La battaglia per Gerusalemme

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Evidenza Gerusalemme – 15/6/2013

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Memo. Gerusalemme, oltre a essere una delle città più antiche al mondo, è anche una delle più sacre, famoso luogo di culto per la religione cristiana, ebraica e musulmana. A causa del suo grande significato storico e religioso per le tre religioni abramitiche, Gerusalemme è diventata uno dei punti focali del conflitto arabo-israeliano. Sebbene Israele la dichiari sua capitale, la città non viene ritenuta tale a livello internazionale; infatti, tutte le sedi delle ambasciate estere si trovano a Tel Aviv. La Palestina vorrebbe che la parte orientale di Gerusalemme diventasse la capitale del futuro Stato palestinese.

Per riuscire a comprendere la situazione attuale di Gerusalemme, è necessario dare uno sguardo alla storia degli anni passati. Durante la guerra arabo-israeliana del 1948, la città fu divisa in due: la parte occidentale di Gerusalemme fu prima conquistata e poi annessa a Israele, mentre la parte orientale (inclusa la Città Vecchia) fu presa dalla Giordania. Israele riuscì a riconquistarla e ad annetterla entro i suoi confini con la Guerra dei sei giorni, avvenuta nel 1967.

Secondo la “Legge di Gerusalemme”, approvata da Israele, la capitale del Paese è “intera e unita”, ma la comunità internazionale considerò l’annessione del 1967 un’azione illegale e una vera e propria occupazione di Gerusalemme Est su territorio palestinese.

Come accade per altri temi del conflitto, si sono fatti pochi progressi negli ultimi decenni per decidere a chi appartiene veramente Gerusalemme. Tuttavia, la lotta per la città continua. Attualmente la città non ospita nessuna ambasciata straniera, anche se una legge pubblica statunitense, approvata nel 1995, afferma che l’ambasciata USA avrebbe dovuto lasciare Tel Aviv per trasferirsi a Gerusalemme non dopo il maggio del 1999, e viene espressa la solidarietà nei confronti di questa città e capitale israeliana divisa. I presidenti successivi hanno fatto, però, appello alla rinuncia presidenziale per rallentare il trasferimento, dichiarando di aver preso questa decisione per ragioni di sicurezza nazionale. Questa settimana, il presidente Obama ha di nuovo usato questo potere esecutivo per posticipare lo spostamento, quindi, per il momento, l’ambasciata statunitense resterà a Tel Aviv.

La situazione della città resta, però, un argomento molto discusso. La settimana prossima, diversi legislatori americani e dell’Unione Europea appartenenti a gruppi d’interesse pro- israeliani parteciperanno a un evento a supporto di Gerusalemme come capitale unita. Questo evento coinciderà con il 46° anniversario della “riunificazione” della città nel 1967. Come già spiegato nei paragrafi precedenti, questo tema è motivo di grande dibattito. Dopo l’approvazione della Legge di Gerusalemme nel 1980, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha dichiarato che quest’ultima rappresenta una “violazione della legge internazionale”.

Il Jerusalem Post riporta che questo imminente avvenimento è stato organizzato dai “parlamentari del congresso dell’Israel Allies Foundation, del Parlamento europeo e dell’Unione Alleati Cristiani della Knesset”.

Nel frattempo, i palestinesi e i loro sostenitori musulmani hanno programmato un giorno di protesta che si chiamerà “Marcia globale per Gerusalemme”. Le proteste saranno soprattutto rivolte ai piani di costruzione del governo di Israele in territori occupati e al maltrattamento dei cittadini palestinesi a Gerusalemme.

Una delle ragioni per cui il futuro di Israele è un tema molto discusso ultimamente riguarda il recente piano edilizio. L’anno scorso le Nazioni Unite hanno riconosciuto alla Palestina lo status di “stato osservatore non membro” e subito dopo il governo israeliano ha autorizzato la costruzione di insediamenti su due terreni di Gerusalemme Est, quasi come se si trattasse di un atto di ritorsione. Sono stati fatti contratti e offerte per circa mille nuove abitazioni nei pressi di Gilo e Ramat. Il principale portavoce palestinese, Saeb Erakat , ha attaccato questa decisione la scorsa settimana, affermando, in un’intervista con l’AFP, che Israele sta seguendo “un piano sistematico per distruggere gli sforzi di Kerry (Segretario di Stato USA), un programma che comprende l’aumento degli insediamenti israeliani, il trasferimento della popolazione della valle di Giordania, l’inasprimento degli attacchi dei coloni nei confronti d ella nostra gente e l’espropriazione delle nostre terre”. In tutta risposta, il governo israeliano ha accusato i palestinesi di inventarsi delle ragioni per evitare le negoziazioni.

Il motivo per cui gli insediamenti israeliani sono sempre più presenti a Gerusalemme Est è chiaro: questi insediamenti costruiti sul territorio palestinese cambiano i “fatti sul territorio” (per usare le parole del politico israeliano Naftali Bennett) e rendono così più confusa la prospettiva di una netta divisione o di un’indipendenza palestinese.

Molti esperti ritengono, non a torto, che il futuro di Gerusalemme potrebbe essere l’unica ragione a ostacolare un reale patto di pace. Come dimostra il fermento degli ultimi avvenimenti, vale a dire le proteste di massa da una parte e le dichiarazioni internazionali di solidarietà dall’altra, né Israele né la Palestina intendono rinunciare a Gerusalemme.

Per saperne di più: http://www.middleeastmonitor.com/blogs/politics/6220-the-battle-for-jerusalem#sthash.7fGBF5e5.dpuf

Traduzione per InfoPal a cura di Valentina Vighetti

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http://www.infopal.it/la-battaglia-per-gerusalemme/

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