono i problemi più grossi.
Di pomeriggio invece a Iraq Burin, altro paese assediato dagli occupanti; i militari tengono camionette sulle strade per impedire gli internazionali di salire in paese ad aiutare, per cui siamo saliti correndo in mezzo alle balze e agli ulivi e non ci hanno beccato! Poi verso le sei si è raccolta la gente del paese e siamo saliti verso la collina di fronte, la cui parte superiore è occupata da una colonia che ha preso pezzi di terra; quando chiedo come è possibile, spiegano che gli imbrogli risalgono ancora all’occupazione turca, per cui hai a fare ricorsi legali, continua a rimanere che il più forte occupa.. Noi siamo saliti con megafoni e un bel gruppo di gente, ma oggi la soldataglia si è limitata a guardarci dall’alto, altre volte invece hanno bombardato di lacrimogeni.
Abu Claudio
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