Israele: no a riunificazioni familiari palestinesi

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Monday, 23 January 2012 08:52 Adalah per l’Alternative Information Center

 Una mamma palestinese con suo figlio (Foto: flickr/frecklebaum) 

La scorsa settimana, la Suprema Corte israeliana ha confermato la costituzionalità della Legge di Cittadinanza, che limita gravemente la possibilità per gli arabi cittadini d’Israele di vivere in Israele con i propri consorti palestinesi residenti nei Territori Occupati o in “Stati nemici” (definiti per legge: “Siria, Libano, Iran e Iraq”).

Migliaia di famiglie palestinesi colpite da una simile legge sono ora costrette a trasferirsi altrove, a vivere divise o a risiedere illegalmente in Israele. Nell’opinione di Adalah (Centro Legale per la Tutela dei Diritti della Minoranza Araba in Israele) , la Corte Suprema ha approvato una legge che non esiste in nessun altro Paese democratico del mondo, deprivando dei cittadini del diritto di mantenere la propria vita familiare in territorio israeliano solo sulla base dell’etnia o della nazionalità del consorte. Una simile legge dimostra quanto la situazione dei diritti civili della minoranza araba in Israele stia declinando ad un livello molto pericoloso e senza precedenti.

Gli undici giudici della Corte Suprema si sono profondamente spaccati sul caso. Il via libera alle legge è passato per un solo voto: 6 contro 5, sei giudici a favore – Rivlin, Grunis (il nuovo presidente a partire da marzo), Naor, Rubistein, Melcer e Hendel – e cinque contrari – l’attuale presidente Beinisch, Hayut, Levy, Jubran e Arbel. La maggioranza della corte ha stabilito che anche se la legge in questione danneggia i diritti costituzionali di cittadini israeliani come il diritto all’uguaglianza, tale danno è da considerarsi giusto perché non viola la Legge Israeliana.

Con tale decisione, la Corte Suprema ha preso una posizione anche in merito ad una serie di petizioni sottoscritte da Adalah, dall’Associazione per i Diritti Civili in Israele e da altre organizzazioni. I legali di Adalah, Hassan Jabareen e Sawsan Zaher, hanno presentato una petizione alla corte nel maggio 2007 a favore di due famiglie arabe contro il Ministero degli Interni e il Procuratore Generale, chiedendo la cancellazione di un emendamento del 2007 alla legge. L’emendamento allargava l’applicazione della legge esistente al fine di includere non solo i palestinesi residenti nei Territori, ma anche i cittadini di “Stati nemici”, ovvero Siria, Libano, Iraq e Iran, e “coloro che vivono in un’area in cui sono in atto operazioni che costituiscono una minaccia allo Stato di Israele”. Seguendo tale emendamento, il governo israeliano ha imposto il divieto per tutti i residenti di Gaza a ricevere un qualsiasi permesso legale per entrare in Israele.

La decisione di vietare le riunificazioni familiari di palestinesi risale al maggio 2002 e fu presa dal Ministero degli Interni; successivamente, nel luglio 2003 la Knesset ha trasformato tale politica in legge. La Corte Suprema ha rigettato le petizioni presentate contro la legge originale del 2003 da parte di organizzazioni per i diritti umani, come Adalah.

In quella petizione Andalah sottolineava come la legge creava tre diversi percorsi di naturalizzazione nello Stato di Israele. Il primo, il più importante, è quello per gli ebrei che possono ottenere la cittadinanza immediatamente e automaticamente grazie alla Legge del Ritorno del 1950. Il secondo è diretto agli stranieri a cui si applica una procedura di normalizzazione graduale, permettendogli di ottenere la residenza o la cittadinanza dopo quattro anni dall’avvio della pratica. Il terzo, il più difficile, è rivolto ai consorti di palestinesi cittadini israeliani, mogli e mariti residenti nei Territori Occupati, in Siria, Libano, Iran e Iraq. Adalah ha spiegato come la creazione di tre diverse procedure, basate essenzialmente sulla nazionalità del richiedente, costituisce discriminazione razziale e contraddice sia il principio di uguaglianza che precedenti sentenze della Corte Suprema.

Nel marzo 2009, Adalah ha presentato le opinioni di tre esperti legali internazionali, dall’Inghilterra, il Sud Africa e dalla Open Society Justice Initiative, che argomentavano come la Legge di Cittadinanza violi il diritto alla vita familiare e sia discriminatoria e incostituzionale.

Tradotto in italiano da Emma Mancini (Alternative Information Center)

http://www.alternativenews.org/italiano/index.php/topics/11-aic-projects/3379-israele-no-a-riunificazioni-familiari-palestinesi

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