Inviti a Goldstone e minacce di guerra. Il governo Netanyahu sempre più nel caos

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6 apr 2011

Il ministro della Pubblica Sicurezza Aharonovitch e il premier Netanyahu (foto Ap)

Per dirla con un analista israeliano «è iniziata l’implosione del governo Netanyahu». Se sarà davvero così, lo si vedrà. Intanto bisognerà registrare che l’esecutivo dello Stato ebraico sembra aver iniziato una fase pericolosissima di un regime da «liberi tutti». Accentuato dall’inchiesta che pende sulla coppia Netanyahu su presunti viaggi non proprio trasparenti.
 

Per dire. Ieri sono successe nel giro di un paio d’ore due cose che dovrebbero allarmare il premier Benjamin Netanyahu. Nel primo pomeriggio – per bocca del ministro della Pubblica Sicurezza, Yitzhak Aharonovitch – Israele ha messo in guardia contro una nuova operazione sulla Striscia di Gaza. «Il Paese è sull’orlo di un’offensiva simile all’operazione “Piombo fuso” del 2008-09». 

Le parole rilasciate dal ministro ai microfoni della radio israeliana sono arrivate poco dopo le notizie di nuovi colpi di mortaio lanciati da Gaza su Israele e dell’uccisione da parte di un soldato dello stato ebraico di un palestinese che aveva tentato di attraversare il confine. 

Per rendere il messaggio più esplicito, l’ufficio stampa del ministro ha scritto ai giornalisti: «Il ministro intende dire che crede che presto ci sarà un’altra guerra contro Gaza». In tutto questo allarme, però, c’è un piccolo, semplice particolare: il capo del governo non ne sapeva niente. E ha reagito con fastidio alle dichiarazioni di Aharonovitch. 

Finito qui? Non proprio. Perché, sempre nel pomeriggio, il ministro dell’Interno, Eli Yishai, ha pensato bene di invitare ufficialmente in Israele il giudice sudafricano Richard Goldstone, l’autore del controverso rapporto dell’Onu (poi “corretto”) che accusa Israele di crimini di guerra durante l’operazione “Piombo Fuso” a Gaza. Anche qui: il premier non ne sapeva nulla. E non era nemmeno stato avvisato. 

Eli Yishai, ministro dell’Interno e membro dello Shas, il partito ultraortodosso 

Il passo di Yishai, secondo il quotidiano Yedioth Ahronoth, ha suscitato critiche severissime nell’ufficio del premier e nel ministero degli Esteri, che intendono usare l’articolo di Goldstone per lanciare all’Onu una campagna volta a ottenere la revoca del rapporto. 

«Questo invito – hanno detto fonti governative al giornale – è in netto contrasto con tutto quanto si è stabilito di fare e contro la strategia che abbiamo deciso». «Yishai – hanno detto altre fonti – ha agito in modo molto frettoloso, non ha letto fino in fondo l’articolo di Goldstone e non ne ha compreso le nuances e i riferimenti. Ci sono cose problematiche che Goldstone non ha ritrattato». 

Quindi la replica dell’ufficio del ministro dell’Interno: «Il ministro ha rivolto a Goldstone un invito personale e non a nome del governo. Il ministro è convinto che solo con un dialogo diretto sia possibile cambiare la posizione del giudice nei confronti di Israele». Per ora è calato il silenzio. E il gelo. 

© Leonard Berberi

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