REDAZIONE 19 GIUGNO 2013
La minaccia iraniana è una “ossessione dell’Occidente” / Gli Stati Uniti armano Israele contro l’Iran: la situazione è “minacciosa” / Obama Israele – Il conflitto palestinese: più radicale che con Reagan
17 giugno 2013 Fonte: www.kontext-tv.de
La minaccia iraniana è una “ossessione dell’Occidente”. La maggioranza degli stati e delle società arabe non percepiscono l’Iran come una minaccia, come dimostrano i sondaggi, dice Chomsky. “Gli Stati Uniti e Israele percepiscono le minacce, e questo è certamente un motivo per cui l’Occidente è spaventato per la prospettiva della democrazia nelle regione.” I servizi segreti degli Stati Uniti e il Pentagono considerano l’Iran non come una minaccia militare. Non sanno se l’Iran ha un programma di armi nucleari. Se però l’Iran lo ha, farebbe parte della loro strategia di dissuasione, secondo gli analisti della sicurezza degli Stati Uniti. “Se si hanno ambizioni di dominio globale, non si vuole la dissuasione.” Allo stesso tempo, gli Stati Uniti stanno bloccando la creazione di una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente e stanno accelerando l’armamento di Israele. Gli Stati Uniti di recente hanno concluso un affare con Israele per dei missili in grado di distruggere sistemi antiaerei, “di fatto fornendo loro materiale che potrebbe essere usato per un attacco contro l’Iran”. Inoltre Obama ha intensificato il conflitto tra Israele e Palestina, bloccando i colloqui di pace e ed escludendo gli insediamenti da negoziati futuri. “Non è una questione di espansione, questi insediamenti sono illegali. Questa era stata la posizione degli Stati Uniti fino a Reagan che poi ha cambiato la denominazione da illegale a un ‘ostacolo per la pace’. Obama nelle sue visite recenti, un paio di settimane fa, la ha attenuata ulteriormente chiamandoli ‘non utili per la pace’. Ebbene, questo significa parlare dell’espansione, non degli insediamenti. E’ una precondizione che rende i negoziati quasi impossibili.” Ora ci sono soltanto due opzioni realistiche: o gli Stati Uniti vanno verso un accordo per i due stati, o gli Stati Uniti e Israele persisteranno nelle loro politiche: l’annessione di terra di valore in Cisgiordania da cui gli Arabi sono stati cacciati via.
Noam Chomsky: linguista al MIT (Istituto di Tecnologia del Massachusetts), attivista e critico degli Stati Uniti, autore di moltissimi libri sulla politica estera degli Stati Uniti, sul capitalismo basato sullo stato e sui mezzi di comunicazione di massa, come per esempio: “Manufacturing Consent”, [edito in italiano con il titolo: La fabbrica del consenso], “Profit Over People” [pubblicato in italiano con il titolo: Sulla nostra pelle], “Hegemony or Survival” [pubblicato in italiano con il titolo: Egemonia o sopravvivenza] e “Occupy”. Chomsky è un sostenitore ufficiale di Kontext TV.
Trascrizione:
David Goessmann :
Come si situano Israele e lo scontro con l’Iran nella politica degli Stati Uniti per il Medio Oriente, e quale è l’attuale piano di Stati Uniti-Israele riguardo all’Iran?
