Friday, 10 February 2012 15:31 Gisha per l’Alternative Information Center
I pomodori rappresentano una minaccia per la sicurezza di Israele? Improbabile. Tuttavia, Israele non permetterà che i pomodori di Gaza possano essere scaricati in Israele o in Cisgiordania. Tuttavia potranno passano attraverso Israele e la Cisgiordania occupata. (Foto illustrativa: flickr / La Grande Farmers’ Market)
Lunedì scorso Israele ha permesso l’esportazione di tre camion carichi di pomodori dalla Striscia di Gaza all’Arabia Saudita, ma ha vietato ai camion di scaricare le merci in Israele e in Cisgiordania, i loro mercati naturali.
Nonostante il fatto che nel loro cammino verso l’Arabia Saudita, i camion passeranno attraverso Israele e la Cisgiordania, Israele continua a vietare in queste aree, come parte della sua “politica di separazione”, la vendita di merci provenienti da Gaza.
L’esportazione da Gaza viene mantenuta a livelli minimi – la media dell’anno scorso è stata di un carico al giorno – a causa degli elevati costi di spedizione e la bassa domanda all’estero. Prima del divieto di vendere prodotti in Israele e in Cisgiordania, i residenti di Gaza esportavano in media 90 camion al giorno.
I pomodori appartengono a Rauf Abu Abed Al Safar, un residente di Gaza che è proprietario della Società Abu Safar che esporta frutta e verdura. Prima del 2007, Abu Safar vendeva ogni anno centinaia di camion carichi di ortaggi soprattutto in Israele e in Cisgiordania. A causa degli alti costi di spedizione verso l’Arabia Saudita e i lunghi ritardi al valico di Kerem Shalom, Abu Safar afferma che molto probabilmente perderà molto denaro per questa decisione, il suo primo tentativo da quando è stato posto il divieto nel 2007.
Gisha accoglie con favore lo sviluppo di nuovi mercati per i prodotti di Gaza. Ricordiamo, tuttavia, che i prodotti di Gaza hanno già mercati consolidati e clienti in Israele e in Cisgiordania, dove prima del 2007 veniva venduto più dell’85% dei prodotti in uscita da Gaza. La ripresa economica nella Striscia di Gaza dipende dall’accesso ai mercati in Israele e la Cisgiordania.
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Tradotto in italiano da Marta Fortunato per l’Alternative Information Center (AIC)
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