JCALL – Jewish Call for Reason – Appello Ebraico per la Ragione

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http://www.jcall.eu/
 

testo tratto da articoli febbraio – marzo 2011
 

Caro Amico, cara Amica,
in questi tempi i rivolgimenti politici che interessano ogni parte del mondo arabo, sono le nuove

opportunità emergenti. Due regimi oppressivi sono già caduti in Tunisia e in Egitto e il regime

libico è oggi perduto in una agonia solitaria e sanguinosa. Le mobilitazioni popolari ancora

continuano in molti altri paesi della regione.

Israele è stato un’isola sperduta per far fronte ai regimi autoritari che governavano la maggior parte

del Nord Africa, Vicino e Medio Oriente. Eppure, contrariamente a quanto si voleva credere, non ci

sono persone che sono per loro natura allergiche alla democrazia. Domani, forse, nuove alleanze

germoglieranno da un terreno fertile alle aspirazioni di una maggiore libertà.

Tunisia, Egitto, Yemen, Bahrein, Libia … Il mondo arabo è in subbuglio. Due autocrazie sono già

cadute e altre potrebbero seguire. Di fronte a questa situazione in evoluzione, l’opinione pubblica

israeliana, come molti ebrei europei della diaspora, sembra paralizzata: teme il salto verso l’ignoto,

l’ascesa degli islamisti fanatici al potere.

A queste preoccupazioni, Jcall risponde parafrasando le parole di Giovanni Paolo II: “Non abbiate

paura! ”

I movimenti nel mondo arabo sono per lo più portatori di speranza. Coloro che hanno abbattuto

Ben Ali e Mubarak hanno combattuto per la libertà e la democrazia, non per minacciare Israele. I

nuovi poteri di transizione a Tunisi e Il Cairo sono soprattutto preoccupati del benessere dei loro

popoli e non di andare alla guerra.

Cittadini europei, ebrei, non possiamo che gioire di questo sviluppo nel mondo arabo che riacquista

fiducia in se stesso e vuole unirsi alla famiglia orgogliosa delle democrazie. Il rischio di

scivolamenti e deviazione esiste, ma il rischio peggiore è l’inazione. E’ il momento per Israele di

tendere la mano ai movimenti democratici che hanno scosso il mondo arabo per cercare con loro le

vie della pace.

Lo sconvolgimento di importanza geostrategica vissuto da Israele nei mesi scorsi, prima con il

raffreddamento delle sue relazioni con la Turchia, poi la caduta del Rais egiziano, condurrà ad una

ridefinizione dei rapporti diplomatici esistenti.

L’arrivo, in tutto il mondo arabo, di movimenti popolari che chiedono più libertà e la democrazia

deve essere visto come un fattore di grande speranza che, forse, consentirà la normalizzazione dei

rapporti tra Israele e i suoi vicini.

Certo, ammirare ingenuamente queste rivoluzioni in corso, sarebbe una trappola in cui non

dobbiamo cadere. Tuttavia, questa etica della prudenza resa necessaria dalla grandiosità degli

eventi, non dovrebbe scadere in una sorta di freddezza verso il coraggio di questi meravigliosi

uomini e donne che cambiano il corso del loro destino.

Come ricordato da Bernard-Henri Levy nel suo taccuino il 15 febbraio , è chiaro che la rivolta di

Egitto, per esempio, è avvenuta ” senza che sia stata bruciata una sola bandiera israeliana o che

siano emersi gli slogan triti e ritriti sulla origine “sionista” di tutte le piaghe d’Egitto “. Il Consiglio

Supremo delle Forze Armate egiziane ha detto che l’Egitto si è impegnato a “attuare tutti i trattati e

le alleanze internazionali di cui fa parte”, compresi gli accordi di pace con Israele.

Nel corso del tempo, emergeranno volti nuovi, nominati dai governi democraticamente

eletti. Anche se il processo non si avvererà molto prima che i regimi nati da queste rivoluzioni si

siano stabilizzati, è il momento per Israele di riprendere in mano il suo destino e l’iniziativa di

dialogo con i suoi vicini. La condivisione della democrazia è la migliore garanzia di pace duratura

tra Israele e il mondo arabo.

In questo contesto, perfino con passione, il nostro “appello alla ragione” lanciato il 3 maggio 2010

è più pertinente che mai.

Per questo motivo l’iniziativa Jcall deve continuare a far sentire la sua voce.

 

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