admin | December 16th, 2011 – 8:53 am
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La notizia non ha fatto molto scalpore, ma il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte dell’Islanda è molto di più di un passo singolare compiuto da un piccolo paese ai margini del Vecchio Continente. Non foss’altro, dal punto di vista simbolico, perché l’Islanda fu all’avanguardia dei paesi che all’inizio degli anni Novanta decisero di riconoscere gli stati baltici all’indomani della fine dell’Unione Sovietica.
“Siamo passati dalle parole ai fatti”. È stato questo il primo commento di Oessur Skarphèdinsson, il ministro degli esteri di Reikiavik, dopo che l’Islanda ha deciso ieri di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina.
È il primo riconoscimento da parte di un paese dell’Europa occidentale, ed è arrivato all’indomani di una cerimonia altamente simbolica che si è tenuta di fronte alla sede dell’Unesco, a Parigi. La bandiera nera, bianca verde e rossa è stata issata alla presenza del presidente dell’ANP, Mahmoud Abbas, sancendo definitivamente l’ingresso della Palestina nell’organizzazione.
Senza grande clamore, continua dunque il cammino per il riconoscimento dello Stato di Palestina entro la Linea Verde definita prima della guerra del 1967.
Le pressioni finanziarie, soprattutto da parte degli Stati Uniti e di Israele che si oppongono al riconoscimento al di fuori di negoziati bilaterali, non si sono però attenuate. L’Unesco comincia a sentire la mancanza di fondi, dopo la sospensione del contributo da parte degli Stati Uniti. E anche l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che aiuta i rifugiati palestinesi, deve fare i conti con un bilancio più magro. Ad aiutare l’UNRWA, però, è arrivato ieri il Brasile, che ha versato poco meno di un milione di dollari, in una cerimonia tenutasi non casualmente a Gaza, al centro delle preoccupazioni del Brasile per la crisi umanitaria. Il gigante latinoamericano ne ha promessi 7 e mezzo, di milioni di dollari, all’alto commissario dell’UNRWA, Filippo Grandi. E il commento di Grandi non ha fatto altro che sottolineare quello che, nel cono d’ombra della politica internazionale sul Medio Oriente, sta succedendo in questi ultimi mesi.
“I am thrilled that Brazil, a country with growing global influence – a country of the future – has decided on such a sizable contribution in support of UNRWA for one of the most disadvantaged populations in the Middle East – the Palestine refugees. Not only will it provide help directly to the people in need, but it also demonstrates that the refugees remain of global concern and continue to receive support from the entire international community.”
Il Brasile, esattamente un anno fa, aveva riconosciuto lo Stato di Palestina, guidando la pattuglia di paesi latino-americani che hanno deciso di sostenere la richiesta dell’ANP. Anche in questo, aprendo o chiudendo i rubinetti delle agenzie dell’Onu, si fa politica estera. E non è detto che siano solo gli Stati Uniti a farla, come dimostra il caso brasiliano.
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