admin | July 2nd, 2013 – 11:53 am
http://invisiblearabs.com/?p=5682
Oggi pomeriggio – 2 luglio – mi danno un premio, a Roma. Un premio che, per la mia generazione, ha un buon sapore. È arrivato a sorpresa e, come tutte le buone sorprese, è ancor più gradito. Soprattutto perché è un premio che condivido ex aequo et bono con il mio blog, con questo blog. Dunque, una delle Colombe d’Oro per la Pace assegnate quest’anno dall’Archivio Disarmo, nella XXIX edizione del premio, va ex aequo et bono a me e al mio blog, con questa motivazione:
“Paola Caridi fondatrice di Lettera 22, riceve una delle Colombe d’oro della sezione giornalisti per aver dedicato la sua vita professionale a restituire dignità agli uomini e alle donne che hanno meno voce, vincendo gli stereotipi e le semplificazioni, con passione e sentimento.
Autrice di Arabi invisibili. Catalogo ragionato degli arabi che non conosciamo. Quelli che non fanno i terroristi. (2007) e Hamas (2009), entrambi editi da Feltrinelli, Paola Caridi collabora con le principali testate italiane Nel suo blog Invisible arabs, descrive quella parte del mondo che in Occidente si conosce con superficialità e spesso con la mente ingombra di pregiudizi”.
Per una piccola sfida personale – e cioè questo diario virtuale concentrato sul mondo arabo, sulla regione mediorientale, su un Mediterraneo troppo spesso banalizzato – è un riconoscimento inatteso. Che significa, però, che l’idea di partenza, decisa nel 2008 con l’apertura del blog, non era poi male: c’è un pubblico che attende di sapere qualcosa di meno stereotipato sul mondo arabo, ci sono uomini e donne (arabi) che attendono di essere descritti con la dovuta serietà e rispetto. Se anche soltanto sono riuscita a istillare qualche dubbio per incrinare un clichè trito e spesso in malafede, posso dire di essere felice e soddisfatta.
In fondo, con Lorella Zanardo condivido – credo – la stessa sana follia: sapere che non possiamo fare altrimenti, se non rompere lo stereotipo e dare nuova dignità, nel nostro piccolo, alle persone.
Quest’anno il Premio giornalistico Archivio Disarmo-Colombe d’Oro per la Pace è dedicato a Rita Levi-Montalcini, per sedici anni presidente della giuria. E a riceverlo sono quattro donne. Sono molto contenta, dunque, che una delle Colombe d’Oro sia stata assegnata a Lorella Zanardo, blogger e autrice del documentario Il corpo delle donne, un lavoro che ha significato così tanto, in un momento preciso della storia italiana, per spingere noi donne a una nuova, rinnovata presa di coscienza e – finalmente – un troppo atteso scatto di dignità.
Anche il Premio internazionale viene assegnato a due donne. Si tratta di Pacem Kawonga, attivista di DREAM, progetto per la cura dei malati di AIDS realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio e coordinatrice di uno dei centri della Comunità in Malawi e di Asha Omar, ginecologa somala laureata in Italia, che sei anni fa ha deciso di tornare nel suo paese. A Mogadiscio è direttrice dell’Ospedale “Giacomo De Martino” dove porta avanti un coraggioso impegno per la prevenzione delle Mutilazioni Genitali Femminili.
L’immagine è quella della Colomba di Banksy, apparsa all’improvviso a Betlemme. Mi sembra un buon modo di festeggiare, con quella che è diventata l’icona della banalizzazione delle parole e delle immagini. La colomba della pace è stata troppo spesso abusata, anche in questo caso stereotipata. È ora di ridare il valore e la dignità che le spettano.
Il brano della mia solita, personale playlist è il Kyrie Eleison di Michele Lobaccaro (cercatelo su internet, facile da trovare…), composto per la sua Messa Laica per don Tonino Bello. È in onore di un bellissimo viaggio che farà Papa Francesco tra qualche giorno, l’8 luglio. Papa Francesco intraprenderà un viaggio (il suo primo dall’elezione?) per andare a trovare chi ha deciso con coraggio un altro viaggio, colmo di disperazione e allo stesso tempo di speranza. Viaggio per la vita, talvolta – se non spesso – conclusosi con la morte. Il Papa a Lampedusa, dai migranti, dagli invisibili, è una di quelle notizie che sorprendono, ma poi mica tanto. Semmai conferma quello che pensiamo di Papa Francesco: un uomo che non dimentica (humani nihil a me alienum puto), un pastore.
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