Israele: democrazia o fobocrazia?

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3 LUGLIO 2013     PUBBLICATO DA ILARIA BRUSADELLI

 

Ci sono stata al Muro del pianto. Se oggi dovessi tornarci, non potrei non pensare a Ben Shlush, il 46 enne ebreo ucciso da una guardia il 21 giugno scorso.
L’errore di Ben Shlush è stato urlare Allāhu Akbar “Allah è il più grande” e portare la mano alla tasca. Un gesto che ha spesso preceduto gli attacchi terroristici islamici.
Viaggiare per conoscere e conoscere viaggiando permette di contestualizzare ogni notizia, attingendo a suoni, profumi, immagini nella memoria.

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Vedo il check point prima di accedere al Muro, dove meccanicamente poso borsa, macchina fotografica, felpa. “Miss, non siamo all’aeroporto, non è necessario” mi dice arrogante un militare. Probabilmente non sa che nei giorni precedenti sono entrata e uscita dai check point che spezzano la Palestina quindi so come funziona un check point. Immagino che, a Gerusalemme, questo trattamento venga riservato solo a chi ha la pelle olivastra e la barba lunga, per non turbare i turisti.

Vedo uomini e donne in religioso silenzio camminare tra il chiasso dei turisti. Uomini e donne che poi si dividono: gli uomini verso i 48 m a loro riservati, le donne verso i loro 12 metri concessi.

Vedo le donne purificarsi prima di andare verso il muro lavandosi le mani a una fontana. Vedo le donne avvicinarsi al muro, pregare e poi tornare sui loro passi camminando all’indietro, per non dare le spalle a uno dei simboli più sacri per gli ebrei.

Non lo posso vedere perché donna ma ne ho visti talmente tanti come lui che non mi è difficile immaginare quella guardia, così simile ai soldati “poco più che ragazzini” che girano Gerusalemme con un mitra alla cintola. Soldati capaci di incutere terrore non meno di quello che può provare lui stesso.

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E poi vedo Ben Shlush che, stando alla foto pubblicata da The Times of Israel, aveva la pelle olivastra e la barba, era un frequentatore del Kotel (Muro del pianto, ndr) «alcuni lo descrivevano come un uomo mentalmente instabile – scrive il giornale – ma innocuo».

Va oltre il mio sguardo, dietro quella parete che separa uomini e donne. Sento un grido, “Allāhu Akbar” e una decina di colpi di pistola.

Difficile credere che quella guardia protegge il simbolo di quella che viene definita “l’unica democrazia in Medio Oriente“.

Piuttosto chiamerei Israele la più grande “fobocrazia”. La paura al potere, paura di cui è ormai ammalato il governo israeliano e che miete sempre più vittime, ormai non più solo tra il popolo palestinese ma anche nel suo stesso popolo.

 

di Ilaria Brusadelli

Foto di Marco Besana

 

http://www.lavocedinomas.org/news/israele-democrazia-o-fobocrazia

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