La pandemia di Gaza

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Martina , di Action for peace, Italia, ci dice che lei alla fine non sarà nei bus per Gaza (ore 11:44 di mercoledì 30 dicembre): non ci sarà perché le restrizioni imposte dal governo egiziano sono troppe. Perché troppi sono gli attivisti da tutto il mondo a cui è stato negato l’accesso alla prigione di Gaza. “Dopo una lunga e dolorosa attesa, intense discussioni e drammatici ripensamenti, – segnala Martina nel suo ultimo comunicato- i due bus sono partiti con circa 50-80 persone a bordo (girano numeri diversi), di cui nessun italiano. Molti sono occidentali di origine palestinese, con parenti a Gaza che talvolta non hanno mai conosciuto, per loro è stato durissimo scegliere se partire o no. Siamo in attesa di sapere se riusciranno a passare, sinceramente me lo auguro.”…

Ma chi mai vorrebbe entrarci in una prigione? Cosa si ostinano a voler fare questi 1400 esaltati che, tra canti, proteste e ogni forma di manifestazione nonviolenta, stanno ricordando al mondo che Gaza è blindata, ma c’è?

Carissimi di Bocchescucite, con questo nostro ultimo numero dell’anno vorremmo farvi partecipi dell’impegno di tutte queste persone che da dentro la Striscia attendono di essere ascoltate, riconosciute nel loro dramma infinito, e della determinazione di chi, da fuori la Strisciaprigione, vorrebbe far capire innanzitutto proprio ai gazesi che non tutto il mondo li ha dimenticati. Solo mercoledì mattina, all’alba, Martina annunciava: “Fra circa un’ora i due bus con 100 delegati partono per Gaza, non è certo che arriveremo ma ciascuno di noi ha raccolto beni e fondi che le proprie delegazioni avrebbero portato a Gaza. Parto perché gli attivisti di Gaza chiedono una delegazione internazionale che marci con loro verso Eretz, non per portare aiuti Action for Peace ha messo in piedi negli ultimi anni tra Italia e Gaza. Parto sperando che nei prossimi giorni altri compagni/e della Gaza Freedom March si uniscano a noi. Dipende anche da voi in Italia, non interrompete la pressione!”

Perché ci sono problemi, per questa Gaza Freedom March? Chissà come mai… chissà come mai è meglio che non se ne parli. Perché la lotta nonviolenta disturba i piani dei più forti. Perché magari è come un virus che si attacca e non molla e il vaccino non è ancora stato perfezionato.

La fatica in questi giorni è stata tanta, per i 140 italiani e per i milleduecento delegati da tutto il mondo. Una notizia ANSA del 28 dicembre ci informava che i nostri connazionali al Cairo erano trattati bene: “L’Ambasciata d’Italia al Cairo ha fornito e fornirà ogni assistenza pratica e di carattere logistico ai nostri connazionali. Ugualmente ha informato i manifestanti dell’atteggiamento molto fermo delle autorità egiziane che hanno proibito lo svolgimento della marcia in relazione alla sua natura politica e non intendono aprire il valico di Rafah per l’accesso alla Striscia di Gaza.”

Pensate un po’… un milione e mezzo di esseri umani vive da anni sotto embargo totale, imprigionato via cielo-terra-mare. Impossibilitato a uscire, a far entrare, a lavorare, a crescere, lavorare e studiare a causa del blocco totale ed armato imposto da uno Stato che continua ad occupare direttamente e indirettamente quello che dovrebbe essere quantomeno il suo spazio vitale… eppure la politica non c’entra. Quelli muoiono e soffrono per cause naturali evidentemente, un virus endemico che, associato a quello che potrebbero portare gli stranieri da fuori, potrebbe avere conseguenze nimmaginabili…

Cari di Bocchescucite, vi informiamo che un virus altamente pervasivo si espande per i 360 km quadrati della Striscia di Gaza, dove si muore e ci si ammala nel corpo e nella mente ogni giorno, da tanto tempo. E allora l’Egitto ha pensato bene di isolarla, questa potenziale striscia untrice, che non si sa mai. E per prevenzione, per il bene degli ignari e quanto mai testardi manifestanti giunti da tutto il mondo, che potrebbero diffondere la pandemia “vedo-e-racconto e-protesto” una volta tornati alle loro case, ecco che il governo egiziano, d’accordo con quello statunitense e israeliano, particolarmente preoccupati per la salute fisica e mentale mondiale, ben consapevoli che non di politica si tratta, insistono a tener fuori gli sprovveduti pacifisti!

