admin | October 9th, 2011 – 9:29 am
Questo è Abramo. Meglio: questa è la tomba di Abramo, che assieme a quelle degli altri patriarchi si trova a Hebron. Al Khalil, per i palestinesi. Abramo, Avraham, Ibrahim. Sempre lui, il profeta che dovrebbe riunire le tre religioni del Libro, e che le tre religioni amano e rispettano. Abramo è lontano da Sara, da Isacco, da Rebecca. E’ rinchiuso dentro un locale circondato da muri e da grate. Da una parte, c’è la moschea Ibrahimiyya, la più importante in Palestina dopo la gerosolimitana Al Aqsa. Dall’altra, c’è la parte ebraica del tempio. In mezzo, c’è Abramo, in una sorta di cella. E c’è anche una porta che divide le due parti, la parte musulmana dalla parte ebraica. Una divisione che data dal 1994, da quando – il 25 febbraio, alla preghiera dell’alba, nel mese di ramadan – il colono israeliano radicale Baruch Goldstein cominciò a sparare all’impazzata sui fedeli musulmani. Ne uccise 29, prima di essere ucciso a sua volta. Da allora, si decise di dividere la Tomba dei Patriarchi dalla Moschea Ibrahimiyya. Dove, peraltro, non si può più fare la chiamata alla preghiera dal minareto, la adhan, sin dal 1999. Dodici anni senza la chiamata alla preghiera.
E Abramo? Abramo è lì, in mezzo. Come un ostaggio. Ed è la domanda che, tra Gerusalemme e Hebron/Khalil, molte persone si fanno. Perché Abramo, anzi, perché un profeta deve essere imprigionato? Anzi, perché Dio, che è ubiquità, onnipresenza, immensità, è costretto – qui, in una terra definita santa – dentro vere e proprie celle? Perché la fede viene sequestrata da ciò che fede non è? E’ come se Abramo fosse la rappresentazione degli uomini e delle donne che vivono su questa terra, delimitata – per forza o per volontà – da confini e da Muri.
Ce sono forse troppe, di sacre pietre, o di pietre a cui viene dato – forzatamente, spesso – il crisma della santità. Pietre che sante sono solo per alcuni. E poi pietre che sante vorrebbero essere, solo per poter entrare nel prosaico contenzioso territoriale. Sono le pietre che offuscano Dio, perché coprono l’Uomo.
Notizie della settimana: dopo la moschea bruciata in Galilea, ieri è toccato alle tombe cristiane e musulmane di due cimiteri di Jaffa. Price tag, lo chiamano. Mi chiedo come si potrebbe tradurre. In questo caso, l’occhio per occhio non riesce a spiegare quello che è accaduto. Nessuna vendetta: non c’era stato un attacco alle sinagoghe, prima.
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