LA PORTA DEL SOLE, UNA SPERANZA DURATA DUE GIORNI

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Forse da fuori questa storia vi sembrerà assurda, ma qui purtroppo si tratta di episodi di ordinaria amministrazione. Che è tuttavia necessario continuare a denunciare, sempre.

Due giorni fa all’alba un gruppo di più di 250 attivisti palestinesi ed internazionali ha eretto delle tende nella periferia est di Gerusalemme, vicino ad una delle più grandi colonie israeliane di tutta la Cisgiordania, Ma’ale Adummim. E’ così sorto il villaggio di Bab Al-Shams, la porta del sole, che è subito diventato un simbolo di resistenza e lotta per il popolo palestinese ed è finito sulle prima pagine di tutti i giornali nazionali e non solo. Il luogo dov’è nato questo villaggio di tende non è stato scelto a caso. Si tratta di una delle aree più sensibili di tutta la Cisgiordania, la famosa E1, l’area ad est di Gerusalemme che si estende fino a Gerico ed il Mar Morto.

Quest’idea geniale di costruire un villaggio in questo luogo aveva lo scopo di porre attenzione sull’enorme progetto di colonizzazione che Israele ha tirato nuovamente fuori dal cassetto dopo che l’ONU ha riconosciuto lo stato di Palestina. Il famoso progetto E1, in pratica un blocco di insediamenti israeliani da Gerusalemme a Gerico con lo scopo di spezzare la Palestina in due, la Cisgiordania del nord e quella del sud. In parole povere, la fine della soluzione dei due stati. Per questo già nel 2004 l’amministrazione Bush si era opposta a quest’opera di selvaggia colonizzazione ed Israele aveva fatto marcia indietro. O meglio, aveva deciso di non costruire case, ma in questi anni ha continuato a preparare le infrastrutture stradali, idriche e ed abitative nell’attesa di trovare l’occasione opportuna per edificare. Occasione che è arrivata il 29 novembre, con la nascita dello stato di Palestina.

Il progetto E1 si farà, ha dichiarato Netanyahu, e a parte critiche formali da parte della comunità internazionale, questa volta nessuno ha cercato di fermarlo.

Ecco perché questi coraggiosi attivisti han deciso di erigere un villaggio in quest’area così sensibile e delicata. Per sottolineare che quella terra appartiene al popolo palestinese. Per ribadire la ferocia e l’apartheid a cui sono sottoposti quotidianamente i palestinesi. Addirittura l’area che hanno scelto è terra privata palestinese. Ed hanno anche presentato alla Corte Suprema una petizione chiedendo che il villaggio non venisse evacuato. Immediata la risposta: per i successivi sei giorni l’esercito israeliano non avrebbe potuto evacuare Bab Al-Shams.

In realtà le cose sono andate diversamente: l’esercito ha subito circondato il villaggio, intimando gli abitanti di andarsene. Resteremo qui, sulla nostra terra, non ce ne andremo e resisteremo ad ogni attacco in maniera non violenta, è stata la risposta.

Ieri è intervenuto persino il premier Netanyahu, che ha chiesto alla Corte Suprema di cambiare il verdetto. L’evacuazione, s’ha da fare, ha affermato. In ogni caso, secondo la lettura israeliana, è l’evacuazione delle tende e non delle persone, che non si può fare per i successivi sei giorni.E con questo pretesto hanno agito.

Ricordo che il villaggio è costruito su terra palestinese, che non viola nessuna legge e che quando viene costruito un avamposto israeliano – illegale non solo per il diritto internazionale ma anche per la legge israeliana – Israele chiude gli occhi e lascia costruire.

La storia sta per finire e non ha un lieto fine. Stanotte 600 militari ed agenti della polizia di frontiera hanno fatto irruzione nel villaggio, ferito almeno sei palestinesi che si trovavano nelle tende ed hanno arrestato tutti gli attivisti.

 

http://storiedellaltromondo.wordpress.com/2013/01/13/la-porta-del-sole-una-speranza-durata-due-giorni/

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