Noam Chomsky: L’Iran è un caso molto interessante. Negli Stati Uniti è considerato come la più grossa minaccia alla pace. Se si segue il dibattito di politica estera iniziando da quello tra Romney e Obama, l’argomento principale di discussione è stato l’Iran; in realtà l’argomento principale è stato Israele perché entrambi i candidati dovevano spiegare la loro imperitura realtà verso quel paese. Ma poi c’era l’Iran che emarginava qualsiasi altro argomento. Durante le udienze del segretario alla Difesa al Senato, le udienze di Hagel, che probabilmente lei ha visto, Israele e l’Iran erano praticamente le sole parole citate, ed era descritto, come la più grossa minaccia alla pace mondiale o per lo meno a quella regionale. Questo fa sorgere delle domande che qui non vengono poste, ma alle quali è molto facile rispondere. Una domanda è: chi pensa che [l’Iran] sia la più grossa minaccia alla pace? Risulta che sia un’ossessione dell’Occidente, cioè degli Stati Uniti e dei loro alleati. Certamente non vale per i paesi non allineati che hanno fortemente ed energicamente appoggiato il diritto dell’Iran all’arricchimento dell’uranio. Stranamente non è il mondo arabo, non la popolazione araba, almeno. Quando si cita il mondo arabo, in questa sede, sono i dittatori che ne parlano e dicono “OK, gli Arabi ci appoggiano perché i dittatori ci appoggiano.” Questa è un’indicazione del profondo disprezzo per la democrazia nella società occidentale. E le popolazioni? Ebbene, sappiamo un sacco di cose riguardo a loro, hanno sondaggi regolari, molti dei quali gestiti da importanti organizzazioni occidentalispecilaizzate. Per esempio, alla vigilia della Primavera Araba, proprio poco prima, hanno fatto dei sondaggi in Egitto, condotti da agenzie occidentali e i risultati sono stati interessanti. Agli Arabi non piace l’Iran, si sa da molto tempo, ma non lo considerano come una minaccia, forse il 10% lo ritiene tale. Percepiscono le minacce da Stati Uniti e Israele e questa è certamente una ragione per cui l’Occidente è spaventato per la prospettiva di democrazia nella regione. La democrazia vuol dire che l’opinione popolare in qualche modo ha qualche influenza sulla politica.
Riguardo alle armi nucleari, naturalmente, non le vogliono; l’Egitto, infatti, è stato per decenni il primo che ha cercato di fare pressione sul mondo per arrivare a una Zona libera da armi nucleari nella regione. D’altra parte, proprio prima della Primavera Araba, in realtà la maggioranza degli egiziani pensava che la ragione potesse essere più sicura se l’Iran aveva le armi nucleari a causa delle considerevoli minacce che essi devono affrontare. Non vogliono avere armi nucleari, naturalmente. Ci sono altri sondaggi nella regione con risultati simili. Non molti considerano l’Iran una minaccia, non gli piace, c’è dell’ostilità verso quel paese, ma non lo considerano una minaccia. Ed è vero anche nella maggior parte del resto del mondo, quindi è un’ossessione dell’Occidente. E possiamo chiederci il perché?
Quale è quindi la natura della più grossa minaccia? Ebbene, abbiamo delle risposte a questa domanda e arrivano dai Servizi segreti statunitensi e dal Pentagono, che fanno regolari presentazioni al Congresso della situazione della sicurezza, che sono aperte, non segrete. E dicono: “Sì, l’Iran è una grave minaccia. Non una minaccia militare, le loro spese militari sono limitate, anche considerando gli standard della regione, certamente sono una frazione di quelle degli Stati Uniti e di Israele. Ha una dottrina militare, ma di tipo difensivo, per cercare di ritardare un’invasione abbastanza a lungo perché vi entri la diplomazia. Naturalmente si riferiscono a un probabile programma nucleare e non sanno se l’Iran ne ha uno ma se ce l’ha farebbe parte della loro strategia di dissuasione. E quella è la minaccia principale. Possono essere un deterrente, e se si hanno ambizioni di dominio globale, non si cerca la deterrenza. Questa quindi è una minaccia. L’altra è che sono accusati di destabilizzare la regione. E’ un termine tecnico che significa espandere la loro influenza alle nazioni circostanti, Iraq e Afghanistan. Se noi invadiamo e distruggiamo le nazioni quella è stabilizzazione, se loro espandono la loro influenza, si chiama destabilizzazione. Quindi non lo tollereremo. E ci sono alcune altre accuse. Ebbene, questa, fondamentalmente, è la storia.
