REDAZIONE 7 MAGGIO 2013
di Danny Schechter – 6 maggio 2013
Un aereo israeliano bombarda un obiettivo in Siria. La notizia è passata per prima a Fox News (uhm?) da qualcuno dell’amministrazione.
E’ successo di giovedì ma ne sentiamo parlare solo venerdì tardi. Il New York Times assegna tre giornalisti a occuparsi della storia che è pubblicata sul suo sito web a metà mattinata di sabato.
In precedenza, nella stessa giornata, il Presidente Obama, parlando in Costarica, ha dichiarato che non ci saranno truppe di terra in campo in Siria. Ora l’amministrazione dice che sta valutando “opzioni militari”.
Il New York Times di sabato sceglie questo articolo per la prima pagina: “ISRAELE RAFFORZA LA DIFESA DEI CONFINI MENTRE LA SIRIA ESPLODE”.
E così la vicenda è riformulata con Israele dipinto come il difensore, non l’aggressore. Il bombardamento compare nel terzo paragrafo dell’articolo a pagina 1 ma si riferisce solo al bombardamento di “un obiettivo”.
L’articolo iniziale è ora spostato dal Times più dentro nel giornale, in fondo a pagine 10. Il titolo dice: “ISRAELE BOMBARDA LA SIRIA mentre gli Stati Uniti valutano le proprie opzioni militari”.
L’articolo: “Funzionari statunitensi non hanno fornito dettagli sull’obiettivo ma, invece, hanno fatto riferimento a un precedente attacco contro un tentativo siriano di consegna di materiale militare a Hezbollah”. Non è citato che il rapporto originale sottostimava la portata dei danni alla Siria causati dal bombardamento israeliano.
La Reuters era informata meglio: “Israele ha condotto un attacco aereo prendendo di mira una spedizione di missili inSiria destinati a Hezbollah nel vicino Libano”.
Il New York Times non cita la reazione del Libano, che ha diffuso una dichiarazione riferita dalla BBC in cui ha denunciato l’attacco come illegale e come una violazione del suo spazio aereo. Abbiamo dovuto aspettare fino a domenica per la reazione della Siria, riferita dall’AP:
“La Siria ha condannato gli attacchi aerei israeliani contro obiettivi nei pressi di Damasco, affermando che gli attacchi mirano ‘a dare sostegno militare a gruppi terroristici’ che combattono il governo”.
Il ministro degli esteri siriano ha anche detto domenica, in una lettera indirizzata alle Nazioni Unite e al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, che l’”aggressione israeliana” ha ucciso e ferito numerose persone e “causato diffuse distruzioni”.
Il governo siriano fa riferimento ai ribelli che cercano di rovesciare il regime del Presidente Bashar Assad come a “terroristi”. Apparentemente nessuno ha detto all’AP che molti dei “ribelli” sono in realtà collegati ad al-Qaeda.
La CNN ha comunicato: “Agenzie dei servizi d’informazione statunitensi e occidentali stanno esaminando dati segreti che dimostrano che Israele molto probabilmente ha condotto (corsivo mio) un attacco tra giovedì e venerdì, secondo entrambi i funzionari. E’ lo stesso arco di tempo in cui gli USA hanno raccolto dati aggiuntivi che dimostrano che Israele aveva in volo un elevato numero di aerei da combattimento sul Libano.”
“Un funzionario ha affermato che gli Stati Uniti disponevano al momento di informazioni limitate e non erano in grado di confermare che quelli citati erano gli aerei specifici che avevano condotto l’attacco. In base a tali indicazioni iniziali, gli Stati Uniti non ritengono che aerei militari israeliani abbiano violato lo spazio aereo siriano per condurre gli attacchi.”
“ … Il sito web dell’esercito libanese ha elencato 16 voli di aerei militari israeliani penetrati nello spazio aereo libanese da giovedì sera a venerdì pomeriggio, ora locale.”
The Times of Israel ha successivamente confermato l’attacco aereo, aggiungendo: “I funzionari hanno detto che la spedizione non era di armi chimiche, bensì di armi che avrebbero ‘cambiato lo scenario’ destinate al gruppo terroristico Hezbollah. Un funzionario ha dichiarato che l’obiettivo era una spedizione di missili avanzati terra-terra a lunga gittata.”
Un giorno dopo, sabato, l’Iran è stato improvvisamente trascinato nella vicenda dal New York Times che ha scritto: “Aereo israeliano ha bombardato giovedì un obiettivo in Siria per bloccare il canale degli armamenti dall’Iran a Hezbollah.”
Domenica è stato riferito un nuovo attacco: un’agenzia di stampa siriana afferma che i missili hanno preso di mira un sito presso Damasco. Altre fonti hanno riferito molti attacchi.
L’amministrazione Obama può aver incoraggiato gli attacchi israeliani quando il Presidente Obama in quella che ora si dice sia stata un’osservazione inattesa “a braccio” ha appoggiato l’idea che la Siria può aver superato una certa “linea rossa”, nonostante un’ammessa mancanza di prove.
Tale “errore” – una macroscopica accettazione della linea israeliana – è ora biasimato sulla prima pagina del New York Times per aver “messo in difficoltà gli Stati Uniti”, limitando le nostre opzioni.