Per il vostro bene, tornate indietro. Non è politico il problema. Quelli stanno male per i fatti loro. Cosa vi importa di vedere le case distrutte, gli ospedali in macerie, le scuole bombardate. Cosa vi importa di incontrare le persone deturpate dal morbo del fosforo bianco…

Perché cari amici di GFM, se magari a qualcuno di voi venisse in mente che di politica e di strategia militare si tratta, forse l’idea vi si radicherebbe di più alla frontiera, come ci avverte Michele Giorgio (Il Manifesto, 29.12): “Si scava lungo i 12 km di frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza… potenti scavatrici hanno preparato la sede per il muro d’acciaio che sarà profondo 20 metri… riempire di acqua salata i tunnel sotterranei esistenti, o almeno la maggior parte di essi, metterà a rischio le scarse riserve d’acqua dolce delle due Rafah… I tunnel non hanno fatto entrare a Gaza solo armi, ma hanno anche assicurato il rifornimento di prodotti altrimenti introvabili nella striscia stretta nella morsa del blocco israeliano…. il Congresso americano ha stanziato 23 milioni di dollari per fornire all’Egitto tecnologie moderne e assistenza tecnica nella “lotta al traffico sotterraneo”

Ecco perché la polizia egiziana vi ha bloccati prima, cari pacifisti. Per non turbarvi. E scusate i modo rudi, ma a volte sono il male minore, come un’altra agenzia Ansa, sempre del 28 dicembre, ci ha comunicato: “La polizia egiziana ha bloccato al Cairo gli autobus dei pacifisti italiani diretti al valico di Rafah, per prendere parte alla ‘Freedom March’ a Gaza. La situazione è molto tesa e grave. È stato negato l’accesso a Gaza e qualsiasi tentativo di organizzare la Marcia sul suolo egiziano verrà considerata come una violazione di legge”.

Eppure, amici che siete lì a celebrare un capodanno di feriti da arma da fuoco, di morti violente, di piogge chimiche, di fame per blocco viveri, di disoccupazione per blocchi stradali, voi che conoscete che di tutto questo ha ragioni politiche e militari, l’avevate spiegato ai capi. Avevate spiegato loro che eravate disposti ad ammalarvi di ‘condivisione umana’.

Ma questa pandemia, detta appunto “pandemia della condivisione”, l’unica che auguriamo a voi e ai nostri amici di bocchescucite di contrarre per l’anno nuovo, è l’unica davvero temuta dai grandi capi. E faranno sempre di tutto per evitare di esserne contagiati.

Gli abitanti di Gaza, invece, vi aspettano ringraziandovi sin da ora per questi germi di solidarietà:

“Nel corso delle ultime settimane – dicono i partecipanti palestinesi alla marcia-, in rappresentanza di vari settori della società civile di Gaza, siamo rimasti colpiti dai sacrifici che voi, 1.400 persone, state compiendo per venire ad aiutarci ad interrompere l’assedio. Nonostante la delusione per non riuscire ancora ad incontrarvi tutti a causa di quest’assedio medioevale che ci separa, noi sentiamo che il vostro arrivo al Cairo ha già dato i suoi frutti. La vostra insistenza ad interrompere l’assedio per potervi unire in solidarietà con noi ha ispirato e ha stupito molte persone. Grazie per la vostra presenza al nostro fianco: insieme abbiamo istituito una rete per interrompere l’assedio e liberare la Palestina.”

BoccheScucite

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