Allora la domanda finale è: qualunque sia la minaccia, che cosa ci possiamo fare? Molte cose. In realtà potremmo seguire l’esempio dell’Egitto reiterato di nuovo dalla conferenza dei paesi non allineati per andare verso l’istituzione di una Zona libera da armi nucleari nella regione. L’appoggio internazionale è così forte, che gli Stati Uniti devono essere d’accordo formalmente, ma non ora e con riserva. E la riserva è che Israele deve essere esclusa. C’è un modo di perseguire questo? Sì, senz’altro. Per esempio il dicembre scorso si pensava che ci sarebbe stata una conferenza internazionale a Helsinki sotto gli auspici del Trattato di non proliferazione, in sostanza le Nazioni Unite. Ognuno aspettava di vedere se l’Iran avrebbe accettato di partecipare, ha accettato, e nel giro di pochi giorni, all’inizio di novembre, Obama ha cancellato la conferenza. Non era il momento giusto. Il Parlamento europeo ha votato per andare avanti rapidamente con l’iniziativa e gli stati arabi hanno detto che la avrebbero seguita, ma essenzialmente non si può fare nulla se c’è un veto degli Stati Uniti.
Che cosa possiamo fare in proposito? Si possono fare delle proteste per questo? No, non una parola è stata riportata riguardo a questo negli Stati Uniti. A meno di non essere una specie di patito e che studiate le riviste di controllo degli armamenti, e diffondete la letteratura del dissenso, quasi nessuno ne sa nulla di questo. E quindi che si può fare? In Europa si potrebbe fare molto. L’Europa potrebbe seguire l’esempio del Parlamento europeo. Quindi, certo, ci sono cose che si potrebbero fare ma urteranno contro un’ovvia opposizione.
Questo ci riporta al conflitto tra Israele e Palestina. Gli Stati Uniti non soltanto appoggiano le politiche di Israele, ma stanno ampliando il loro supporto al riguardo. Ci sono tutti i problemi di bilancio e gli Stati Uniti stanno incrementando il loro aiuto a Israele che è giù stratosferico e di fatto gli forniscono di materiale che potrebbe essere usato per un attacco contro l’Iran. Non stanno ancora fornendo a Israele le bombe dette buster bunker che sono “designate ad attaccare posizioni sotterranee fortificate dato che penetrano nella roccia o nel cemento fino a una certa profondità prima di esplodere” (definizione tratta da The Free Dictionary on line). Non lo hanno ancora fatto. Però l’accordo più recente fatto appena due giorni fa ha fornito altre opzioni di rifornimento di combustibile che è naturalmente di importanza cruciale per bombardare l’Iran e anche missili per distruggere i sistemi antiaerei, altrettanto importanti per quello scopo. Abbiamo quindi due nazioni che violano ogni giorno la Carta dell’ONU, questo significa dire che tutte le opzioni sono aperte. La Carta dell’ONU rifiuta le minacce o l’uso della forza negli affari internazionali. L’Occidente è però immune dalla legge internazionale. E’ semplicemente troppo potente. Quindi non si fanno colloqui su questo, però, naturalmente gli Iraniani possono ascoltare.
Si sta svolgendo una specie di gioco. Non credo che Israele voglia realmente bombardare l’Iran, vuole che siano gli Stati Uniti a farlo. Stanno però minacciando di bombardare l’Iran nel tentativo di indurre gli Stati Uniti a prendere misure più rigide per frenarlo. Si sa che si deve tenere il cane al guinzaglio. In realtà se gli Stati Uniti non vogliono che Israele faccia qualche cosa, devono soltanto ordinarglielo. E questa è la fine della storia. Non sappiamo quindi realmente che cosa accadrà ma è qualche cosa di minaccioso. Nel frattempo ci sono dure sanzioni che colpiscono la popolazione, come al solito, ma che non toccano il regime. Infatti probabilmente indeboliranno l’opposizione popolare verso il regime esattamente come è accaduto in Iraq. Non l’opposizione, ma le possibilità di organizzarla diminuiscono. Le persone che arrivano dall’Iran riferiscono regolarmente queste notizie. Quindi la situazione è ora a questo punto.
