REDAZIONE 16 OTTOBRE 2013

di Gareth Porter – 16 ottobre 2013
In un tentativo di provocare ogni possibile opposizione nei circoli politici statunitensi a un accordo con l’Iran sul nucleare, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è tornato a sfruttare una vecchia pretesa che l’Iran stia fabbricando missili balistici intercontinentali (ICBM) che potrebbero colpire gli Stati Uniti.
L’affermazione di Netanyahu approfitta della posizione estrema che è stata assunta in proposito dal Pentagono e dalle organizzazioni dei servizi d’informazione dell’aviazione, ma si spinge anche più in là.
In un’intervista del 1° ottobre a Bob Schieffer, di CBS News, Netanyahu ha affermato che gli iraniani “stanno fabbricando ICBM per raggiunger … l’entroterra statunitense nel giro di pochi anni”. E in un’intervista a Charlie Rose, una settimana dopo, ha dichiarato che gli iraniani “stanno sviluppando ICBM. Non per noi, ma per voi.”
Netanyahu ha aggiunto: “L’agenzia statunitense dei servizi segreti sa bene quanto noi che l’Iran sta sviluppano ICBM”.
Specialisti indipendenti della materia affermano, tuttavia, che non ci sono prove a sostegno dell’affermazione di Netanyahu.
Michael Elleman, dell’Istituto Internazionale di Studi Strategici con sede a Londra, autore di un autorevole studio sul programma missilistico iraniano, ha dichiarato all’IPS: “Non ho visto alcuna prova dello sviluppo iraniano di ICBM, per non parlare di un potenziale per farlo”.
Elleman ha affermato che l’Iran dovrebbe sperimentare un missile almeno mezza dozzina di volte, e più probabilmente più di una dozzina di volte, prima di avere una capacità operativa per un ICBM.
Sinora, tuttavia, l’Iran non nemmeno mostrato, e ancor meno sperimentato, una versione più grande del suo veicolo di lancio spaziale esistente, che sarebbe un passo necessario in direzione di un ICBM, secondo David Wright, co-direttore del Programma per la Sicurezza Globale dell’Unione degli Scienziati Preoccupati.
L’Iran ha sperimentato soltanto un veicolo di lancio spaziale che può mettere in orbita un piccolissimo satellite, ha dichiarato Wright a IPS.
“Il fatto che non sta succedendo suggerisce che qualcosa li trattiene” ha detto Wright. “Chiaramente non li stiamo vedendo muovere molto velocemente in quella direzione.”
La natura fortemente politicizzata delle valutazioni dei servizi d’informazione statunitensi riguardo al programma missilistico iraniano ha dato a Netanyahu l’occasione per fare affermazioni su un ICBM iraniano imminente, senza tema di essere smentito.
La spinta da parte degli interessi del Pentagono e dell’industria dell’idea di una minaccia ICBM iraniana per ottenere sostegno alla spesa per un sistema di difesa missilistica ha da tempo un forte impatto sulle valutazioni al riguardo dei servizi d’informazione.
In effetti Netanyahu ha cominciato quindici anni fa ad ammonire a proposito di ICBM iraniani puntati sugli Stati Uniti, dopo che una commissione sulle minacce estere di missili balistici guidata da Donald Rumsfeld aveva avvertito a metà del 1998 che l’Iran e la Corea del Nord “potevano” minacciare gli Stati Uniti con ICBM nel giro di cinque anni.
La Commissione Rumsfeld, che era stata organizzata per esercitare pressione sull’amministrazione Clinton affinché approvasse un sistema nazionale di difesa missilistica, era arrivata alla scadenza dei cinque anni invitando quattro principali fornitori dell’esercito a suggerire come l’Iran poteva plausibilmente riuscire a sperimentare un ICBM.
Aveva anche rigettato la prassi normale nelle valutazioni delle minacce di distinguere tra ciò che era teoricamente possibile e ciò che era probabile.
Dal 2001 la comunità dei servizi segreti statunitensi è andata affermando che l’Iran “poteva” avere la capacità di sperimentare un ICBM in una qualche data tra il 2012 e il 2015, se le fosse stata data assistenza dall’estero (intendendo dalla Russia).
Ma era generalmente riconosciuto che non era probabile che il governo russo assistesse l’Iran nella fabbricazione di un ICBM. E, come spiegava il rapporto sull’argomento pubblicato dal Consiglio Nazionale dei Servizi Segreti nel dicembre del 2001: “Riteniamo che i paesi abbiano probabilità molto minori di sperimentare nelle date ‘possibili’ di quante ne abbiano di farlo nelle date da noi previste come ‘probabili’”.
In altre parole, ‘possibile’ in realtà significava ‘improbabile’. Ma il fatto non è mai stato riferito nei servizi dei media, e perciò è rimasto ignoto, salvo che presso pochi specialisti della politica.
