Il 6 luglio Atta Jaber è andato ancora una volta a chiedere aiuto al CPT di Hebron, perché per l’ennesima volta hanno distrutto i tubi di irrigazione di tutte le sue coltivazioni.
La famiglia Jaber ha una lunga storia nella valle Beqa’a, vicino a Hebron. Vigne e alberi da frutta crescono sulle loro proprietà da oltre 400 anni. Eppure, per la Mekorot, il colosso israeliano che controlla l’acqua in Israele e -l’avete già capito- anche in Palestina, ha deciso che anche Jaber, come tanti altri non può continuare a lavorare la sua terra.
L’azienda idrica nazionale di Israele ha assoldato alcuni giovani palestinesi per danneggiare le condutture d’acqua degli Jaber.
In realtà non è un mistero l’accusa precisa di Mekorot: la famiglia Jaber ruba l’acqua sfruttando le linee che alimentano le “comunità” vicine delle colonie di Harsina e Kiryat Arba.
Israele controlla l’80 per cento delle sorgenti d’acqua della West Bank e devia la maggior parte delle risorse idriche dei palestinesi ai propri cittadini, all’interno di Israele e soprattutto negli insediamenti. Tre milioni di palestinesi della Cisgiordania utilizzano solo 250 milioni di metri cubi all’anno (83 metri cubi per palestinesi all’anno), mentre sei milioni di israeliani utilizzano 1.954 milioni di metri cubi (333 metri cubi per israeliano all’anno).
I palestinesi, insomma, che assistono al furto della loro acqua, sono lasciati con un quinto di acqua della Cisgiordania. Più di 200.000 palestinesi rurali, la maggior parte vivono in Area C sotto il controllo israeliano, non hanno acqua corrente a tutti e devono comprare l’acqua da camion cisterna, ovviamente di Mekrot. Non serve ricordare che i palestinesi consumano molto meno dei 100 litri ciascuno, quantità raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità come il minimo giornaliero.
Atta Jaber ripete a tutti che l’acqua che scorre nella valle della Beqa’a proviene da una falda acquifera sotto la città di Betlemme. E dice con convinzione che “i palestinesi non devono pagare per ciò che è già loro.”
Jaber si è informato bene ed ora sa che anche le Nazioni Unite che stabiliscono che secondo il diritto internazionale è illegale per Israele espropriare l’acqua dei territori occupati palestinesi per l’utilizzo da parte dei propri cittadini.
Jaber allarga le braccia e consegna a chi lo sta ascoltando la sua situazione disperata.
Consegna tutta la sua famiglia e la sua terra.
Jaber, bocca scucita che attende giustizia.
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