Domenica il governo di Tel Aviv annuncerà il rilascio di altri 26 detenuti palestinesi e nuovi piani di espansione coloniale. La Ashton ad Abbas: unità con Hamas.
Nella stessa riunione, però, si tratterà anche della costruzione di nuove unità abitative per coloni nei Territori Occupati. Già ieri il ministro dell’Abitazione, Uri Ariel, aveva dato seguito all’appello del premier israeliano sulla centralità di Hebron per lo Stato di Israele, annunciando la costruzione entro l’anno di altre 100 case per coloni nella città palestinese.
Le colonie, negoziato o meno, non vengono messe in discussione. Nel 2013 il numero di progetti approvati è il 70% in più dell’anno precedente (duemila gli appartamenti approvati ad agosto, poche settimane dopo la ripresa del negoziato), un dato che da solo dimostra la mancanza di volontà da parte israeliana. Come già accaduto nel 1993, la leadership palestinese non ha alcuna voce in capitolo nella definizione delle precondizioni al dialogo. E se Ramallah insiste sullo status di Gerusalemme e la necessità di congelare l’espansione coloniale israeliana, lo sponsor americano tace. Le colonie aumentano, Israele rafforza la sua posizione e Washington non fa alcuna pressione su Tel Aviv.
La divisione Hamas-Fatah
Interviene anche l’Unione Europea: ieri la rappresentante agli Affari Esteri della UE, Catherine Ashton, in un incontro con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, è tornata a chiedere a Ramallah la fine della divisione politica con Hamas.
La Ashton ha sottolineato l’importanza dell’unità nazionale per poter giungere alla creazione di uno Stato palestinese, un’unità in stallo dal 2006, anno della vittoria del movimento islamista alle elezioni legislative e della separazione dei Territori Occupati in due enclavi: Gaza e Cisgiordania.
Da tempo ormai Fatah e Hamas tentano un riavvicinamento, firmando accordi e promettendo intese. Nessun tipo di traguardo è stato mai raggiunto, con le due fazioni arroccate a difendere i propri interessi nelle enclavi che controllano. In Cisgiordania prosegue la repressione contro militanti di Hamas, a Gaza lo stesso, mentre i tentativi di formare un governo ad interimin vista delle tanto attese elezioni nazionali vengono costantemente bloccati sul nascere da decisioni unilaterali.
Nei giorni scorsi, durante la festa musulmana del Sacrificio, il premier di Gaza Meshaal ha fatto appello a Fatah per un’insurrezione comune contro l’occupante israeliano, volta a liberare la Città Santa di Gerusalemme. Fatah da parte sua si è detto intenzionato a sedersi allo stesso tavolo con la controparte. Parole, parole, parole, mai concretizzatesi che non fanno altro che rafforzare la posizione israeliana, alle prese con una leadership palestinese debole, frammentata e aggrappata ad interessi di parte. Nena News
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