E Israele e la Palestina? Ebbene, gli Stati Uniti hanno chiarito che hanno precondizioni esplicite e forti, chiedono i negoziati ma con precondizioni eccessive. In Occidente non si chiamano precondizioni perché quello che facciamo è soltanto per il bene comune. Ma se si dà un’occhiata, si vede che l’amministrazione Obama non chiede precondizioni, ma le estende. La precondizione primaria è: non parlare dell’espansione degli insediamenti. Ebbene questo è il problema cruciale, il problema fondamentale sono gli insediamenti. Secondo l’opinione pubblica internazionale, e la legge internazionale, il Consiglio di Sicurezza, la Corte Internazionale di Giustizia, tutti questi insediamenti sono illegali. Non è una questione di espansione, questi insediamenti sono illegali.
Questa è stata anche la posizione degli Stati Uniti fino a Reagan che ha cambiato la denominazione da “illegali” a “ostacolo alla pace”. Obama nella sua più recente visita a Israele (in marzo), la ha attenuata ulteriormente definendola “non utili per la pace”. Ebbene, qui allora si parla di espansione, non di insediamenti. Questa è una precondizione rende i negoziati quasi impossibili. L’altra importante precondizione è che gli Stati Uniti devono condurli. Questo ha altrettanto senso che se l’Iran gestisse dei negoziati tra Sciiti e Sunniti in Iraq, per esempio. Se ci fossero negoziati seri sarebbero condotti da qualche organismo internazionale, forse da uno stato che abbia un certo grado di credibilità e realmente neutrale: forse il Brasile, e allora potremmo avere dei negoziati. Questo, però, è fuori questione, naturalmente. Gli Stati Uniti devono condurli e con le loro precondizioni. E questo in realtà lascia soltanto poche scelte.
Le opzioni realistiche sono o che gli Stati Uniti si avvicinino a qualche tipo di accordo per i due stati, in base all’opinione internazionale, non lo hanno fatto, ma è concepibile. L’altra possibilità è che gli Stati Uniti e Israele persisteranno semplicemente nelle politiche che stanno perseguendo ora.
La discussione su questa opzione tende ad essere piuttosto fuorviante. Il modo in cui viene di solito discussa da entrambe le parti è che Israele sta affrontando un rischio che si chiama problema demografico. Se non accetta la soluzione dei due stati, diventerà una minoranza nel suo stesso territorio e non potrà avere uno stato ebraico. Però questa non è neanche una scelta! Se considerate le politiche di Stati Uniti-Israele, esse sono intese a escludere quella minaccia. Gaza, naturalmente, è sotto assedio e separata dalla Cisgiordania, in violazione degli accordi di Oslo. Per la Cisgiordania, Israele con l’appoggio degli Stati Uniti si sta prendendo praticamente quello che vuole, grosso modo forse metà del territorio che è di importanza cruciale, come la valle del Giordano che imprigiona quello che è rimasto. Un sacco di palestinesi sono stati buttati fuori per fare entrare i coloni. E’ una regione di enorme espansione attorno a Gerusalemme, e si inoltra profondamente nella Cisgiordania. Dei corridoi dividono il resto della Palestina in distretti. Israele si prende essenzialmente qualunque cosa sia preziosa per lei. Le politiche sono state perseguite dal 1967 in una forma o in un’altra, portando al possesso forse del 40%-50% del territorio. Ci sono pochissimi arabi. Gli arabi stanno venendo o eliminati o trasferiti oppure non ce ne sono molti. Quindi questo territorio verrà incorporato in qualche modo in Israele, naturalmente, compresa quella parte che è dietro il muro di separazione da cui gli arabi sono praticamente esclusi – quindi non ci sono problemi demografici, non lotte per i diritti civili, non lotte contro l’apartheid. Queste sono le due opzioni.
Fabian Scheidler: Questa era Kontext TV. Grazie di averci ascoltato e guardato. Fabian Scheidler e David Groeßman vi salutano.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte:http://www.zcommunications.org/iranian-threat-is-western-obsession-us-arms-israel-against-iran-situation-is-threatening-obama-escalates-israel-palestine-conflict-more-extreme-than-reagan-by-noam-chomsky
Originale: Kontext
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2013 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY – NC-SA 3.0
http://znetitaly.altervista.org/art/11283
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