Scritto da Associazione Giovedì 17 Gennaio 2013 10:48
Haaretz.com
24.12.2012
http://www.haaretz.com/opinion/we-are-all-eishtons.premium-1.489514
di Aluf Benn
Non ho la minima idea di chi sia in realtà il blogger che va sotto il nome di Eishton. Ciò che so è che il suo lavoro giornalistico è serio e professionale. Egli solleva dubbi, fa domande, raccoglie informazioni pubblicamente disponibili e segrete, chiede risposte, e com’è d’uso nel giornalismo via internet, fornisce i link alle sue fonti e ottiene un valido aiuto dai suoi lettori nell’ampliare la portata del suo lavoro.
Due settimane fa, circa, Eishton è stato convocato dagli agenti investigativi della polizia militare e dalla polizia di Israele per essere interrogato per provare a scoprire chi è stato a fornirgli le informazioni e i documenti connessi con le morti di soldati delle Forze di Difesa di Israele (IDF). Il mio collega Barak Ravid ha pubblicato l’articolo, che ha destato un certo interesse sulla faccenda, ma che la maggior parte dei mezzi di informazione ha ignorato. A loro avviso, Eishton non faceva parte del club. Era piuttosto un dilettante che correva il rischio di affrontare un testa a testa con l’establishment della difesa. E proprio questo è stato il suo problema.
L’inchiesta militare su Eishton è stata conseguente al suo essersi interessato di una semplice questione: Chi erano le 126 persone che lo scorso anno sono state aggiunte alla lista ufficiale di coloro che sono stati uccisi in difesa del paese o che sono risultate vittime di atti terroristici? Gli era risultata subito evidente che la stragrande maggioranza di coloro che erano sulla lista non erano morti in scontri con il nemico o in atti terroristici. Di fatti si trattava di funzionari di polizia che erano periti a seguito di malattie letali o di altri che erano deceduti diverso tempo prima ed erano stati considerati come caduti dell’esercito in modo retroattivo. Eishton aveva rilevato imbarazzanti discrepanze tra i numeri forniti dal Ministero della Difesa e le informazioni riportate sul sito web della commemorazione ufficiale Yizkor del governo.
Eishton era giunto alla conclusione che il suicidio risultava essere una delle cause primarie di morte nell’IDF. “Circa ogni due settimane, un soldato si suicida,” aveva scritto. Se ci fosse stato un Premio Pulitzer israeliano, sarebbe stato conferito all’inchiesta di Eishton. E lui è causa di imbarazzo non solo per le autorità, ma anche per noi giornalisti professionisti che riferiamo i dati numerici ufficiali e per di più li dimentichiamo.
Eishton ha ricevuto informazioni anche dai suoi lettori. Ha riferito di un soldato, identificato semplicemente come A., che gli aveva fornito le copie di 35 documenti di “notifica di decesso”. Ha riportato le versioni censurate di due delle denunce per mostrare come comincia l’occultamento dei suicidi nell’esercito. I documenti rivelati non sono coperti da segreto e la loro divulgazione non rappresenta una minaccia alla sicurezza dello stato. Non ha neppure fatto alcun tentativo di celare le proprie attività. In un’intervista rilasciata al settimanale locale “Zman Tel Aviv”, ha riferito di aver fatto presente al portavoce dell’IDF e del Ministero della Difesa delle informazioni in suo possesso. Si può dare per scontato che è stato convocato per essere interrogato in maniera appropriata. Non è chiaro se la sua identità è stata confidata dal suo internet provider o se lui stesso ha rivelato il proprio nome quando ha interpellato le fonti ufficiali per un parere.
Nella risposta rilasciata dall’esercito ad Haaretz, questi ha precisato che Eishton è stato interrogato a seguito delle lamentele delle famiglie in lutto dopo che su internet erano stati resi pubblici i particolari riguardanti i loro cari. Si può capire la delicatezza e il disagio connesso a tali circostanze, ma non c’è alcun motivo di promuovere un’inchiesta penale e dare la caccia alla persona che fa trapelare notizie. C’è un evidente interesse pubblico nella divulgazione dei dati riferiti ai suicidi nell’IDF. E’ importante per ogni famiglia, che i loro figli prestino o meno servizio nell’esercito. La prerogativa giornalistica, che si prefigge di proteggere la fonte delle informazioni, è un principio fondamentale di ogni democrazia che rispetti la libertà di espressione.
Il giudice della Corte Suprema di Giustizia Elyakim Rubinstein, che in una recente sentenza ha esteso la portata dell’immunità, nel suo parere giuridico ha fatto presente che la legge non definisce chi è un giornalista. Eishton, che lavora da solo e non percepisce un salario, ha il diritto alla medesima protezione costituzionale che ho io e che viene concesso a qualsiasi altro reporter o redattore di un organo di stampa riconosciuto.
L’imbarazzo dell’IDF a proposito della divulgazione delle informazioni sui suicidi compiuti dai propri soldati e la sistematica irresponsabilità quando si tratta di perpetuare la memoria di coloro che sono morti, non sono motivi sufficienti per una tale violazione della libertà di raccogliere informazioni di importanza generale e di pubblicarle.
L’esercito e la polizia dovrebbero ammonire coloro che si sono assunti l’incarico e hanno approvato l’indagine di polizia a carico di tale blogger, invece di punire lui e le sue fonti. L’indagine su Eishton è un grave tentativo di violare la libertà di espressione e uno sforzo per spaventare chiunque prova a penetrare il fronte delle relazioni con il pubblico eretto dall’establishment della difesa.
Nessuno convocherebbe Roni Daniel o Ilana Dayan di Canale 2 o Ravid Drucker di Canale 10 per sottoporli a interrogatorio. Non ancora comunque. E’ facile perseguire un anonimo blogger che non ha alle sue spalle un giornale o una stazione televisiva. Ma il problema non è solo suo. I giornalisti di Israele devono protestare contro l’indagine a carico di Eishton con la stessa forza che mettono nella lotta per il proprio posto di lavoro. Se da ora in poi la stampa ha un comportamento che soggiace all’ombra della paura di inchieste, non può essere critica nei confronti delle autorità in generale o dell’esercito in particolare.
(tradotto da mariano mingarelli)
http://www.amiciziaitalo-palestinese.org/index.php?option=com_content&view=article&id=4139:israele-siamo-tutti-degli-eishton&catid=41:reportage&Itemid=81
Quest'opera viene distribuita con Licenza Creative Commons. Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.