9 dicembre, Università di Catania. Una conferenza come mille altre. Tra tanti studenti che ascoltano,Valentina resta particolarmente colpita. Tornata a casa si mette al pc e manda al locale Punto Pace di Pax Christi, questa appassionata e puntualissima riflessione. Grazie Valentina!
In Palestina tutto è blindato: la terra, gli uomini, le risorse, le merci, la comunicazione, ma soprattutto la verità. Noi oggi non sappiamo cosa sta accadendo in Palestina, non ci spieghiamo perchè tanta gente sta morendo, perché ancora oggi nel 2010 c’è un popolo oppresso e un oppressore, eppure, non erano ormai lontani i tempi degli afrikaner e dell’apartheid?
Chi vuole veramente sapere “perché” non può accontentarsi di quelle poche e frantumate notizie che i telegiornali ci propinano tra la televendita di un panettone ed il servizio su come smaltire lo stress post-vacanze…così, si è costretti ad andare sul posto a cercasi attivamente notizie, fatti, perché.
Il popolo palestinese non è solo vittima di un tragico assedio ad opera dell’esercito israeliano, che lo costringe a vivere in condizioni di privazione: privazione della corrente elettrica (che viene erogata non più di 8/10 ore al giorno ed in modo non continuativo) privazione del gas, della benzina, (per sovvenire alla carenze di risorse la popolazione è costretta ad inventarsi metodi alternativi, come l’olio di sesamo al posto della benzina ed i pannelli solari al posto del gas e dell’energia elettrica) privazione della possibilità di muoversi e di spostarsi, per poter viaggiare, studiare, curarsi, lavorare, commerciare…ma è anche vittima di una indifferenza strategica da parte degli Usa e dell’Italia sua alleata, che volutamente boicottano le notizie su Gaza, mascherano o occultano la verità; eppure è proprio qui che si apre per noi uno spazio di manovra altrettanto strategico, una piccola o grande possibilità d’intervento.
Quale futuro c’è ancora per la Palestina? La voce del giovane Majed, giornalista e fotografo che avrebbe dovuto esser qui, ci arriva con grande emozione via skipe: ci racconta della situazione in cui sopravvive la sua gente al limite, ormai, della catastrofe umanitaria…mentre parla rimbombano nella mia mente le parole di Ridley Scott nel celebre film Blade Runner “ho visto cose che voi umani non avreste mai potuto immaginare”. Anch’io, oggi all’Università, per la prima volta, ho visto (le foto sconcertanti scattate ai bambini di Gaza dopo i bombardamenti) ed udito cose che non avrei davvero mai potuto immaginare…
Il messaggio finale, allora, che padre Manuel ha messo nero su bianco nella sua intervista “Un parroco all’inferno”, non è solo la grande sete di verità e volontà di denuncia, ma è anche e soprattutto un annuncio di speranza: c’è, esiste, deve esistere un bagliore di luce in fondo al tunnel della barbarie…
Alla domanda più importante di tutte: quale futuro per Gaza? Esiste un’unica risposta: la speranza! Come recitano le parole di Abuna Manuel, la speranza è non dover più “MORIRE per la Palestina”, ma poter “VIVERE per la Palestina”.
Valentina, Catania
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