Friday, 12 August 2011 13:44 Emma Mancini (Alternative Information Center)
Da oggi l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei rifugiati palestinesi, sospende le attività nel campo profughi della città di Jenin, in Cisgiordania.
La sospensione delle attività del’UNRWA riguarderà anche le operazioni di soccorso e i servizi sociali: da oggi resteranno chiusi sia l’ufficio di assistenza all’impiego che l’ufficio generale all’interno del campo profughi.
Ad annunciarlo ieri la stessa organizzazione che, definendo l’attuale situazione nella città “deplorevole”, ha giustificato la decisione con “le continue minacce allo staff e agli impiegati nell’area”. Nella dichiarazione ufficiale diramata dall’agenzia, non viene specificato il tipo di minacce di cui i propri dipendenti sono state vittima, ma si legge che i servizi ai rifugiati non possono più essere offerti in una simile atmosfera di violenza, che mette in pericolo lo stesso staff dell’organizzazione.
L’UNRWA ha poi espresso la volontà di collaborare con le autorità governative e la società civile per ripristinare il prima possibile i servizi sospesi. In particolare, l’agenzia Onu si è rivolta all’Autorità Palestinese chiedendo che garantisca protezione ai dipendenti e permetta loro di riprendere subito il proprio lavoro a Jenin.
Dopo l’omicidio del regista israeliano-palestinese, Juliano Mer-Khamis, impegnato da anni nel progetto del Freedom Theatre nel campo profughi di Jenin, la situazione nella città cisgiordana è sempre più tesa. Simbolo della resistenza palestinese durante la Seconda Intifada, Jenin è stata ed è tuttora oggetto di particolare attenzione da parte delle forze di sicurezza israeliane che entrano periodicamente nel campo profughi: arresti, demolizioni e attacchi si aggiungono alla frequente chiusura del checkpoint che divide Jenin da Nablus, il mezzo utilizzato dall’esercito israeliano per isolare la città.
L’ingresso del campo profughi di Jenin
All’interno del campo profughi di Jenin, dove vivono circa 16mila palestinesi rifugiati (di cui oltre il 40% bambini sotto i 14 anni), l’UNRWA ha per anni garantito la propria presenza e i propri servizi, come tampone ad una situazione di estrema povertà: un elevato tasso di disoccupazione, mancanza di infrastrutture dovute alle distruzioni provocate dall’assedio da parte dell’esercito israeliano nel 2002 e carenza di scuole (solo due quelle presenti all’interno del campo) sono le maggiori problematiche affrontate quotidianamente dalla popolazione residente.
Il programma dell’agenzia Onu ha finora previsto servizi sanitari, educativi, progetti di microfinanza, servizi sociali e centri per l’impiego.
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