28 nov 2017
“È una legge ad personam per Netanyahu”
di Roberto Prinzi
Roma, 28 novembre 2017, Nena News – I palestinesi e le organizzazioni che li rappresentano pagheranno il triplo degli israeliani se presenteranno petizioni alla Corte suprema israeliana. È questa la proposta che domani Yoav Kisch (Likud) presenterà alla Commissione della Knesset. Secondo quanto ha dichiarato Kisch al quotidiano israeliano HaAretz, l’innalzamento dei costi per le petizioni (da 510 dollari attuali a 1.500) servirà a fermare l’“Intifada legale” portata avanti dai palestinesi e dai loro rappresentanti “inondando” il massimo tribunale israeliano di ricorsi contro la demolizione delle loro case costruite senza permessi.
La proposta, indirizzata ufficialmente ai non-israeliani e a quelli che li rappresentano, non riguarda però gli stranieri che fanno richiesta di immigrare nello stato ebraico o di ottenere la cittadinanza. “Il nuovo fronte delle organizzazioni dei diritti umani contro Israele – ha spiegato Kisch – è allagare il sistema giudiziario israeliano con migliaia di petizioni contro la demolizione degli edifici illegali. Siamo di fronte ad una Intifada legale che minaccia la Corte suprema. Parliamo di più di 1.000 richieste in un anno che sono inviate da o a nome dei palestinesi. L’innalzamento dei costi per chi non è un cittadino israeliano ridurrà il fenomeno”.
Affinché la sua proposta possa avere effetto immediato, Kisch dovrà ottenere ora sia il sostegno della ministra di Giustizia Ayelet Shaked (Casa Ebraica) che della Commissione Giustizia, legge e Costituzione. Al momento – scrive HaAretz – il likudnik non gode di un appoggio pieno: Shaked, infatti, sembrerebbe opporsi al testo e solo 5 membri su 11 della Commissione hanno dato parere positivo e firmato la bozza.
Ieri sera, intanto, dopo ore di acceso dibattito, è passata in prima lettura alla Knesset una proposta di legge che vieta alla polizia di mandare le proprie raccomandazioni ai pm quando ritiene che ci siano i margini per incriminare qualcuno, così come le vieta di pubblicare informazioni o rendere note le sue conclusioni investigative attraverso i media. La bozza, inoltre, prevede un anno di prigione per gli inquirenti che fanno trapelare le notizie. Per diventare legge, la bozza deve passare ora altre due letture nel plenum del Parlamento.
Il testo, promosso dal parlamentare David Amsalem del Likud, è considerato da stampa e dall’opposizione come un tentativo palese di proteggere Netanyahu dalle possibili conseguenze pubbliche che potrebbero derivare qualora la polizia dovesse trovare prove sufficienti per giustificare le accuse contro di lui nei due casi di corruzione in cui è indagato.
Amsalem si è difeso: la bozza non protegge Netanyahu, ma i “14.000 israeliani che ogni anno sono indagati dalla polizia, ma contro i quali alla fine non viene formalizzata alcuna accusa”. “L’80% dei casi in cui la polizia decide di scrivere una raccomandazione sostenendo che c’è una chiara base legale [per procedere] – ha motivato Amsalem – sono chiusi. Cosa succede però intanto? L’intera vita di un uomo è rovinata perché viene già considerato colpevole”.
L’opposizione è insorta. “Un primo ministro che è pulito dovrebbe dire ‘su continuate, pubblicate’, ‘non ci sarà niente perché non c’è niente’. Non tutti sono corrotti, ma quelli che proteggono la corruzione lo diventano” ha detto Tzipi Livni del Campo sionista. Duro è stato il leader di Yesh Atid, Yair Lapid, dato nei sondaggi testa a testa con il Likud di Netanyahu. “Se [la proposta di Amsalem] diventa legge, faremo una petizione alla Corta suprema. Nena News
Roberto Prinzi è su Twitter @Robbamir
ISRAELE. Il governo prova a triplicare i prezzi delle petizioni per i palestinesi
http://nena-news.it/israele-il-governo-prova-a-triplicare-i-prezzi-delle-petizioni-per-i-palestinesi/
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