Roma, 27 giugno 2011.
Uno a zero per Bi’lin. Il villaggio della Cisgiordania simbolo della resistenza nonviolenta ha vinto la sua prima battaglia: l’esercito israeliano sta smantellando la sezione del Muro di Separazione che corre intorno a Bi’lin.
Dopo sei anni di marce settimanali verso il Muro, gli abitanti di Bi’lin possono festeggiare una piccola grande vittoria: uno dei rari casi in cui il governo israeliano è stato costretto a fare marcia indietro e attenersi alla sentenza dell’Alta Corte. A seguito di due petizioni presentate dal villaggio di Bi’lin, il tribunale aveva infatti stabilito più volte che il percorso del Muro nell’area di Ramallah era palesemente volto ad inglobare terre di proprietà palestinese di modo da annetterle alla vicina colonia ultraortodossa di Modi’in Ilit. Insomma, le ragioni di sicurezza c’entravano ben poco.
(…)Ma tant’è, l’esercito si è dovuto piegare al volere dell’Alta Corte. Da qualche giorno, i bulldozer militari stanno demolendo il Muro, giudicato illegale già nel 2007. E oggi il Muro viene smantellato, il villaggio è in festa, nella speranza che si tratti solo della prima di una lunga serie di vittorie. Perché, come sottolinea il Comitato Popolare di Bi’lin, si tratta del primo passo, la battaglia continua e continuerà fino a quando ogni singolo acro di terra non verrà restituito ai suoi legittimi proprietari. Il colonnello Sa’ar Tzur, comandante della brigata regionale, ha detto ai giornalisti che la distruzione del Muro e la sua successiva ricostruzione costerà 9 milioni di dollari a Israele e farà sì che la barriera corra a 1,6 miglia di distanza dalla colonia di Modi’in Ilit (attualmente si trova a 2 miglia). Il colonnello, lamentando le nuove difficoltà che l’esercito incontrerà nel caso dovesse fermare terroristi sulla via di Gerusalemme, ha parlato delle manifestazioni del venerdì come di atti di violenza incoraggiati da denaro pagato dall’esterno. I residenti di Bi’lin non si fanno intimidire, forti del risultato conquistato: “Continueremo fino a quando non otterremo tutti i nostri diritti – ha detto all’agenzia americana The Associated Press Rani Burnat, 30enne paralizzato dopo essere stato ferito in una manifestazione – Questa barriera non è stata costruita per motivi di sicurezza. Serve a rubare terre e a costruire colonie”.
Nena News
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