Due bambini si coprono il volto per non farsi fotografare in una via di Beit Shemesh (foto di Oded Balilty / Ap)
Dividere in due la città. Di qua i religiosi e i laici. Di là gli zeloti ultraortodossi. In mezzo, chissà. Un muro, magari. O una serie di checkpoint. Perché il sobborgo di Beit Shemesh non è più solo un problema di costume. Ma anche una questione di ordine pubblico. Da risolvere subito. Prima che il virus dell’intolleranza religiosa si estenda al resto del Paese. Prima che i 25 mila appartamenti in costruzione e destinati agli ultraortodossi renda la situazione esplosiva. Prima che distrugga Israele.
In una riunione che doveva restare riservata, ma che puntualmente è comparsa con tanto di dettagli sui quotidiani locali, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha proposto ai colleghi di coalizione del Likud (il suo partito) e dello Shas (formazione religiosa) la più radicale delle soluzioni: dividere in due Beit Shemesh. Non è – non sarebbe – la soluzione definitiva. Ma, viste le tensioni nell’area, si tratterebbe di quella più adeguata al problema.
Dai partiti di opposizione fioccano i no. Da quelli di maggioranza arriva più di una presa di distanza dalla proposta. Ma la soluzione radicale del premier israeliano aleggia ormai da qualche ora. «Non possiamo arrenderci di fronte ai fatti di Beit Shemesh», ha detto Miri Regev, deputato del Likud, il partito di Netanyahu. Ma ha anche aggiunto che «potremmo non avere altra strada da percorrere che quella di dividere in due la città, dove religiosi e laici possano vivere in tranquillità nel loro spazio, e gli ebrei ultraortodossi possano condurre la loro vita con le loro regole entro confini precisi».
Intanto, a dimostrazione che Beit Shemesh è solo un sintomo, arriva la notizia – riportata dal quotidiano Ha’aretz – della recita di Hannukkah a Petah Tikva, a est di Tel Aviv. Scrive il giornale che alcuni genitori si sono lamentati per aver dovuto assistere a uno spettacolo al centro culturale della città dove i posti erano divisi: uomini da una parte, donne dall’altra. Ma l’ufficio del sindaco ha tagliato corto: «Sono anni che alcuni appuntamenti culturali prevedono la distribuzione esatta dei posti».
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© Leonard Berberi
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