ISRAELE E RISPOSTA HEZBOLLAH, GUERRA ED OPPORTUNISMI ELETTORALI

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Hezbollah attacca obiettivi oltre confine in risposta ai droni inviati nei giorni scorsi da Tel Aviv su Beirut. L’Onu lancia un appello alla calma. Dopo giorni di tensione, la crisi fra Israele e Libano è esplosa con un attacco partito dal Sud del Paese dei cedri.

Dopo i raid di Israele su Siria, Libano, Iraq, la riposta Hezbollah

AGI (Agenzia giornalistica Italia) – Lorenzo Forlani – «Tensione altissima al confine tra Israele e Libano. Hezbollah ha lanciato missili anticarro contro una base militare israeliana nei pressi della caserma di Avivim (nel nord di Israele), rivendicando di aver distrutto un veicolo militare e di aver ucciso e ferito gli occupanti. Israele ha risposto lanciando 40 razzi secondo fonti libanesi, un centinaio secondo i militari dello Stato ebraico, sui dintorni del villaggio di Maroun al Ras, Aitaroun e Yaroun, all’interno del distretto di Bint Jbeil».

«Secondo l’esercito israeliano sono stati invece lanciati più missili ma non ci sono stati feriti. […] un drone israeliano ha rilasciato alcuni ordigni nei pressi di un’area boschiva a Bastara, a ridosso delle Shebaa Farms, nel sud del Libano, costringendo alcuni residenti ad evacuare l’area. La scorsa settimana Israele ha colpito alcuni obiettivi iraniani utilizzando proprio dei velivoli senza pilota in Iraq, in Siria e in Libano».

«L’Unifil fa sapere attraverso il suo portavoce Andrea Tenenti che le truppe Onu stanno “monitorando il conflitto a fuoco a cavallo della Blue line”, mentre il Capo missione, gen. Stefano Dal Col, fa sapere di essere in contatto con le parti affinché “pongano fine a queste attività ed esercitino la massima moderazione”».

Netanyahu: “La Cisgiordania occupata sarà parte di Israele” (reuters). Così ha ripetuto il premier israeliano in vista delle elezioni del 17 settembre

Piero Orteca decifra Israele

Momentaneamente raffreddatosi il fronte del Golfo Persico e il confronto con l’Iran, Israele cambia obiettivo e si rivolge contro Hezbollah in Libano. Smentendo l’autorevole Times, fonti vicine ai servizi segreti israeliani fanno sapere che il vero obiettivo dell’attacco dei droni israeliani su Beirut, la scorsa settimana, non era una fabbrica di missili, ma più semplicemente “un alto ufficiale di collegamento” inviato da Teheran. Si trattava, insomma, di un’operazione che nel gergo dell’intelligence si chiama di “assassinio mirato”. Probabilmente, l’interpretazione data dal quotidiano londinese è dovuta agli spifferi di corridoio che descrivono la nuova strategia di “counterterrorism” adottata da Gerusalemme sul Golan.

Ancora ‘Difesa preventiva’

Un ambizioso piano di difesa preventiva, affidato direttamente alla supervisione del Capo di Stato maggiore, generale Aviv Kochavi. Un piano che riguarda soprattutto i razzi che Hezbollah fa piovere sulla Galilea, di tanto in tanto. Il problema di fondo è uno: i servizi segreti israeliani temono che in queste due settimane che ci separano dalle elezioni generali nello Stato ebraico, i potenti miliziani sciiti possano passare all’offensiva, con un attacco definito “di saturazione”, portato attraverso vettori di ogni tipo, grazie ai razzi di cui sono abbondantemente forniti.

L’attacco limitato di ieri

Sembra che si siano già svolti colloqui informali tra i responsabili delle forze armate israeliane e le milizie dello sceicco Nasrallah, in cui sarebbe stata contrattata una forma limitata di rappresaglia (si è arrivati anche a questo, tra i paradossi e le assurdità di questa guerra). Gerusalemme ribadisce la sua rappresaglia massiccia. Netanyahu si copre le spalle, non tanto per una strategia squisitamente militare, quanto piuttosto perché teme di perdere le elezioni. Il premier israeliano ha messo in moto anche una specie di catena di Sant’Antonio in politica estera, per guardarsi da possibili rogne in arrivo dal fronte sud. Cioè dalla Striscia di Gaza.

Da Trump ad Al Sisi

Con una specie di gioco delle parti, gli israeliani hanno chiesto a Trump di farsi sentire con il Presidente egiziano El sisi, invitandolo a stringere la cinghia di Hamas e della Jihad Islamica. In pratica, l’Egitto ha messo in guardia i miliziani di Gaza, invitandoli alla calma durante il periodo delle elezioni israeliane, per evitare contraccolpi politici devastanti a Netanyahu. Dal canto suo, il generale Kochavi ha fatto sapere di avere “mani libere” e di volere condurre, in qualsiasi momento, un’offensiva preventiva contro Hezbollah. Gli osservatori segnalano che il livello d’allerta delle truppe con la stella di David segna rosso fisso e che, in qualsiasi momento, il fronte libanese può prendere fuoco con un intervento israeliano massiccio, se non con una vera e propria invasione del Libano.

La ‘quasi guerra’ elettorale

Un’altra mossa di Kochavi è stata quella, che potrebbe sembrare paradossale, di rivelare le informazioni in possesso dei suoi servizi segreti e di far capire a Hezbollah e alle brigate iraniane Al-Qods di essere state infiltrate da spie a tutti i livelli. Per cui i loro piani, sarebbero ormai di dominio pubblico e conosciuti da Gerusalemme in tutti i dettagli. Secondo gli analisti, Hezbollah avrebbe in mente una guerra d’attrito con lanci limitati ma continui di missili e razzi contro la Galilea, sul modello seguito dai ribelli sciiti Houthis, nello Yemen, contro l’Arabia Saudita. L’avvertimento di Kochavi vuole evitare tutto questo e soprattutto vuole impedire che l’Iran possa decidere di scatenare un’offensiva massiccia di Hezbollah proprio durante le elezioni a Gerusalemme, con tutte le ripercussioni ipotizzabili sulla coalizione di centro-destra guidata da Netanyahu.

AVEVAMO DETTO

 

Israele e risposta Hezbollah, guerra ed opportunismi elettorali

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