Israele non può proporre l’occupazione con un referendum di Gideon Levy

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Ecco il meglio della democrazia israeliana: la popolazione deciderà del prossimo accordo di pace e lo scopo è evidente: differire il più a lungo possibile l’arrivo di quel giorno. Un referendum con un quesito palesemente immorale, e oltre alla beffa, l’inganno: soltanto noi, esponenti del popolo eletto, decideremo della sorte di un altro popolo che per generazioni ha vissuto sotto occupazione e tutto questo osiamo chiamarlo democrazia.

Tutta la questione oggetto del referendum è immorale. Se proseguire o no l’occupazione diventa oggetto di un voto: come se fosse concepibile far votare su una cosa simile. Si chiederà alla popolazione chi voglia continuare l’occupazione e chi invece sia contrario.
Pensare che solo noi possiamo decidere se i siriani residenti nel Golan e i palestinesi della West Bank e di Gaza debbano ottenere il diritto all’autodeterminazione e le libertà fondamentali è del tutto assurdo e prova quanto in questo paese i valori della moralità e della giustizia siano ormai pervertiti e distorti. Un fatto elementare è da lungo tempo dimenticato, come se non fosse mai esistito: ciò di cui stiamo parlando è una conquista illecita, che nessuno Stato al mondo riconosce.
Stando così le cose, gli israeliani non hanno il diritto di discutere il futuro dell’occupazione. Questo fatto incontrovertibile è percepito qui come una convinzione errata, poiché tutto ciò che rientra nel diritto internazionale è bandito come inganno o antisemitismo.
Se si dovesse indire un referendum, questo dovrebbe riguardare la sola questione importante: uno o due Stati?
Il referendum dovrebbe concernere questi due soli punti legittimamente ammissibili: la concessione di complete libertà civili alla popolazione conquistata, ovvero la fine dell’occupazione. Volete davvero un referendum? Se sì, questo è il solo problema pertinente. Volete la democrazia? Se sì, tutti devono essere interrogati, anche i palestinesi.
Purtroppo questi pensieri sono anni luce lontani dalla mentalità israeliana; sono considerati proibiti, e noi abbiamo costruito un nostro immaginario nel quale siamo i soli attori. Il referendum sostenuto da Netanyahu e dal suo governo ha il solo scopo di creare nuovi ostacoli per bloccare un accordo di pace ed esimere una leadership codarda dai suoi doveri.
Il governo attuale e quelli analoghi che l’hanno preceduto non hanno mai indetto un referendum sull’edificazione degli insediamenti, scelta non meno fatale dell’annessione del territorio; né hanno tenuto referendum sull’annessione del Golan e di Gerusalemme Est o sulla cessazione delle guerre. Nessuno di questi atti era motivo sufficiente per indire un referendum; invece per decisioni correnti è improvvisamente necessario il consenso della gente, a quanto pare nella speranza che questa blocchi qualsiasi concessione.
Intanto non c’è né un accordo di pace né un referendum, e il danno cresce. D’altra parte il mondo sta a guardare come Israele stia accumulando gli ostacoli e le difficoltà per mandare a vuoto qualsiasi accordo di pace.
Questa è la vera questione: Che diavolo volete tutti quanti e dove stiamo andando? Si continuerà a edificare insediamenti, l’occupazione sarà sempre più profonda e si consoliderà – e allora?

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