Arrivati al 2009, era diventato evidente alla maggior parte della comunità dei servizi segreti che la data del 2015 non poteva più essere difesa, anche con la fuorviante formula del “possibile”. Una Valutazione dei Servizi Segreti Nazionali di quell’anno, che non è mai stata resa pubblica, risulta aver affermato che l’Iran non poteva avere una capacità simile prima di una qualche data tra il 2015 e il 2020.
Tuttavia le organizzazioni dei servizi segreti collegate al Pentagono e all’Aviazione non hanno mai rinunciato dalla data del 2015. Il Centro dei Servizi d’Informazione Aerea e Spaziale dell’Aviazione e l’Agenzia dei Servizi d’Informazione dell’Esercito hanno pubblicato un documento che ripeteva il mantra: “Con sufficiente assistenza dall’estero l’Iran potrebbe probabilmente sviluppare e sperimentare entro il 2015 un missile balistico intercontinentale (ICBM) in grado di raggiungere gli Stati Uniti”.
Nell’aprile del 2010 il Pentagono ha citato parola per parola quella dichiarazione in un rapporto al Congresso.
Quando Netanyahu ha voluto dar fuoco alle polveri a proposito del problema del nucleare iraniano, nel febbraio del 2012, i suoi stretti alleati hanno citato quella stima dell’esercito a sostegno di un’affermazione ancor più estrema. Il ministro degli affari strategici, Moshe Yaalon, ha affermato che l’Iran stava sviluppando un missile con una gittata di 6.000 chilometri, che avrebbe consentito di raggiungere la costa orientale degli Stati Uniti.
Il ministro israeliano delle finanze, Yuval Steinitz, si è spinto ancor oltre: “Stimiamo”, ha detto, “che in due o tre anni avranno il primo ICBM che può raggiungere la costa orientale degli Stati Uniti.”
Steinitz ha affermato che la valutazione israeliana era in linea con la valutazione del Pentagono. Ma anche la stima dell’esercito non dice che l’Iran avrà tale ICBM. Ha detto che l’Iran potrebbe sperimentare un ICBM, il che lascerebbe all’Iran ancora diversi anni prima di avere un ICBM operativo.
Nel luglio del 2013 il Centro dei Servizi d’Informazione Aerea e Spaziale dell’Aviazione, la DIA e l’Ufficio dei Servizi Segreti della Marina hanno diffuso un nuovo rapporto sulla “Minaccia dei missili balistici e da crociera” che afferma categoricamente: “L’Iran potrebbe sviluppare e sperimentare entro il 2015 un ICBM in grado di raggiungere gli Stati Uniti.”
Quel linguaggio ha omesso ogni riferimento ad assistenza straniera, che era sempre stato un elemento chiave della formula che era stata adottata per soddisfare gli interessi della difesa missilistica.
Ma quegli interessi stavano ovviamente premendo per un linguaggio più forte. I sostenitori della difesa missilistica hanno premuto sul Congresso per far approvare un sito di difesa missilistica sulla Costa Orientale, rendendo la minaccia degli ICBM iraniani ancor più importante politicamente.
L’Iran, nel frattempo, ha dichiarato di non avere assolutamente alcun interesse agli ICBM. Il ministro della difesa Ahmad Vahidi ha dichiarato nell’aprile del 2010 che l’Iran “non ha alcun piano per fabbricare un missile di questo tipo”.
E il generale di brigata Amir Ali Hajizadeh, comandante della Divisione Aerospaziale dei Corpi delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), che ha diretto per decenni il programma missilistico dell’Iran, ha affermato nel 2011 che l’Iran non aveva intenzione di produrre missili con gittata superiore a 2.000 chilometri.
L’Iran era interessato soltanto a missili che potessero colpire le basi statunitensi nella regione, ha affermato Hajizadeh.
L’Iran aveva un buon motivo strategico per il proprio disinteresse nei confronti degli ICBM, secondo una squadra di specialisti statunitensi e russi che hanno analizzato il programma missilistico iraniano nel maggio del 2009. L’Iran avrebbe utilizzato missili con sistemi di propulsione a razzo, aveva osservato la squadra russo-statunitense, e missili a più lunga gittata basati su tale tecnologia sarebbero stati lanciati dalla superficie del terreno.
Ci sarebbero voluti giorni per preparare il lancio e ore per il rifornimento, tutte cose chiaramente visibili dai satelliti spia, secondo la squadra.
Gareth Porter, storico e giornalista d’inchiesta specializzato nella politica statunitense della sicurezza, ha ricevuto il premio Gellhorn britannico per il giornalismo per il 2011 per articoli sulla guerra statunitense in Afghanistan.
Da Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
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Originale: IPS
traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2013 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.0
http://znetitaly.altervista.org/art/12752
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