11 Lug 2013
Il 9 luglio 2004, la Corte Internazionale di Giustizia ha emesso una raccomandazione con la quale attesta l’illegalità del Muro di Separazione e il regime di Israele nei Territori Occupati Palestinesi. Nove anni sono passati. Ma sebbene il Muro abbia creato dei concreti fatti sul terreno, può essere ancora abbattuto.
Le forze militari israeliane a guardia di un buco nel Muro vicino Gerusalemme, scavato da attivisti palestinesi a maggio 2013 (Foto: Ryan Rodrick Beiler, AIC)
Nove anni fa la Corte Internazionale di Giustizia pubblicava una raccomandazione di condanna del Muro di Separazione israeliano. Il Muro, secondo la Corte, crea nella realtà di fatto l’annessione. I giudici hanno chiesto a Israele di smantellare la struttura e rimborsare per i danni causati. Da allora, tuttavia, il Muro ha continuato a mangiare pezzi di Cisgiordania. Oggi i due terzi circa del percorso pianificato di 708 km sono stati completati. La maggior parte è costruito dentro il territorio palestinese e il 9.4% della Cisgiordania è stato di fatto annesso a Israele. Il traffico è incanalato attraverso checkpoint controllati da Israele. Il percorso politico del Muro ha creato isolamento sociale e incertezza legale, separando 25mila palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme Est.
Cemento e filo spinato hanno creato una nuova realtà
Il Muro di Separazione ha frammentato il territorio palestinese fisicamente e politicamente. Ha un impatto disastroso sull’economia e lo sviluppo sociale e mina le prospettive di una Palestina indipendente. Ha poi reso ancora più sordo Israele alla lotta palestinese, una lotta sempre più nascosto e circondata da filo spinato.
Tuttavia, nelle comunità rurali della Cisgiordania, le cui terre sono state confiscate per costruire il Muro, sono partite iniziative di resistenza popolare. Se la resistenza non ha impedito la costruzione del Muro, ha comunque in alcuni casi modificato il suo percorso. I comitati popolari contro il Muro sono diventati una sorta di movimento che ha messo insieme diverse anime della resistenza palestinese.
Le proteste colonna portante della resistenza di oggi
Quando la Corte Internazionale ha emesso la sua condanna nel 2004, ha chiesto il coinvolgimento della comunità internazionale e questa ha condannato il Muro israeliano. Quando a settembre di quell’anno l’Assemblea Generale dell’ONU ha chiesto a Israele di abbattere la barriera, 191 Stati hanno sostenuto la risoluzione. Intanto Israele proseguiva nella costruzione, violando il diritto internazionale e restando impunito. Le agenzie governative internazionali hanno continuato a lavorare in Cisgiordania, adattando i loro “progetti” al percorso del Muro senza lamentarsene. E l’Autorità Palestinese ha continuato a condannare a parole la barriera mentre proseguiva nella creazione di un apparato di coordinamento alla sicurezza con Israele.
Un atto per mantenere l’equilibrio: resistete al Muro e garantire il benessere economico della popolazione. Tuttavia, è stato favorito il secondo obiettivo, dimenticando che la barriera è illegale a monte.
Una falsa “fabbrica di vita”
Quando si attraversa il checkpoint di Qalandiya, tra Ramallah e Gerusalemme, si viene accolti da cartelloni enormi che annunciano che USAID – in collaborazione con l’ANP – sta lavorando per migliorare il traffico in questo collo di bottiglia dell’occupazione. È solo l’ultimo sviluppo di quello che USAID definisce “fabbrica di vita”: una rete di strade che si adattano alle barriere poste dall’occupazione, finanziate da donatori internazionali. Il nuovo asfalto per Qalandiya è una delle più palesi sconfitte di quanto la Corte ha chiesto nel 2004, quando ha obbligato “tutti gli Stati a non riconoscere la situazione illegale e a non fornire aiuto per il suo mantenimento”.
Nel frattempo, lontano dalle strade dei donatori, i palestinesi vivono e subiscono le conseguenze del Muro israeliano giorno dopo giorno. Decine di comitati popolari organizzano proteste settimanali, a cui partecipano anche attivisti internazionali e israeliani. Qualche settimana fa, il 16 maggio, attivisti palestinesi hanno buttato giù un pezzo di muro ad Abu Dis, vicino Gerusalemme.
Le manifestazioni settimanali hanno forse perso la loro centralità in un’atmosfera di stallo politico, ma proseguono. E nella mente della gente, il Muro di Separazione non è ancora invincibile.
Lea Frehse
Alternative Information Center
Inviato da aicitaliano il Gio, 11/07/2013 – 09:38
http://www.palestinarossa.it/?q=it/content/aic/la-corte-internazionale-di-giustizia-condanna-il-muro
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