La domanda che gira tra i ragazzi di Tahrir e tra gli analisti che si occupano da tempo di Egitto è la seguente? Cosa vogliono dire le dimissioni eccellenti di questo pomeriggio? Significa che il regime trentennale costruito attorno alla figura di Hosni Mubarak sta pian piano cedendo, o che invece si sta rifacendo il trucco? Le dimissioni, a dire il vero, sono eccellenti. Di primo rango. Non solo perché è lo stesso Hosni Mubarak ad aver accettato di dimettersi da qualcuno dei suoi incarichi, e cioè quello di presidente del Partito Nazionale Democratico, lo NDP, lo Hizb el Watani. Anche le dimissioni di suo figlio, Gamal El Mubarak, dal posto di rango che occupava ormai da tempo dentro il partito, in sostanza nel comitato che disegnava le strategie dello NDP e dunque della politica di governo, non sono da sottovalutare. Si dimette, con lui, il leader della nuova guardia riformatrice, quella che doveva segnare non solo il cambio generazionale, ma anche il diverso tipo di sostegno a Gamal nel suo cursus honorum, tutto dentro il partito, da concludersi poi con la candidatura alle presidenziali. Con lui, però, si dimette – con il comitato esecutivo en masse – anche il segretario generale dello NDP, il vecchio, esperto, tradizionale ministro dell’informazione Safwart el Sherif. Il primo che parlò dopo le manifestazioni del 25 gennaio. Lui, invece, appartiene alla generazione di Mubarak.
Tutto azzerato? Non proprio. Al posto di Sherif c’è sì, ora, un uomo più giovane, Hossam el Badrawy, ma è da sempre considerato un intimo amico di Mubarak. La sua clinica per ricchi è nel quartiere per internazionali e potenti di Maadi, dove c’è anche la casa di Gamal Mubarak. Ma questo è solo un dettaglio. La vera domanda è se Badrawy vuol dire continuità, e dunque la nuova guardia che prende il potere nel partito, oppure se invece Badrawy abbandona i vecchi amici per segnare un cambiamento nello NDP. Tutto da vedere. Per ora, queste ipotesi se la giocano 50 a 50.
Assieme alle dimissioni eccellenti, i primi segnali di – per così dire – ammorbidimento sono le indagini aperte su Habib el Adly, potentissimo ministro dell’interno, il re dell’acciaio Ahmed Ezz e qualche altro ministro da parte del procuratore generale egiziano. Ahmed Ezz appartiene a quel tipo di tycoon egiziano che non solo è diventato ricco con il regime, ma che del regime, da un certo punto in poi, ha fatto anche parte, parte politica, con un posto in Senato, o dentro lo NDP.
Questo, però, non è considerato abbastanza dalla piazza, che anche oggi pomeriggio è piena. Piazza Tahrir, dove oggi – in un evento raro per l’inverno egiziano – ha anche piovuto. I dimostranti chiedono ancora e sempre le dimissioni di Hosni Mubarak da presidente della repubblica. Dopo, si potrà parlare, anche, perfino con il capo dell’intelligence, e ora vicepresidente, Omar Suleiman. Lo hanno detto in molti, nel fronte delle opposizioni che – a differenza di quello che sostiene oggi il neo premier Ahmed Shafiq – non sembra siano indeboliti. Oggi hanno parlato sia il capo del Movimento 6 Aprile, Ahmed Maher.
I believe that youth awakening and political awareness will not fade even after the current regime falls, which is the most important of all gains.
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