Traduzione: il Presidente è incorso in un “lapsus”. Ulteriore traduzione implicita: ha fatto una cazzata!
Dopo l’ultimo bombardamento israeliano della Siria, il 31 gennaio, l’Iran aveva ammonito: “Israele si pentirà dei suoi attacchi contro la Siria.” Il Telegraph scriveva: “Il viceministro degli esteri iraniano ha ammonito circa gravi conseguenze per Tel Aviv.”
I politici statunitensi di destra avevano giù cominciato a fare il tifo per la vicenda.
Politico scriveva: “Il senatore della Carolina del Sud Lindsey Graham ha detto a una folla qui, venerdì sera, che Israele ha bombardato la Siria.”
Graham, un Repubblicano che è membro del Comitato del Senato sulle Forze Armate stava tenendo un discorso alla cena annuale dell’”Elefante d’Argento” di raccolta fondi del Partito Repubblicano della Carolina del Sud. Ha citato l’attacco di passaggio, all’intero di un lungo discorso sulla politica della sicurezza nazionale statunitense.
“Israele ha bombardato la Siria stasera”, ha detto piattamente Graham, prima di passare a un lungo, lugubre discorso sulla minaccia rappresentata da un Iran nucleare.
Si può avvertire il sentore di ulteriori aggravamenti e di una guerra più vasta in arrivo. Le organizzazioni giornalistiche statunitensi stanno esitando, ma accettano la versione israeliana anche se Israele sembra farla trapelare, piuttosto che dichiararla appieno.
In questo ci sono due aspetti importanti: quale sia il gioco finale e perché sembri più riguardare la preparazione di una guerra all’Iran piuttosto che alla Siria.
Nel 2007 Seymour Hersh ha scritto di quello che ha chiamato un “cambio di rotta” della strategia israeliana:
“Per indebolire l’Iran, che è prevalentemente sciita, l’amministrazione Bush ha deciso, in effetti, di riconfigurare le proprie priorità nel Medio Oriente. In Libano l’amministrazione ha collaborato con il governo dell’Arabia Saudita, che è sunnita, in operazioni clandestine che sono intese a indebolire Hezbollah, l’organizzazione sciita appoggiata dall’Iran. Gli Stati Uniti hanno anche preso parte a operazioni clandestine dirette contro l’Iran e la sua alleata Siria. Un sottoprodotto di queste attività è stato il rafforzamento dei gruppi estremisti sunniti che sposano una visione militante dell’Islam e sono ostili agli Stati Uniti e simpatizzanti di al-Qaeda.”
Aggiunge Tony Cartalucci su ICH: “In realtà la spiegazione israeliana del motivo per cui ha attaccato la vicina Siria è tenue, a dir poco, considerando il suo lungo, documentato rapporto con l’effettivo finanziamento e armamento degli stessi “gruppi terroristici” nelle cui mani teme cadano le armi.”
La seconda cosa che preoccupa è la questione dell’affidabilità delle notizie giornalistiche, compresi i resoconti di gruppi per i diritti umani che possono trovarsi sotto la pressione dei finanziatori perché usino una mano più leggera con Israele rispetto alla Siria. Scott Long, un ex dirigente di Human Rights Watch spiega la natura dei pregiudizi in un recente articolo.
Segnala la Electronic Intifada: “Il resoconto di Long indica che HRV osserva una sorta di falso equilibrio in cui deve artificialmente generare critiche ai palestinesi solo al fine di compensare le critiche alle più gravi e più frequenti violazioni dei diritti umani e ai crimini di Israele.”
Scrive Long: “Human Rights Watch, presso la quale ho lavorato per molti anni, tende tutti i suoi muscoli per essere completamente obiettivo su Israele/Palestina, uno sforzo che non gli ha mai conquistato una briciola di credito da parte dello schieramento militante filo-israeliano. I suoi comunicati su Israele e la Palestina sono gli unici, nell’intera organizzazione, che sono regolarmente rivisti dallo stesso direttore esecutivo. Un’aritmetica formale impone che ogni comunicato stampa o rapporto che critichi Israele debba essere accompagnato da un altro che critichi l’Autorità Palestinese o Hamas o, se ciò non è possibile (l’Autorità Palestinese dispone a malapena di un’autorità in grado di violare i diritti di qualcuno) almeno uno degli stati arabi circostanti.
Un approccio matematico all’obiettività può aiutare i ragionieri a individuare le frodi o i capitani a tenere a galla la nave, ma quel tipo di equilibrio appare ridicolo nel mondo politico, dove l’incessante fluidità dell’agire vanifica le illusioni della contabilità in partita doppia. (La sollecitazione a un “embargo contro le armi” a “tutte le parti” è un esempio eccellente di “obiettività” che avvantaggia una parte molto più dell’altra).”
Dunque ecco come stanno le cose: una vicenda dell’ultima ora, confusi articoli partigiani a favore di Israele e notizie che sono fatte filtrare per mantenere l’indignazione concentrata su presunte violazioni dei diritti umani da parte di paesi che Washington detesta.
Il commentatore d’attualità Danny Schechter è redattore di Mediachannel.org. Scrive per Newsdissector.net. Commenti a dissector@mediachannel.org
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2013 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0
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